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Euro digitale, l’Ue teme l’offensiva big tech-stablecoin

- di: Matteo Borrelli
 
Euro digitale, l’Ue teme l’offensiva big tech-stablecoin
Euro digitale, l’Ue teme l’offensiva big tech-stablecoin
Prima sfida con Apple. Dialogo con Trump? “come sabbie mobili”.

Offensiva Usa tra stablecoin e big tech

Da una parte l’offensiva Usa, con l’amministrazione Trump che ha puntato tutte le sue fiches sulle stablecoin ancorate al dollaro e con i timori, da parte delle istituzioni europee, che le grandi piattaforme social americane facciano da testa di ponte per uno sbarco su larga scala degli asset crypto in Europa.

Dall’altra, la risposta europea dell’euro digitale, in cui la Bce dovrà affrontare una prima sfida con Apple per garantire transazioni sicure sugli iPhone. Sono le parti in campo nella sfida dei pagamenti digitali.

Dialogo difficile con l’amministrazione Trump

I tentativi di dialogo fra l’Europa e gli Usa, nel tentativo di mantenere una cooperazione sul tema cruciale della moneta digitale che ha ramificazioni di stabilità finanziaria, finora non avrebbero fatto molta strada.

Il negoziato con l’amministrazione Trump sul tema delle monete digitali, al momento, è “come costruire una casa sulle sabbie mobili”, ha riferito una fonte finanziaria, dato l’atteggiamento volubile della controparte Usa.

Con l’euro digitale che dovrebbe diventare operativo solo nel 2029, dopo un regolamento Ue che entra in questi giorni nel vivo all’Europarlamento, il timore in Europa è che gli Usa facciano leva sulla capacità di penetrazione delle grandi piattaforme tech per la loro offensiva tramite le stablecoin: “Il problema è se le stablecoin sbarcano in Europa: se Amazon, o Facebook, iniziano, arrivano i guai”, avverte la stessa fonte.

È una gara contro il tempo per la Bce, che con l’euro digitale vuole mantenere una moneta pubblica di fronte all’offensiva privata delle stablecoin, ridurre la forte dipendenza europea dalle carte di credito americane e frenare l’espansione di PayPal o Apple Pay nei pagamenti digitali anche in Europa.

Come funzionerà il portafoglio dell’euro digitale

La sfida con big tech è già nei fatti. Già nella fase di sviluppo dell’euro digitale iniziata il 1° novembre, di pari passo col processo legislativo al Parlamento Ue, la Bce potrebbe infatti dover ricorrere ai poteri del Digital Markets Act europeo per indurre Apple ad aprire l’accesso alla tecnologia più sicura dei suoi iPhone.

Chi userà l’euro digitale, infatti, avrà due opzioni: una app sul telefonino o una card simile alla carta di credito. In entrambi i casi si tratta di contante digitale, cioè di un attivo che non passa dal conto bancario ma mette direttamente in relazione l’utente con la Bce.

Un portafoglio virtuale di contante “dematerializzato” che avrà due tasche: una per i pagamenti online, in cui i soldi si trovano in un wallet virtuale; una per i pagamenti offline, in cui i soldi sono dei “token” fisicamente immagazzinati nel telefonino che possono essere versati semplicemente avvicinando due dispositivi, soluzione che garantisce anonimato totale.

Per questa seconda soluzione, la Bce lavora a un sistema ad elevata sicurezza che fa perno sull’antenna Nfc del telefonino.

Nfc, secure element e Digital Markets Act

La bozza di legislazione europea per l’euro digitale – ha spiegato Alessandro Giovannini, advisor del direttorato Euro digitale della Bce, a Francoforte martedì scorso – “prevede che tutti i produttori che vendono smartphone nell’area euro rendano disponibile l’elemento sicuro, l’antenna Nfc, qualsiasi elemento tecnico del dispositivo necessario alla funzionalità dell’euro digitale, disponibile in termini equi”, ha sottolineato Giovannini.

A differenza dell’ambiente Android, che è open source, gli smartphone Apple girano infatti su un software proprietario che ha sempre negato a terze parti l’accesso totale al suo “secure element” di cui parla Giovannini.

La leva per ottenere il sì all’elemento sicuro, all’Nfc e ad altre parti dell’hardware degli iPhone sarebbe il fatto che il Digital Markets Act (Dma) dell’Unione europea ha designato Apple un “gatekeeper”, tenuto a specifiche obbligazioni in virtù del suo forte potere di mercato e di una tecnologia “chiusa”.

Questo darebbe alla Commissione europea, in base al Digital Markets Act, il potere di costringere Apple ad aprire alla richiesta della Bce, o in alternativa rischiare di perdere l’accesso al mercato europeo di cui occupa una fetta pari al 35%.

Si profila un confronto potenzialmente lungo, visto gli interessi in gioco per Apple, spiega la fonte. Anche se la casa di Cupertino potrebbe trovare la sua convenienza, visto che i fornitori di servizi di pagamento e le banche dovrebbero pagare per essere sull’App Store con le loro applicazioni di euro digitale.

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