Frena il motore chimico-farmaceutico ed energetico, ma consumi e servizi resistono.
Il terzo trimestre 2025 consegna un risultato che suona come campanello d’allarme per l’economia elvetica: il State Secretariat for Economic Affairs (SECO) rileva un calo del PIL reale, al netto degli eventi sportivi, pari a -0,5% rispetto ai tre mesi precedenti.
Da cosa deriva la contrazione
Il dato negativo è stato trascinato da due pilastri tradizionali del modello economico svizzero in forte difficoltà. In primis il settore chimico-farmaceutico, che registra una contrazione del valore aggiunto del -7,9%. Anche il comparto energetico soffre: una flessione del -13,9% è legata, secondo SECO, a una produzione nucleare estiva insolitamente bassa.
Il settore manifatturiero nel suo complesso non trova forza: la produzione è in calo, e anche le esportazioni di beni – escludendo oggetti di valore – registrano un calo significativo, per il secondo trimestre consecutivo.
Un’economia che tiene — per ora — grazie a consumi e servizi
Non tutto il panorama appare cupo. Alcune voci della domanda interna e del settore servizi mostrano tenuta. I consumi privati crescono dello 0,4%, sostenuti da spese per abitazione, energia, sanità, oltre che da alberghi e ristorazione in ripresa grazie al ritorno dei flussi turistici. Anche se la crescita dell’insieme del terziario è sotto la media, comparti come finanza, commercio, turismo-ospitalità registrano almeno leggeri segnali positivi.
È comunque un dato da guardare con attenzione: l’economia, avverte SECO, “regge”, ma perde progressivamente slancio.
Il peso dei dazi USA e del rallentamento globale
Una delle chiavi della frenata elvetica è il contesto internazionale, e in particolare le tensioni commerciali causate dai dazi imposti dagli Stati Uniti. Secondo analisti e comunicati ufficiali, la nuova politica tariffaria statunitense ha inciso pesantemente sulle esportazioni svizzere, provocando un calo a catena nei comparti industriali.
Secondo alcuni osservatori, la flessione evidenzia come la “resilienza elvetica”, spesso esibita come marchio del modello economico svizzero, non sia inossidabile: quando vacillano i settori chiave, tutto l’equilibrio rischia di scricchiolare.
Verso il futuro: quali sfide e possibili vie d’uscita
Il declino del 2025 non coincide con una recessione conclamata, ma il segnale è chiaro: dipendere fortemente da pochi settori chiave — chimica, farmaceutica, energia — espone la Svizzera a shock settoriali e a fluttuazioni esterne. Bisogna puntare su una maggiore diversificazione economica, ampliando mercati di sbocco e rafforzando il tessuto produttivo interno. Un obiettivo potrebbe essere l’espansione verso mercati extra-europei e un rilancio del consumo interno.
Al contempo, servono investimenti e riforme strutturali per rendere l’economia meno fragile: un mix tra promozione del settore tecnologico, sostegno all’innovazione, e politiche di sostegno al potere d’acquisto. Solo così la “solidità elvetica” potrà trasformarsi in un nuovo motore di crescita, non più sospeso soltanto su chimica e farmaceutica.