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L’Europa tra rigore e difesa: Bruxelles chiede all’Italia più spese militari

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
L’Europa tra rigore e difesa: Bruxelles chiede all’Italia più spese militari
La Commissione europea apre ufficialmente una nuova fase nel rapporto tra vincoli di bilancio e spese per la sicurezza. Mentre conferma l’avvio della procedura per deficit eccessivo nei confronti di sette Stati membri, tra cui l’Italia, allo stesso tempo Bruxelles invia un messaggio chiaro: non saranno necessarie ulteriori manovre correttive per il nostro Paese. Tuttavia, l’invito è a “rafforzare gli investimenti nella Difesa”, in coerenza con le recenti linee guida del Consiglio europeo e con l’accresciuta attenzione strategica verso la capacità militare del continente.

L’Europa tra rigore e difesa: Bruxelles chiede all’Italia più spese militari

Nel documento ufficiale diffuso il 4 giugno, la Commissione ha valutato positivamente il percorso intrapreso dall’Italia in materia di bilancio, escludendo l’imposizione di ulteriori misure nel breve termine. Il nostro Paese, secondo Bruxelles, rientra nella lista dei sei Stati (insieme a Francia, Polonia, Ungheria, Malta e Slovacchia) per i quali l’apertura formale della procedura sarà accompagnata da un monitoraggio senza l’immediata attivazione di correzioni obbligatorie. Una linea morbida, motivata dall’attuale contesto geopolitico e dalle sfide comuni che l’Unione si trova ad affrontare. Al tempo stesso, però, arriva la raccomandazione: l’Italia dovrà “migliorare l’efficienza e l’efficacia della spesa pubblica”, con un occhio particolare proprio alle spese per la sicurezza e la modernizzazione del comparto difensivo.

Spese militari fuori dal Patto? La deroga per 15 Paesi

Uno dei punti più significativi del pacchetto approvato dalla Commissione è la concessione di deroghe al Patto di Stabilità per permettere un aumento delle spese in ambito militare. Quindici Paesi membri, tra cui Belgio, Grecia, Ungheria, Polonia, Danimarca, Portogallo e Finlandia, potranno beneficiare di un margine più ampio per investimenti nel settore difensivo, senza vedersi contestate violazioni dei parametri di bilancio. La mossa segna un cambio di paradigma: la sicurezza viene ufficialmente riconosciuta come ambito strategico da finanziare anche oltre i vincoli tradizionali. La Germania, che ancora non ha formalmente presentato il piano, ha annunciato che intende farlo entro luglio per poter rientrare nel quadro delle deroghe. L’Italia, pur non essendo tra i primi richiedenti, è ora sotto pressione politica per seguire la stessa direzione, soprattutto alla luce delle sollecitazioni della Commissione.

Il nodo Bulgaria e l’ingresso nell’euro


Accanto ai temi fiscali, la giornata del 4 giugno ha segnato anche un passo importante per l’allargamento dell’Eurozona: la Commissione ha dato il via libera definitivo all’ingresso della Bulgaria nella moneta unica a partire dal 1º gennaio 2026. Sofia ha dimostrato di rispettare tutti i parametri macroeconomici richiesti: inflazione sotto controllo al 2,8%, debito pubblico inferiore al 25% del PIL, tassi di interesse stabili e cambio ancorato all’euro da tempo. Tuttavia, nel Paese l’opinione pubblica è ancora divisa. Solo il 50% dei cittadini si dichiara favorevole all’adozione della moneta unica, temendo aumenti dei prezzi e una maggiore dipendenza da Bruxelles. Resta comunque un segnale di fiducia nel processo di integrazione, in un momento storico in cui l’unità monetaria viene anche letta in chiave di sicurezza e coesione politica.

Più spesa militare, meno austerità? La nuova fase dell’Ue

Il messaggio che arriva da Bruxelles è, dunque, ambivalente. Da un lato, si ribadisce la necessità di contenere il disavanzo e di garantire la sostenibilità del debito pubblico. Dall’altro, si riconosce che alcune spese – in primis quelle per la Difesa – devono essere escluse dal rigore contabile. È la risposta europea alle crescenti tensioni internazionali, dalla guerra in Ucraina alla pressione esercitata da attori come Russia e Cina. In questo contesto, l’Italia è chiamata a svolgere un ruolo strategico nel Mediterraneo, ma per farlo deve investire in capacità operative, modernizzazione delle forze armate e tecnologia militare. La Commissione europea non impone, ma suggerisce. Non ordina, ma orienta. Lascia all’Italia e agli altri Stati membri la libertà di scegliere come muoversi, ma traccia una direzione chiara: più sicurezza, anche a costo di rivedere le regole di bilancio.

La strategia di Bruxelles tra incentivi e sorveglianza

In definitiva, il pacchetto presentato oggi si muove su due binari: flessibilità e responsabilità. Si concedono margini per nuove spese – purché strategiche – e si evitano imposizioni che potrebbero generare tensioni sociali e politiche nei singoli Paesi. Ma allo stesso tempo si mantiene alta la sorveglianza, si tracciano le traiettorie di medio termine e si stabiliscono nuove priorità. L’Italia, in particolare, è promossa ma non dispensata: non dovrà varare nuove misure restrittive, ma dovrà dimostrare di saper usare bene le risorse disponibili, in linea con una visione europea della sicurezza collettiva. E intanto, tra i corridoi di Bruxelles, si torna a parlare di revisione del Patto di Stabilità: un equilibrio tutto da riscrivere tra conti e difesa, rigore e deterrenza.
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