The European House - Ambrosetti: Circular Europe, come gestire la transizione da un mondo lineare a uno circolare

- di: Lorenzo Tavazzi e Benedetta Brioschi, Partner e Responsabile Area Scenari & Intelligence e Responsabile scenario Food & Retail & Sustainability di The European House – Ambrosetti
 
L’Europa si trova ad affrontare grandi sfide. I profondi e repentini cambiamenti economici, climatici e tecnologici stanno modellando le società e gli stili di vita, aprendo spazi di incertezza e stimolando nuovi bisogni, anche di protezione e equità sociale. In questo scenario, la crisi scaturita dall’emergenza sanitaria COVID-19 ha messo in luce le fragilità delle nostre società e la necessità di un progetto di sistema in grado di sviluppare una visione positiva del futuro, catalizzando energie, risorse e consenso. Per l’Unione Europea questo è l’Economia Circolare che può affermarsi come un “catalizzatore per il bene comune”, attorno al quale sviluppare una “grande visione” per il futuro. Oggi però sono molti i Paesi europei che non hanno ancora una roadmap strategica per l’Economia Circolare, in recepimento delle direttive europee. Tra questi vi è anche l’Italia, che ha una dichiarazione di intenti (Green New Deal italiano), ma non una strategia di azione declinata in obiettivi oggettivi e misurabili nel tempo sulla transizione circolare. Oltre alla dimensione strategica vi sono ancora aperte alcune questioni fondamentali in riferimento alla dimensione operativa dell’Economia Circolare. Ad esempio, oggi non è chiaro come misurare il livello di circolarità di un’organizzazione (territorio o azienda). Così come non sono consolidati i driver in grado di aumentare la circolarità di un’organizzazione.

E, conseguentemente, non sono ancora definiti i criteri per indirizzare gli investimenti, sia degli Stati che delle aziende. Per misurare con metriche oggettive il livello di sviluppo dell’Economia Circolare nei 27 Paesi dell’Unione Europea e nel Regno Unito, The European House – Ambrosetti, in collaborazione con Enel ed Enel Foundation, nello studio “Circular Europe”, ha costruito il Circular Economy Scoreboard. Lo Scoreboard si basa su una visione completa dell’Economia Circolare nei suoi quattro pilastri fondanti: input sostenibili per produrre beni e fornire servizi in cicli di vita consecutivi, fine vita per recuperare il valore di beni, prodotti e materiali attraverso il riutilizzo, la rigenerazione e il riciclo, estensione della vita utile di prodotti e servizi e aumento dell’intensità di utilizzo di un prodotto/servizio per ridurre al minimo il rapporto risorsa-beneficio. 



In accordo con queste quattro dimensioni, sono stati identificati 23 Key Performance Indicator (KPI) per monitorare l’Economia Circolare. Attraverso questo approccio innovativo, validato anche dal Joint Research Center della Commissione Europea, lo Scoreboard mostra che l’Unione Europea ha un livello di sviluppo molto disomogeneo per quanto riguarda la transizione circolare. Questo rappresenta un fondamentale punto di attenzione per i Governi degli Stati Membri, perché in questi processi di transizione la velocità di sviluppo di un sistema articolato come quello europeo è dato dal vagone (o i vagoni) più lenti.

Nello specifico dell’Italia, il nostro Paese si colloca tra i Paesi nella parte avanzata di sviluppo, con punte di eccellenza nelle attività per il fine vita e performance medio-alte anche per la sostenibilità degli input produttivi e l’estensione della vita utile di prodotti e servizi. È invece necessario un impegno più deciso per migliorare i risultati in termini di aumento dell’intensità di utilizzo di prodotti/servizi. Per avere una valutazione complessiva del livello di sviluppo dell’Economia Circolare nell’Unione Europea e nei suoi Stati Membri, è stata analizzata anche la velocità della transizione da modelli di sviluppo lineari a modelli circolari negli ultimi cinque anni. Il Circular Economy Speedometer mette in evidenza anche in questo caso una grande eterogeneità di performance con un ulteriore punto di attenzione: tutti i grandi Paesi europei, ad eccezione della Francia, si stanno muovendo a un ritmo lento e tra questi rientra anche l’Italia.

Lo studio “Circular Europe” ha anche sviluppato un modello per stimare gli effetti economici, sociali e ambientali dell’Economia Circolare. I risultati del modello sottolineano come l’Economia Circolare, sebbene sia ancora in fase embrionale in numerosi Stati Membri, dia già un contributo sostanziale alle economie e alla società europee. Nel 2018, le attività di Economia Circolare hanno contribuito a generare circa 376 miliardi di Euro di PIL (quasi 30 miliardi di Euro in Italia) e oltre 100 miliardi di Euro di investimenti, abilitando fino a 2,5 milioni di posti di lavoro nel 2018 (di cui circa 220.000 in Italia,). La transizione verso un modello di sviluppo circolare in Europa può generare sostanziali benefici anche dal punto di vista ambientale, derivanti dall’impiego di materiali secondari anziché di materiali primi vergini e dalla riduzione di emissioni di GHG, principalmente riconducibile alla riduzione dell’uso di materie prime vergini e all’uso di energie rinnovabili. Basti pensare che l’utilizzo di ferro secondario abbatterebbe dell’83,7% le emissioni di gas serra, un valore che sale al 94,6% per l’alluminio secondario rispetto all’alluminio vergine. Per far fronte alle sfide correlate alla transizione circolare e coglierne i benefici, nello studio sono stati individuati dieci ambiti di policy con specifiche azioni di intervento.Tra questi è urgente definire tutte le Strategie Nazionali per gli Stati Membri dell’Unione Europea per uno sviluppo circolare, così come ridefinire la governance dell’Economia Circolare superando il solo approccio “ambientale” e aggiornare la legislazione vigente, anche creando le stesse condizioni di competitività per i business model circolari rispetto a quelli tradizionali.

Occorre anche utilizzare nuovi strumenti finanziari come una leva per promuovere la Ricerca & Sviluppo e le buone pratiche in materia di Economia Circolare e sostenere la trasformazione dei modelli di business orientati alla generazione di rifiuti verso modelli circolari. In questo quadro due ulteriori elementi sono essenziali: la promozione di misure trasversali e coordinate per creare distretti europei di Economia Circolare con “champion” in grado di affermarsi con prodotti e servizi circolari sui mercati internazionali e la valorizzazione delle aree urbane come laboratorio di lezione per creare soluzioni operative circolari. Infine, occorre promuovere la cultura e la consapevolezza circa i vantaggi derivanti dall’Economia Circolare. Questo vale per le imprese, per l’opinione pubblica e per le Istituzioni. La direzione tracciata dalla Commissione Europea è chiara. I fondi del piano Next Generation Europe sono una finestra di opportunità per accelerare la transizione verso l’Economia Circolare.
La sfida è aperta, ma l’opportunità è grande. Sta a noi coglierla.
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