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"Miracolo di coraggio": Sara dà alla luce la sua bambina nonostante il cuore gravemente malato

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
'Miracolo di coraggio': Sara dà alla luce la sua bambina nonostante il cuore gravemente malato

La storia arriva dall’AOU Federico II di Napoli, ed è una di quelle in cui la medicina non è solo scienza ma anche compagnia, vicinanza e fiducia. Sara, affetta da una grave cardiopatia, è riuscita a dare alla luce una bambina grazie a un parto programmato in condizioni di massima protezione clinica e umana. Un evento tanto delicato da richiedere il coinvolgimento simultaneo di cardiologi, anestesisti, ginecologi, cardiochirurghi, neonatologi e rianimatori. Un’équipe che non si è limitata a intervenire sul piano strettamente medico, ma ha seguito la paziente accompagnandola nelle ore più fragili, compreso il sostegno psicologico offerto a lei e alla sua famiglia.

"Miracolo di coraggio": Sara dà alla luce la sua bambina nonostante il cuore gravemente malato

La nascita è avvenuta in una sala operatoria cardiochirurgica ad altissima tecnologia, con sistemi di monitoraggio avanzati e macchinari ECMO pronti all’uso. Nonostante la complessità, tutto è andato bene: la bambina è nata in buone condizioni ed è stata affidata ai neonatologi, mentre la madre è stata trasferita in terapia intensiva per le prime ore, sorvegliata costantemente. Ma accanto a farmaci e protocolli c’è stato soprattutto un ascolto continuo, che ha trasformato la procedura medica in un cammino condiviso.

Il valore profondo di una nascita
«Ogni nascita rappresenta un evento straordinario; nelle situazioni più complesse come questa, il suo valore assume un significato ancora più profondo», spiega il professor Giuseppe Bifulco, direttore dell’UOC di Ostetricia e Ginecologia della Federico II. La data in cui tutto è accaduto non è casuale: la bambina è venuta alla luce proprio nella Giornata Mondiale del Cuore. Una coincidenza che restituisce il senso dell’intera vicenda: un corpo fragile che riesce a sostenere la vita, accompagnato da mani competenti e da un’organizzazione sanitaria capace di custodirla.

Un modello che mette al centro la persona
Per l’ospedale non è solo un risultato clinico, ma la conferma di un metodo: prendersi cura della malattia insieme alla storia personale di chi la porta. È quanto sottolinea anche Elvira Bianco, direttore generale dell’AOU: «Questa esperienza non è soltanto un successo clinico, ma un modello organizzativo replicabile per le gravidanze ad alto rischio. Rafforza il nostro impegno a percorsi che mettono davvero al centro le donne più fragili».

La storia di Sara ricorda che la medicina sa ancora essere luogo di incontro fra professionalità e umanità. E che nei momenti in cui tutto sembra più incerto, la cura non consiste solo nel “salvare”, ma nel stare accanto. Questa volta, accanto a un cuore malato che ha avuto comunque la forza di donarne uno nuovo alla vita.

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