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Genova, corteo ex Ilva: 4-5 mila in piazza. Scontri, lacrimogeni e tensione davanti alla Prefettura

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Genova, corteo ex Ilva: 4-5 mila in piazza. Scontri, lacrimogeni e tensione davanti alla Prefettura

La protesta contro il ridimensionamento dell’ex Ilva di Cornigliano è sfociata questa mattina in scontri di fronte alla Prefettura di Genova. Le forze dell’ordine stimano la presenza di circa 4 mila manifestanti; secondo i sindacati la partecipazione ha raggiunto quota 5 mila.

Genova, corteo ex Ilva: 4-5 mila in piazza. Scontri, lacrimogeni e tensione davanti alla Prefettura

Il corteo, composto da lavoratori dell’ex Ilva e da metalmeccanici di aziende come Ansaldo Energia, Fincantieri e altre realtà della filiera, è partito dai Giardini Melis e ha raggiunto il centro cittadino. Il dispositivo di sicurezza predisposto davanti alla Prefettura includeva mezzi blindati e una barriera antisommossa.

Tensioni e incidenti durante il corteo
La situazione è degenerata quando alcuni manifestanti hanno divelto la grata metallica che protegge l’ingresso della Prefettura utilizzando cavi e mezzi di lavoro. In risposta, la polizia ha fatto ricorso ai lacrimogeni per disperdere la folla. Sono stati segnalati lanci di petardi e fumogeni e, secondo alcune testimonianze, oggetti scagliati verso il cordone di sicurezza.

Nel corso degli scontri un manifestante è rimasto ferito alla testa, presumibilmente a causa dell’impatto con un lacrimogeno, ed è stato soccorso sul posto. La protesta si è successivamente spostata verso la stazione di Brignole, dove è stata ipotizzata l’occupazione dei binari. Restano possibili ulteriori blocchi in città nelle prossime ore.

La sindaca Salis in piazza: “Servono risposte dal governo”
Alla mobilitazione ha preso parte anche la sindaca di Genova, Silvia Salis, che ha incontrato i lavoratori e ha rivolto loro un invito alla non violenza. La sindaca ha chiesto al governo un intervento immediato e una definizione chiara del futuro produttivo del sito di Cornigliano. Ha inoltre sottolineato la necessità che lo Stato garantisca la continuità della produzione qualora la gara sugli impianti dovesse andare deserta, ipotizzando anche un ruolo pubblico temporaneo nel settore.

Sindacati: “6 mila posti a rischio, serve una svolta”
La FIOM-CGIL parla di una situazione “insostenibile” e stima in circa 6 mila i lavoratori complessivamente a rischio nei siti coinvolti dal piano di ridimensionamento. Il sindacato definisce la strategia del governo “un suicidio industriale e strategico”, ritenendo che la cessazione della banda zincata e il taglio delle attività compromettano l’intera filiera siderurgica nazionale.

Il piano industriale originario prevedeva tre impianti DRI e quattro forni elettrici, di cui uno destinato a Genova. La revisione al ribasso di tale schema, secondo le sigle sindacali, mette in discussione la sostenibilità occupazionale e produttiva del polo.

Una crisi industriale che coinvolge più territori
La mobilitazione di Genova si inserisce in un quadro più ampio di tensione che riguarda diversi siti del gruppo: da Taranto a Novi Ligure, fino a Racconigi. La preoccupazione principale riguarda la tenuta della siderurgia italiana in una fase in cui il settore, già fragile, rischia una perdita di capacità strutturale difficilmente reversibile.

Le immagini degli scontri davanti alla Prefettura evidenziano il livello di esasperazione raggiunto. La vertenza non appare più confinata al perimetro sindacale ma assume le caratteristiche di un conflitto che investe la politica industriale del Paese e la capacità dello Stato di presidiare asset strategici.

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