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Conti, previdenza, sanità: Giorgetti a tutto campo

- di: Vittorio Massi
 
Conti, previdenza, sanità: Giorgetti a tutto campo

Crescita solida e deficit in calo, ma serve un secondo pilastro per non lasciare le famiglie da sole. La previdenza integrativa è ancora ferma al 2005.

Un’intervista pubblica in diretta: ecco la linea Giorgetti

Se fosse stata un’intervista, avrebbe avuto titoli a effetto, domande incalzanti e un tono a tratti ironico, ma sempre pragmatico. Così è apparso oggi l’intervento del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti all’assemblea dell’Ania, dove ha spaziato con disinvoltura dai conti pubblici alla sanità, passando per le pensioni complementari. Senza annunci roboanti, ma con la fermezza di chi vuole archiviare la stagione dell’emergenza e aprire quella della rifondazione sociale.

“I conti migliorano, ma il futuro si gioca su sanità e pensioni”

L’economia italiana continua a crescere in modo solido, l’occupazione si rafforza e l’inflazione resta sotto controllo. Il deficit scenderà al 3,3% del Pil nel 2025. Nessun trionfalismo, ma la chiara volontà di accreditare il governo come forza di stabilità e affidabilità finanziaria. “Confermiamo la nostra impostazione di serietà sui conti pubblici, ma senza frenare investimenti, competitività e export”.

Una premessa tecnica, ma necessaria, prima di entrare nel vivo: è proprio sulla tenuta sociale del sistema – sanità e previdenza in testa che il ministro ha concentrato le riflessioni più coraggiose.

“La sanità integrativa? È ora di mettere ordine. Non possiamo lasciare le famiglie da sole”

Giorgetti non usa giri di parole: “Nel 2023 la spesa sanitaria pubblica ha superato i 130 miliardi, ma le famiglie hanno messo di tasca propria oltre 40 miliardi. È una cifra enorme, spesso sostenuta senza alcuna copertura integrativa”.

Solo una minima parte della spesa privata – circa 5 miliardi – è mediata da fondi sanitari, polizze o casse. Il problema? “Le forme integrative sono poco diffuse, poco regolamentate e incapaci di svolgere un vero ruolo mutualistico”.

La soluzione: costruire un secondo pilastro ordinato, con regole su trasparenza, governance e solidità patrimoniale, capace di alleggerire il peso sulle famiglie e collaborare con il sistema pubblico.

“Occorre un censimento delle prestazioni assistenziali e un riordino dell’intervento pubblico. Solo così possiamo costruire sinergie efficaci tra pubblico, privato e forme integrative. L’obiettivo è uno solo: garantire accesso più ampio, servizi migliori e sostenibilità economica”.

Un’agenda chiara, che punta a riformare senza privatizzare, a includere senza tagliare.

“Previdenza complementare: le norme sono ferme al 2005, serve un reset”

Il ministro sposta poi il focus su un altro nodo cruciale: le pensioni integrative. “Il contesto in cui fu disegnato l’attuale quadro normativo non esiste più. L’Italia del 2025 ha sfide demografiche, sociali e lavorative completamente diverse. Eppure le regole sono rimaste immutate da vent’anni”.

L’adesione cresce, ma resta bassa rispetto agli standard europei. I rendimenti sono modesti, spesso paragonabili a quelli del Tfr lasciato in azienda. E la capacità di mobilitare capitali a favore delle imprese – in particolare quelle non quotate – è ben lontana da quanto servirebbe per lo sviluppo del sistema produttivo.

Per Giorgetti, il cambio di passo deve avvenire lungo tre direttrici, ispirandosi alle migliori esperienze internazionali: migliorare i meccanismi di adesione, stimolare la contribuzione (senza gravare sullo Stato), aumentare la concorrenza tra i gestori per ottenere soluzioni più efficienti.

L’obiettivo è duplice: colmare il pension gap e trasformare la previdenza in uno strumento di crescita per il Paese.

L'ironia sugli investimenti in Btp in calo: “Grazie per la fiducia!”

C’è stato anche spazio per una battuta – amara – sul calo degli investimenti assicurativi in titoli di Stato italiani. Nel 2024 gli investimenti del settore hanno superato i 1.000 miliardi, ma solo il 21,2% è stato destinato a Btp, con una flessione dell’1,1% rispetto al 2023. “Vi ringrazio per la fiducia!”, ha commentato Giorgetti con ironia, rivolgendosi direttamente alla platea.

Una frase che fotografa bene il clima attuale: i mercati chiedono solidità, ma non sono disposti a concedere fiducia a scatola chiusa. Anche per questo il ministro insiste nel garantire serietà nei conti, ma chiede al sistema finanziario un ruolo più attivo nella costruzione del “Paese lungo”.

Un’agenda economica con lo sguardo sul sociale

Al netto dei dati, dei grafici e delle proiezioni, l’intervento di Giorgetti segna un passaggio politico preciso: il tempo del solo rigore tecnico è finito. Ora la sfida si sposta su un terreno più profondo, quello del riequilibrio sociale. In un Paese che invecchia, con salari bassi e servizi sempre più in affanno, sanità e pensioni diventano la cartina al tornasole della capacità di governo.

“Una crescita sostenibile non può prescindere da un welfare efficiente, equo e moderno”. Giorgetti sembra condividere appieno questa visione: “Senza un secondo pilastro sanitario e una previdenza integrativa riformata, rischiamo di scaricare sulle famiglie e sui lavoratori le fragilità di un sistema che non regge più”.

Stabilità sì, ma con coraggio riformatore

Il Giorgetti visto sul palco dell’Ania non è stato il custode geloso dei conti pubblici, ma piuttosto un ministro deciso a usare la solidità fiscale come leva per cambiare ciò che non funziona. Non c’è traccia di rivoluzioni ideologiche, ma di una strategia lucida: mantenere la barra dritta sui numeri, per poter affrontare – finalmente – le vere riforme che toccano la vita delle persone. E che, finora, nessuno ha davvero voluto affrontare.

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