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Gran Bretagna: piano piano, Carlo III sta conquistando i suoi sudditi

- di: David Lewis
 
Gran Bretagna: piano piano, Carlo III sta conquistando i suoi sudditi
E' come quando passi, per decine, centinaia, forse migliaia di volte davanti ad una casa, ad un angolo di strada, ad una chiesa e non ci badi mai.
Sino a quando non ti limiti a guardare, ma ci metti attenzione, valuti, ti crei un giudizio. So di averla preso alla larga, ma è quanto sta accadendo a molti britannici che, con il passare delle settimane e dei mesi, pur avendolo avuto sotto gli occhi, da erede al trono, per tantissimo tempo, ci stiamo accorgendo che il re Carlo ha una personalità forte e determinata, che prima si intuiva, ma che ora si sta manifestando con sempre maggiore evidenza.

Gran Bretagna: piano piano, Carlo III sta conquistando i suoi sudditi

Questo sta accadendo nelle grandi, come nelle cose meno importanti, segnando quasi una differenza tra lui e la Regina, sempre amatissima, ma che ora comincia ad essere rimpianta un pochino meno perché ci stiamo tutti accorgendo che Carlo sarà un ottimo re, certo migliore rispetto all'immagine che di lui c'eravamo fatti, anche per alcune tragiche vicende che hanno incrociato la sua vita e quella della sua cerchia familiare, tra lutti (dolorosi) e vergogna (non cancellabile).
Un re che sembra, e lo dico con il massimo rispetto per ''the Queen'', più vicino a noi, e non solo per un fatto anagrafico.

L'idea di un principe che viveva con distacco il rapporto con i suoi futuri sudditi si sta appannando e, ne sono sicuro, finirà per scomparire, senza per questo volere parlare di una istituzione - la monarchia - che a molti appare ormai fuori dal tempo, augurandosene la fine. Ma questo è un argomento che resta ancora sospeso e lo sarà ancora per molti anni, anche perché, se Carlo III proseguirà sul sentiero che ha imboccato, la monarchia resterà ben salda, soprattutto se la gente continuerà a pensare che la Royal family è, appunto, una famiglia che ha le sue dinamiche, con certezze e dubbi, ma, per sua fortuna, senza grandi problemi su come arrivare a fine mese.
Re Carlo, forte delle sue convinzioni e finalmente libero di esprimerle, proprio in queste ore ha fatto un altro gesto che, a me personalmente e chissà a quanti altri britannici, lo ha reso forse non più simpatico, ma certo meno costretto dalle convenzioni che gli derivano dal suo ruolo e, soprattutto, dal suo rango.
La notizia è che Buckingham Palace ha assicurato la sua collaborazione ad una ricerca indipendente che sta cercando di fare chiarezza sul controverso e, per certi versi imbarazzante rapporto tra la monarchia britannica e la tratta degli schiavi nel XVII e XVIII secolo.

Una scelta che la Casa reale ha voluto fare capire quanto stia a cuore a Carlo, dicendo, nel relativo comunicato, che il re prende la vicenda "profondamente sul serio". Probabilmente a spingere il Re a dare collaborazione - che si traduce nella possibilità che i ricercatori abbiano accesso pieno agli Archivi e alla Collezione reali - è stato anche il profilo di chi condurrà lo studio, l'Università di Manchester con Historic Royal Palaces.
La decisione di Buckingham Palace (sia il Re che il principe di Galles hanno espresso il loro ''personale dolore'' per quanto dolore ha causato la tratta degli schiavi) favorirà lo studio che dovrebbe essere completato entro il 2026.

Sullo schiavismo sia il re (in Ruanda ha detto di non potere descrivere "la profondità del suo dolore personale") che il principe William ("non sarebbe mai dovuta accadere" ed è una "macchia per sempre la nostra storia") hanno espresso la loro condanna e la collaborazione alla ricerca è, a suo modo, quasi un'ammenda per colpe antichissime e che forse con troppo cinismo sono state per decenni ignorate. Il tema dello schiavismo, come fenomeno sociale ed etico, ma soprattutto dal punto di vista economico, è da tempo tornato all'attenzione dei britannici. E la pubblicazione, da parte del Guardian, di un documento sconosciuto che attesta il trasferimento nel 1689 al re Guglielmo III di azioni della schiavista Royal African Company potrebbe avere avuto un ruolo.
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