• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Inverno demografico: in cinque anni persi 700 mila lavoratori

- di: Bruno Legni
 
Inverno demografico: in cinque anni persi 700 mila lavoratori
Inverno demografico: persi 700 mila lavoratori in 5 anni
L’Ufficio parlamentare di bilancio lancia l’allarme: servono subito immigrati qualificati, più donne occupate e niente sconti sulle pensioni.
 
(Foto: Lilia Cavallari, presidente Ufficio parlamentare del bilancio).

Un’Italia sempre più vecchia e senza forza lavoro

È un’Italia che rischia la paralisi quella descritta da Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), durante un’audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla transizione demografica. Se il declino delle nascite non verrà frenato, nei prossimi cinque anni il Paese perderà circa 700 mila lavoratori. E non si tratta di un’ipotesi remota: il calo è già iniziato nel 2014 e sta inesorabilmente prosciugando la componente più giovane della popolazione.

Secondo l’Upb, la quota di giovani rimarrà inchiodata intorno al 24% nei prossimi anni, mentre aumenteranno gli over 65, con un impatto esplosivo su pensioni, sanità e produttività. Il risultato? Una crescita potenziale modesta, un mercato del lavoro fragile e un rischio concreto di tensione sui conti pubblici.

Baby boomer al lavoro, giovani fuori dal radar

Il paradosso italiano è che la fascia d’età più numerosa nella forza lavoro attuale è quella dei 50-64enni: i baby boomer, oggi colonne portanti del sistema produttivo, domani in massa in pensione. Il ricambio non c’è: troppi giovani non lavorano o fuggono all’estero. E troppe donne restano ai margini: oltre due terzi degli inattivi in Italia – che superano i 12 milioni – sono donne.

“È necessario intervenire con decisione su politiche attive del lavoro mirate a giovani e donne”, ha ribadito Cavallari. A questo si aggiunge un altro imperativo categorico: attrarre lavoratori stranieri qualificati. Senza di loro, la macchina economica rischia di fermarsi.

La trappola demografica e il bivio sulle pensioni

L’Upb è netta su un punto cruciale: non si devono toccare i meccanismi che legano l’età pensionabile all’aspettativa di vita. Bloccarli sarebbe, secondo Cavallari, “un errore gravissimo”. L’adeguamento automatico è infatti essenziale per contenere la spesa e garantire prestazioni adeguate, evitando pressioni sugli istituti assistenziali.

Se è vero che l’incidenza della spesa pensionistica sul Pil dovrebbe calare nel lungo periodo, nel breve termine le uscite aumenteranno. Soprattutto se la politica dovesse cedere alla tentazione di allentare i requisiti per l’accesso alla pensione.

Sanità sotto pressione, welfare da rifare

Il secondo fronte critico è quello della sanità, in particolare per l’assistenza di lungo termine. Oggi il sistema italiano per i non autosufficienti si basa soprattutto su sussidi monetari. Ma per l’Upb, questo approccio è insufficiente. Occorre un salto di qualità, verso un welfare strutturato e fondato su servizi pubblici, sul modello dei Paesi del Nord Europa.

Nel documento ufficiale si sottolinea che “la crescente domanda di cure da parte della popolazione anziana richiederà risorse aggiuntive”, ma che tali risorse “dovranno essere compensate da risparmi in altri settori per non compromettere il consolidamento del debito”.

Il nodo del debito pubblico e l’effetto demografico

Il legame tra calo demografico e sostenibilità del debito è meno intuitivo, ma fondamentale. Meno lavoratori significano meno contribuenti, meno Pil, meno margini per abbattere il debito. Già oggi il debito pubblico sfiora il 140% del Pil, e qualsiasi deviazione dalla traiettoria di rientro può costare cara sui mercati internazionali.

Mantenere l’equilibrio di bilancio nei prossimi decenni sarà possibile solo se si avrà il coraggio di affrontare il nodo demografico alla radice. “Nessuna misura espansiva può prescindere dal vincolo della sostenibilità”, ha detto Cavallari.

Un’Italia che invecchia senza futuro? Solo se non agisce

Il quadro è allarmante, ma non senza vie d’uscita. Il messaggio dell’Upb è chiaro: c’è ancora spazio per invertire la rotta. Ma serve una strategia coesa e di lungo respiro. Dalla valorizzazione del capitale umano alla riforma del welfare, passando per un nuovo patto intergenerazionale.

“Il saldo demografico positivo derivante dall’immigrazione regolare è ormai l’unico motore di tenuta sociale e produttiva”, secondo il Censis. Senza nuovi ingressi qualificati, l’Italia rischia di essere un Paese di pensionati mantenuti da nessuno.

Serve uno shock di sistema, non pannicelli caldi

Il tempo delle mezze misure è finito. Per invertire una tendenza che ci condanna al declino servono scelte radicali: più servizi per l’infanzia, congedi più lunghi, incentivi all’occupazione femminile, riforma delle pensioni senza compromessi, attrazione di talenti dall’estero e un vero welfare per la non autosufficienza.

In sintesi: serve uno shock di sistema. O l’Italia sarà un Paese in pensione, senza lavoratori e senza futuro.


Notizie dello stesso argomento
Trovati 7 record
Pagina
1
04/12/2025
Il Gemelli ottiene la certificazione di parità di genere
Un percorso interno che diventa impegno pubblico: “Ora avanti, non è un punto d’arrivo”
04/12/2025
Brunetta: “La sfida dei giovani è decisiva per la tenuta del Paese”
Il Cnel presenta il Rapporto sull’attrattività dell’Italia: capitale umano come variabile ...
03/12/2025
Record di occupazione, ma i trentenni restano al palo
Ottobre 2025 segna il massimo storico dell’occupazione in Italia: tasso al 62,7% e disoccu...
02/12/2025
Terna presenta il Piano Strategico 2025-2027 per l’inclusione delle persone con disabilità
Un modello organizzativo accessibile e integrato nella strategia del Gruppo
Trovati 7 record
Pagina
1
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720