Il tono è asciutto, il lessico chirurgico, lo sguardo mobile ma fermo. Marina Berlusconi non è donna da uscite improvvisate. Quando parla, lo fa per scelta. E ieri, nel cuore della Galleria Vittorio Emanuele, dove ha inaugurato la rinnovata libreria Rizzoli, ha lasciato il segno. Non solo per gli elogi alla premier Meloni, che “sta portando avanti una linea giusta, nonostante i vincoli europei e un’eredità complicata”.
Marina Berlusconi: “Trump ha fatto vacillare l’Occidente. Le Big Tech? Potere senza regole”
Ma soprattutto per il giudizio netto su Donald Trump, che in appena cento giorni da presidente – sostiene – “ha fatto vacillare l’Occidente, infliggendo un colpo durissimo alla credibilità dell’America e del mondo libero”.
Un colpo al cuore dell’alleato storico, pronunciato con fermezza da colei che, alla guida di Fininvest e Mondadori, incarna ancora l’eredità del padre e la memoria viva di un ventennio politico.
Il plauso alla premier e la scommessa moderata di Tajani
“Giorgia Meloni? Sta facendo quello che è giusto fare”, dice Marina, riferendosi alla gestione dei controdazi imposti da Trump. Parla da imprenditrice, ma anche da figura cardine di un’area politica che guarda con apprensione agli squilibri globali. “In questa fase – aggiunge – è fondamentale mantenere coerenza e unità con l’Europa. Ogni passo falso, ogni retromarcia potrebbe costarci carissimo”.
Poi, inevitabilmente, lo sguardo si sposta su Forza Italia. Non come nostalgia, ma come presenza politica attiva. “Il partito ha un ruolo centrale nella maggioranza: è garanzia di equilibrio, buon senso, moderazione”. Parole che si incastonano in un ritratto pubblico e affettuoso di Antonio Tajani, definito “un’eccellente guida in un momento difficilissimo” e “un ottimo ministro degli Esteri”. Nessuna sbavatura. Nessuna ombra. Solo una certezza sottolineata da un sorriso: “Sta facendo un lavoro straordinario. E veder crescere di nuovo Forza Italia scalda il cuore”.
L’affondo su Trump: “Ferita profonda all’ordine mondiale”
Poi, la sterzata. Il passaggio che nessuno si aspettava con tanta durezza. “Trump? Ha fatto vacillare l’ordine politico ed economico costruito nel dopoguerra. E la ferita che ha aperto non sarà facile da rimarginare”. Marina Berlusconi lo dice guardando dritto negli occhi i cronisti, senza alzare il tono. Con quella calma lucida che rende le parole ancora più taglienti.
Non è solo una valutazione geopolitica. È una presa di distanza. Una frattura ideologica che parte da ciò che Trump rappresenta oggi: isolamento, dazi, leadership autoritaria. “L’America non è solo lui. Gli Stati Uniti sono molto di più: devono restare il faro del mondo democratico”.
Ma il timore, si capisce, è che quella luce si stia spegnendo sotto il peso di scelte irresponsabili. Eppure, ammette, un margine per sperare in un’inversione c’è: “Potrebbe essere costretto dai fatti a rivedere le sue posizioni”.
L’allarme sulle Big Tech: “Hanno un’ideologia inquietante”
Il punto più cupo del suo intervento, però, arriva quando si parla di potere digitale. “Mai visto niente di simile: una concentrazione di ricchezza e influenza nelle mani di pochissimi, in totale assenza di regole”. Marina Berlusconi lo definisce “uno strapotere inquietante”. Non solo per i numeri, ma per il pensiero che lo sostiene.
Parla di “retropensiero mistico-filosofico”, cita il “cosiddetto Illuminismo oscuro”, e arriva ad accostare certe teorie dominanti nel mondo tech ai fantasmi peggiori del Novecento: “Idee antidemocratiche, antiegualitarie, persino razziste. Roba da far venire i brividi”.
È a questo punto che il concetto di “dazi” torna, ribaltato. “Gli unici dazi che davvero avrebbero senso – scandisce – sono quelli contro le Big Tech”.
Nessuna discesa in campo, ma un occhio vigile su Milano
Sorridendo, alla fine, Marina mette a tacere ogni suggestione su un futuro impegno diretto in politica. “Amo Milano, ma spero che nel 2027 si presenti una persona seria e capace”. Un modo garbato per sfilarsi, senza però smettere di guardare. Come sempre ha fatto. Da dentro il palazzo, senza mai abitarlo.