Nel giorno dedicato alla lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha riportato l’attenzione su uno dei pilastri del patto civile su cui si fonda l’Italia: la tutela dell’infanzia. Le sue parole – pronunciate in un messaggio ufficiale – vanno oltre la semplice commemorazione e assumono un valore normativo. “La Costituzione afferma con chiarezza il dovere della Repubblica di proteggere l'infanzia e garantire il diritto all'istruzione”, ha ricordato Mattarella.
Mattarella rilancia il dovere della Repubblica: "Lavoro minorile da combattere"
È una frase che risuona con forza, mentre i dati diffusi da Unicef parlano di oltre 160 milioni di minori nel mondo coinvolti in lavori pericolosi, spesso illegali, sempre lesivi della dignità.
Il caso italiano: numeri record e zone d’ombra
Se a livello globale la situazione è allarmante, in Italia il 2024 registra un dato che dovrebbe scuotere le coscienze: quasi 81.000 ragazzi tra i 15 e i 17 anni lavorano. È un record negativo che segna un’inversione di tendenza preoccupante. Secondo l’Unicef, la regione con la percentuale più alta è il Trentino-Alto Adige, un dato sorprendente se si considera l’immagine di eccellenza educativa e sociale spesso associata a quell’area. Tuttavia, non è solo una questione di geografia: è il segno di un fenomeno più ampio, legato alle diseguaglianze economiche, alla dispersione scolastica, al sommerso e alla precarizzazione diffusa.
Lavoro minorile: tra necessità economica e sfruttamento
La questione del lavoro minorile in Italia non può essere letta solo come un retaggio del passato o come un problema legato all’immigrazione. Le forme che assume oggi sono spesso più sfuggenti ma non meno gravi. Si va dal lavoro nei campi, dove i ragazzi vengono impiegati nelle stagioni di raccolta, alle attività nei settori del commercio, della ristorazione, dei servizi, spesso con contratti irregolari o in nero. In alcuni casi, si tratta di un contributo economico necessario alla sopravvivenza familiare; in altri, di un vero e proprio sfruttamento, coperto da una coltre di silenzio e complicità. È in questo contesto che il richiamo di Mattarella diventa essenziale: la Repubblica ha il dovere di intervenire, proteggere, educare.
I contesti vulnerabili e la responsabilità collettiva
Le situazioni di sfruttamento sono più frequenti nei contesti segnati da fragilità economica e sociale. Qui la scuola perde attrattiva, il lavoro diventa scorciatoia, e la legalità cede il passo alla necessità. La mancanza di opportunità, l’assenza di servizi educativi di qualità, il disinteresse istituzionale contribuiscono a creare un ambiente in cui il lavoro minorile non è un’eccezione, ma una consuetudine. La responsabilità, tuttavia, non è solo dello Stato: riguarda anche le famiglie, le imprese, le associazioni, i media. È una questione culturale prima ancora che normativa.
Diritto all’istruzione: un obiettivo ancora lontano
Il presidente ha sottolineato il nesso tra sfruttamento lavorativo e diritto negato all’istruzione. Un minore che lavora, infatti, è quasi sempre un minore che abbandona o frequenta irregolarmente la scuola. Il tema della dispersione scolastica resta una delle maggiori criticità del sistema educativo italiano. E riguarda anche chi non lavora, ma vive in contesti in cui l’offerta formativa è debole, l’orientamento inesistente, il futuro opaco. La scuola dovrebbe essere un argine, ma troppo spesso si limita a registrare il problema senza affrontarlo alla radice.
Il ruolo delle istituzioni e la necessità di politiche attive
La denuncia non basta. Servono politiche attive capaci di intercettare precocemente i segnali di abbandono, programmi di sostegno alle famiglie fragili, incentivi per l’istruzione, un maggiore raccordo tra scuola e territorio. Serve soprattutto una visione lunga, che consideri l’infanzia non come un problema ma come una risorsa. Il lavoro minorile è la punta dell’iceberg: sotto la superficie c’è una condizione di esclusione sistemica che va spezzata attraverso un nuovo patto educativo. Il richiamo del presidente Mattarella, in questo senso, è un invito ad agire con urgenza e coerenza.