Powell scuote Jackson Hole, tra inflazione, lavoro lento e mesi d’attesa—mercati esplodono di gioia.
Wall Street sugli allori: il super-dovish di Powell accende i mercati
Una giornata infuocata sulla Borsa di New York: il Dow Jones balza di circa 2% (attorno a 45.700 punti), il Nasdaq guadagna oltre il 2% (intorno a 21.500), e lo S&P 500 si spinge di quasi 1,6%–1,7% (tra 6.470 e 6.480). Tutto grazie a un’apertura inattesa ma benedetta: Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, ha lasciato intendere che un taglio dei tassi potrebbe arrivare già a settembre.
Il flex dovish che ha fatto brillare Wall Street
Al simposio di Jackson Hole, Powell ha dipinto una situazione economica “sfidante”: da un lato l’inflazione rimane, alimentata dalle tariffe; dall’altro, il mercato del lavoro mostra segni di rallentamento. Ecco il passaggio chiave:
“The shifting balance of risks may warrant adjusting our policy stance.” — Jerome Powell.
Un’apertura verso un cambio di rotta, grazie alla quale i mercati hanno fiutato il primo pizzico di pista d’atterraggio per i tassi al ribasso.
Reazioni immediate: bolle di euforia sui mercati
- Il Dow ha fatto segnare un balzo tra +2% e +2,2%, lambendo i massimi storici. Il Nasdaq si è impennato tra +1,9% e +2,1%, mentre lo S&P 500 ha superato il +1,6%.
- I rendimenti dei Treasury sono crollati: il biennale è sceso fino al 3,69%, mentre il decennale si è attestato tra il 4,24% e il 4,27%.
- Le probabilità di un taglio a settembre (probabilmente il 16–17) sono esplose al circa 90%, fino al 89% secondo alcune fonti.
- Anche i settori più colpiti, come tech, mobilità e petrolio, hanno festeggiato: Tesla +5%, Alphabet, Amazon, Nvidia e Meta in netto rialzo, ma anche Bitcoin e titoli legati alle criptovalute strutturano corse vertiginose.
Il quadro economico e i canti del cigno dovish
Powell ha elaborato un discorso sfumato ma inequivocabile: il credito resta “restrictive” (restrittivo), ma la combinazione di inflazione che non esplode e un mercato del lavoro che si raffredda giustifica uno spostamento nella politica monetaria.
Ha inoltre voluto ribadire l’indipendenza della Fed, in risposta alle pressioni (e insulti) di Donald Trump:
“…based solely on [Fed officials’] assessment of the data… We will never deviate from that approach.” — Jerome Powell.
Ancora più chiaro in un contesto segnato da inflazione, tariffe e pressioni politiche, Powell ha consegnato ai mercati motivi precisi di speranza, ma ha ribadito l’approccio guidato dai dati.
Attenzione: è tutto oro quel che luccica?
Gli analisti avvertono: l’euforia è reale, ma i dati di agosto su occupazione e inflazione, in arrivo nelle prossime settimane, potrebbero rovesciare le aspettative, soprattutto se la crescita salariale o la pressione sui prezzi resteranno forti.
... ma tutto dipenderà dai prossimi dati economici
Powell, col suo discorso di oggi – 22 agosto 2025 – introduce una svolta di tono della Fed, alimentando l’ottimismo dei mercati che ora guardano con fiducia verso un taglio dei tassi già a metà settembre. Ma, come sempre, tutto dipenderà dai segnali che arriveranno dai prossimi dati economici.