La rivincita di Naomi Campbell: il Victoria & Albert Museum dedica una mostra alla Supertop

- di: Barbara Bizzarri
 

Aveva 15 anni quando, narra la leggenda, un fotografo la notò mentre faceva shopping a Covent Garden e le propose di posare per qualche foto. Fino ad allora, la vita di quella ragazzina, metà inglese, metà giamaicana, non era stata facile: cresciuta con la madre, un padre sparito a pochi mesi dalla sua nascita, poco denaro e prospettive opache in una città certo cosmopolita ma più accogliente verso una Catherine, o Kate che dir si voglia, che per una squattrinata del sud di Londra. Più volte, in seguito, la sconosciuta, diventata poi Naomi Campbell, una delle supermodelle simbolo degli Anni Novanta, cui AppleTV ha dedicato un documentario, The Super Models, rilasciato il mese scorso, ha raccontato le difficoltà dei suoi inizi e il razzismo di cui è stata vittima quando le modelle di colore erano un’eccezione e non certo la regola e l’unica allora nota era Iman, in un periodo in cui le bionde vitaminiche al profumo di California come Christie Brinkley andavano per la maggiore.

La rivincita di Naomi Campbell: il Victoria & Albert Museum dedica una mostra alla Supertop

Sono passati decenni da allora, e Naomi Campbell, al di là di scandali e intemperanze, è ancora saldamente nell’empireo delle dee che hanno segnato un’epoca, una delle più brave, a sfilare certamente la migliore, inarrivabile con la sua falcata da pantera metropolitana. Supermodel, ballerina, attrice, ambasciatrice del turismo in Kenya, nipote onoraria di Nelson Mandela, un ruolo da protagonista nel video Freedom! di George Michael e nel libro Sex di Madonna, con il suo nome sulla copertina di un disco e anche su un romanzo (di cui forse meno se ne parla, meglio è).

Oggi, il soggetto scelto dal Victoria & Albert Museum per la mostra estiva del prossimo anno aggiunge un altro titolo al curriculum di Naomi Campbell, in un passaggio da nome familiare a icona culturale. A 53 anni, la top model diventerà la prima donna di colore ad essere l'unica protagonista di una sfilata al museo, e a comparire come celebrità a pieno titolo quando Naomi aprirà i battenti, a giugno 2024. Campbell ha descritto la mostra come "la mia vita in abiti", tra cui creazioni di Chanel, Saint Laurent e Alexander McQueen. Nel linguaggio museale, è "una delle figure più prolifiche e influenti della cultura contemporanea", e poco importano i racconti sui suoi lanci di telefono agli assistenti.

Al V&A, Naomi promette di "mettere in primo piano la sua voce e la sua prospettiva". Edward Enninful, direttore uscente di British Vogue e amico di lunga data della Campbell, curerà una "esperienza immersiva" utilizzando le immagini dei fotografi con cui la top ha lavorato nei suoi 40 anni di attività, tra cui Stephen Meisel, con cui ha realizzato il rivoluzionario "Black Issue" di Vogue Italia nel 2008, e Nick Knight. Subito dopo la nomina di Enninful nel 2017, Campbell ha scritto su Instagram "Non vedo l'ora di avere uno staff diversificato e inclusivo ora", insieme alla foto della formazione all-white nell'ultimo numero di chi lo aveva preceduto, Alexandra Shulman. "La diversità non è una tendenza", ha detto Campbell a Emily Maitlis su Newsnight nel 2019: infatti, anche al culmine della sua fama, c'erano lavori per cui era richiesta soltanto perché le altre supertop si rifiutavano di presentarsi senza di lei, ma durante lo shooting era costretta a restare inutilizzata in un angolo. Quando le riprese finivano, le altre modelle (bianche) dovevano procurarle un taxi, perché gli autisti non si fermavano, se li chiamava lei. Intanto, è stata la prima modella di colore sulla cover di Time e Vogue Paris, ed ora rivaleggia con Beyoncé per il numero di copertine di riviste all’attivo.

Anche Enninful si è dimostrato all’altezza delle aspettative: durante la sua prima settimana l'ha trasformata in redattrice di Vogue e nel marzo 2022 l’ha immortalata in una stupenda copertina in cui tiene in braccio la figlia, nata nel maggio 2021, presumibilmente tramite una surrogata. Campbell ha anche annunciato la nascita di un altro figlio a giugno e, secondo coloro che hanno lavorato con lei di recente, si riferisce ai figli come "boy" e "girl" per mantenere la loro privacy.  Viste queste premesse, è ovvio che il materiale sulla top sia praticamente sconfinato.

Naomi è, allo stesso tempo, inestricabilmente parte della storia della moda e uno dei suoi protagonisti più moderni, famosa sia nei giorni di gloria pre-internet che in seguito, come una sorta di star da reality televisivo avant la lettre. Una megacelebrità globale in rapida ascesa, la cui indole turbolenta, dai problemi di rabbia alla tossicodipendenza, e i fidanzati famosi (tra cui Robert De Niro, Adam Clayton degli U2 e Puff Daddy) sono stati narrati al pubblico nello stesso modo in cui lo ha fatto Kim Kardashian un decennio dopo.

Quando, nel 2007 la top si è dichiarata colpevole di aver lanciato ‘quel’ telefono (ha detto di aver colpito la sua cameriera, Ana Scolavino, per caso), ha chiamato Meisel per fotografarla nei cinque giorni di servizio alla comunità presso il Dipartimento di Igiene di New York cui era stata condannata. Poi, gli scatti sono stati pubblicati sulla rivista W: una volta si è presentata con un abito Dolce & Gabbana in cotta di maglia d'argento con corsetto di metallo, un altro giorno indossava un cappotto di pelliccia. Ah, il sublime snobismo british.

Nel 2010, quando ha testimoniato contro l'ex presidente della Liberia, Charles Taylor, per averle dato diamanti illegali (ha detto al giudice che il processo è stato "un grosso inconveniente" per lei), l'abito color crema e il cardigan abbinato che indossava durante il processo, firmati da Azzedine Alaïa, lo stilista con cui viveva quando era ai suoi inizi di modella e che ha sempre dichiarato di considerare un padre, sono diventati subito un micro-trend.

"Non c'era niente come le top model per vendere vestiti", ammette la compianta Vivienne Westwood in The Super Models. Proprio sulla sua passerella la top è caduta da platforms alte 21 cm, già protagoniste di un’altra mostra del V&A sulle calzature del 2015 grazie alla notorietà che hanno conquistato con il capitombolo di Naomi. "Gli stilisti mi chiedevano di inciampare anche per loro", ha confessato Campbell all’epoca del ‘fattaccio’, nel 1993, sottolineando: "io conosco il mio valore. So che, se sfilo per te, otterrai l’attenzione dei media", e questo è esattamente ciò che spera anche il V & A. Naomi è l'ultima di una serie di mostre di moda di alto profilo e dai grandi incassi, che includono Alexander McQueen: Savage Beauty, che ha battuto i record per numero di visitatori nel 2015, e Christian Dior: Designer of Dreams, che li ha battuti di nuovo nel 2019.

La mostra in scena in questi giorni, Gabrielle Chanel: Fashion Manifesto, aperta appena un mese fa, è un successo clamoroso. Naomi farà una magia simile? Il museo sta scommettendo su un'alchimia da zeitgeist in parte dovuta ai social media, che ripropongono il periodo d'oro delle top anni Novanta attraverso immagini d'archivio, i cui originali ora si vendono all'asta a cifre che oscillano fra 30.000 e un milione di sterline, e in parte grazie all'industria della moda che realizza le opportunità offerte da un altro giro di ruota mentre le supermodels di allora si dirigono trionfalmente verso la mezza età.

Conseguenza fin troppo scontata: i negozi sono di nuovo pieni di jeans a gamba dritta, body drappeggiati in jersey e blazer che Campbell e colleghe (tra cui la celeberrima Trinity di amiche pressoché inseparabili che vedeva protagoniste Naomi stessa, Christy Turlington e Linda Evangelista) hanno reso famosi nei ritratti immediatamente riconoscibili di Peter Lindbergh.

"Sono state le prime influencer", ha detto Donatella Versace. "Hanno definito il potere, le donne che sostengono le altre donne". "Sicuramente le top di allora attraggono ancora i giovani", concorda la stilista di Fendi, Kim Jones, che nel 2022 ha scelto la 57enne Linda Evangelista per la sua passerella.

Il pubblico più giovane, invece, forse conosce la modella più per il suo attivismo che per i suoi giorni da diva. Nel 2005, Naomi ha fondato la sua organizzazione benefica Fashion for Relief per raccogliere fondi per cause umanitarie con sfilate costellate di star. Lavora anche con Sarah Brown, la moglie dell'ex primo ministro Gordon, per la White Ribbon Alliance, un’associazione che promuove l'assistenza sanitaria materna a livello globale. Una donna dalle mille sfaccettature, quindi, che non finisce mai di sorprendere e incuriosire: anche per questo si può prevedere, facilmente, che la mostra su di lei sarà un incredibile successo. Ci vediamo lì, e ne riparleremo.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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