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Il governo accelera sulla riforma fiscale: in arrivo tagli all’Irpef e nuova rottamazione delle cartelle esattoriali

- di: Jole Rosati
 
Il governo accelera sulla riforma fiscale: in arrivo tagli all’Irpef e nuova rottamazione delle cartelle esattoriali

Il Governo sta intensificando gli sforzi per attuare una significativa riforma fiscale, focalizzata su una riduzione dell’Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) e su una nuova operazione di rottamazione delle cartelle esattoriali.

(Foto: il ministro Giorgetti con la premier Meloni)

Riduzione delle aliquote Irpef
Uno dei pilastri della riforma è la revisione delle aliquote Irpef, con l’obiettivo di semplificare il sistema e alleggerire il carico fiscale sul ceto medio. Attualmente, l’Irpef è strutturata su quattro scaglioni di reddito, con aliquote che variano dal 23% al 43%. La proposta prevede la riduzione a tre aliquote, con scaglioni più vantaggiosi per i contribuenti. In particolare, si discute dell’abolizione dell’aliquota del 23% sui redditi più bassi, al fine di aumentare il potere d’acquisto delle fasce meno abbienti.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha sottolineato l’importanza di questa misura per stimolare la crescita economica e favorire la competitività del Paese. Tuttavia, ha evidenziato la necessità di individuare le coperture finanziarie adeguate per sostenere la riduzione fiscale, dichiarando: “Vediamo le risorse e come si può fare”. La preoccupazione principale rimane quella di non intaccare il deficit pubblico, già sotto la lente di Bruxelles per le difficoltà nel rispettare i parametri di bilancio.
Parallelamente, il governo sta valutando misure compensative per sostenere le finanze pubbliche. Tra le ipotesi in discussione ci sono un possibile aumento selettivo delle accise su prodotti di lusso, una revisione delle detrazioni fiscali e un’accelerazione della lotta all’evasione fiscale, con un rafforzamento delle misure di controllo e tracciabilità dei pagamenti.

Nuova rottamazione delle cartelle esattoriali
Parallelamente, il governo sta lavorando a una nuova edizione della “pace fiscale”, denominata rottamazione quinquies, per affrontare l’enorme accumulo di cartelle esattoriali non riscosse, che ammonta a circa 1.100 miliardi di euro. Questa misura mira a facilitare il pagamento dei debiti fiscali da parte dei contribuenti in difficoltà, offrendo la possibilità di saldare le somme dovute senza sanzioni e interessi, attraverso un piano di rateizzazione fino a 120 rate mensili, equivalenti a dieci anni.
Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha aggiornato sulla tempistica della misura, affermando: “Adesso abbiamo il presidente Benedetti che sta facendo tutta una ricognizione e all’esito di quello che ci dirà faremo tutte le opportune valutazioni. Penso che entro fine mese, sicuramente, ci daranno dei riscontri”.
L’opposizione, tuttavia, ha già espresso forti critiche nei confronti di questa misura. Esponenti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle hanno accusato il governo di favorire i contribuenti morosi a scapito di chi ha sempre pagato regolarmente le tasse. “Non possiamo continuare a incentivare comportamenti scorretti con rottamazioni su rottamazioni. È necessario un sistema fiscale più equo e stabile, non misure temporanee che generano incertezza”, ha dichiarato il deputato dem Antonio Misiani.

Dibattito politico sulle priorità fiscali
All’interno della maggioranza di governo, il dibattito sulle priorità fiscali è acceso. La Lega, guidata da Matteo Salvini, spinge con forza per l’introduzione della rottamazione delle cartelle esattoriali, considerandola una misura fondamentale per aiutare milioni di italiani in difficoltà. Salvini ha dichiarato: “Pace fiscale e rottamazione di tutte le cartelle esattoriali: 120 rate tutte uguali in dieci anni, senza sanzioni e interessi, per aiutare milioni di italiani onesti in difficoltà”.
Dall’altro lato, Forza Italia pone l’accento sulla necessità di ridurre l’Irpef per i redditi medio-bassi. Il responsabile economico del partito, Maurizio Casasco, ha evidenziato che un taglio dell’aliquota dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro comporterebbe un risparmio annuo di circa 440 euro per i contribuenti interessati. Casasco ha sottolineato che tale misura non rappresenta una “mancetta”, ma un intervento strutturale per sostenere il ceto medio.

Le pressioni dell’Unione Europea

Un elemento chiave nella discussione sulla riforma fiscale è il confronto con l’Unione Europea. Bruxelles sta monitorando attentamente le politiche fiscali italiane, esortando il governo a mantenere la disciplina di bilancio e a non ricorrere a misure che possano compromettere la sostenibilità del debito pubblico. L’Italia è già tra i Paesi con il più alto rapporto debito/PIL dell’Eurozona e qualsiasi manovra che implichi minori entrate deve essere attentamente bilanciata da misure compensative.
Secondo fonti vicine alla Commissione Europea, l’Italia potrebbe essere chiamata a dimostrare con numeri concreti come intende finanziare le nuove misure fiscali. “È fondamentale che l’Italia mantenga un approccio responsabile e non espanda il deficit in modo insostenibile” ha dichiarato un portavoce della Commissione a Bruxelles.

Una sfida cruciale per il Governo 
La riforma fiscale in cantiere rappresenta una sfida cruciale per il governo, chiamato a bilanciare le diverse esigenze politiche e sociali, garantendo al contempo la sostenibilità dei conti pubblici. Le prossime settimane saranno decisive per definire le misure da adottare e le relative coperture finanziarie, con l’obiettivo di rilanciare l’economia e migliorare il rapporto tra fisco e contribuenti. Con un’opposizione pronta a dare battaglia e un’Europa in attesa di rassicurazioni, il governo Meloni dovrà trovare un delicato equilibrio tra le esigenze interne e gli impegni internazionali.


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