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Partecipate pubbliche in crescita, ma frenano gli enti locali: il nuovo rapporto ISTAT su industria e servizi

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Partecipate pubbliche in crescita, ma frenano gli enti locali: il nuovo rapporto ISTAT su industria e servizi
Nel 2022 il numero delle imprese a partecipazione pubblica attive nei settori dell’Industria e dei Servizi è cresciuto dell’1,5%. È quanto emerge dal nuovo rapporto ISTAT sulle partecipate pubbliche, che analizza i dati aggiornati al 31 dicembre 2022. Una crescita in termini di presenza sul territorio, a cui però si contrappone un calo significativo degli addetti complessivi, pari al 5,3%. Si tratta di un saldo netto che mostra come la struttura della pubblica partecipazione nel sistema produttivo italiano stia attraversando una fase di profonda trasformazione, segnata da una razionalizzazione del personale e da un rafforzamento delle società maggiormente strutturate.

Partecipate pubbliche in crescita, ma frenano gli enti locali

A fare le spese di questa trasformazione sono soprattutto le amministrazioni regionali e locali. Le imprese partecipate da almeno un ente pubblico territoriale sono diminuite del 4,7%. Il dato segna un arretramento nella presenza diretta degli enti locali nel tessuto imprenditoriale, legato sia a politiche di dismissione delle partecipazioni marginali sia alla crescente difficoltà, per molti comuni e regioni, di gestire efficacemente strutture societarie complesse. Il quadro conferma una tendenza già in atto da diversi anni, con un progressivo decentramento del controllo verso soggetti centrali o partecipazioni indirette.

Il ruolo dominante del Ministero dell’Economia

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze continua a rappresentare il fulcro del sistema delle partecipate pubbliche. Secondo l’ISTAT, il MEF detiene una partecipazione di controllo – cioè maggioritaria – nel 14,5% delle imprese partecipate, ma gestisce oltre il 53,9% degli addetti complessivi del comparto. Questo dato conferma la natura fortemente accentrata del sistema, con pochi grandi soggetti pubblici a controllare la maggior parte della forza lavoro, a fronte di una moltitudine di realtà minori, spesso di scala locale o regionale, che tendono invece a ridurre la propria presenza.

Addetti in aumento tra le controllate dirette dello Stato


Nonostante il calo complessivo degli addetti nel settore delle partecipate pubbliche, le imprese a controllo pubblico diretto hanno visto una lieve crescita della forza lavoro, pari all’1,4% rispetto al 2021. Si tratta di un segnale interessante, che indica un processo di concentrazione delle risorse umane nelle aziende più grandi e strutturate, a scapito delle realtà minori o in via di dismissione. Un fenomeno che contribuisce a ridefinire la mappa dell’occupazione pubblica nei comparti produttivi, accentuando la polarizzazione tra grandi gruppi e piccole realtà locali.

Balzo della produttività: +7,2% per valore aggiunto per addetto

Il dato più rilevante del report riguarda però la produttività del lavoro. Il valore aggiunto per addetto nelle imprese a controllo pubblico è cresciuto del 7,2% rispetto all’anno precedente, attestandosi a quota 115.194 euro. Un incremento netto, che può essere letto come il frutto di una razionalizzazione del personale, ma anche di un miglioramento dell’efficienza e della redditività delle imprese coinvolte. Il trend suggerisce che, a fronte di un numero minore di addetti, le aziende partecipate sono riuscite a generare una maggiore ricchezza per unità di lavoro.

Un settore in mutazione: tra riforme e concentrazione

Il sistema delle partecipate pubbliche continua a essere uno dei settori più delicati del rapporto tra Stato ed economia. Il processo di revisione e razionalizzazione avviato negli anni scorsi, con le riforme che hanno imposto maggiore trasparenza e sostenibilità economica, sta portando a una ristrutturazione profonda. Meno società, meno personale, ma più efficienza nei nuclei centrali. Il ruolo del MEF si rafforza, mentre gli enti locali faticano a tenere il passo. In questo scenario, il nodo centrale resta la governance: come garantire efficienza, trasparenza e utilità pubblica in un settore dove il confine tra servizio e mercato resta sottile e spesso contestato.
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