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New York: Trump in crisi, Mamdani vola con i giovani e l’early voting

- di: Marta Giannoni
 
New York: Trump in crisi, Mamdani vola con i giovani e l’early voting
New York: Trump in crisi, Mamdani vola con i giovani e l’early voting
Trump minaccia fondi federali e truppe, ma la mobilitazione giovanile e record di voto anticipato stanno ridisegnando la corsa al sindaco della Grande Mela.

(Foto: Zorhan Mamdani, candidato favorito per l'elezione a sindaco di New York).

Affluenza record e giovani protagonisti

La città si è risvegliata all’alba con file davanti ai seggi: oltre 735.000 newyorkesi hanno già votato in anticipo, segnando la più alta affluenza mai registrata per una tornata non presidenziale. Tra questi, più di 100.000 elettori con meno di 35 anni hanno votato solo da venerdì a domenica, invertendo una tendenza iniziale di calo tra i più giovani.

Questo dato mette al centro della partita la generazione under 35: la loro presenza nei quartieri più popolari di Brooklyn, Queens e Bronx può determinare l’esito della tornata. È una vera e propria ondata generazionale che parla di cambiamento, e che spinge il giovane candidato.

La disperazione di Trump e le sue minacce

Con tono allarmato, Donald Trump è entrato pesantemente nel dibattito elettorale locale. In un post su Truth Social, ha lanciato un ultimatum: “Votate per Andrew Cuomo: con il comunista Mamdani sindaco, New York ha zero chance di successo”. Ha definito la vittoria del candidato socialista come “un completo e totale disastro”, e ha aggiunto che in tale scenario “è altamente improbabile che io contribuisca con fondi federali oltre il minimo richiesto”.

Ma non si è fermato qui. Ha evocato anche l’uso della forza federale, spiegando che ha il potere di inviare truppe della Guardia Nazionale nella metropoli «come già avvenuto a Washington, Chicago e Los Angeles». È un messaggio che suona come un avvertimento diretto a una città dove il voto municipale assume ormai valenza nazionale.

In definitiva, la situazione appare per Trump come una conta disperata: non è più solo la candidatura di un sindaco, ma la possibile spaccatura del suo mandato e del suo potere di condizionamento sul partito democratico e sulla governance federale.

La replica aggressiva di Mamdani

Il candidato favorito non ha ceduto terreno. Dopo una camminata simbolica sul ponte di Brooklyn all’alba, ha dichiarato: “Il movimento MAGA sostiene Cuomo, il candidato migliore per Trump, non per New York”. E ha rincarato: “Temono che realizzeremo ciò per cui ci siamo candidati”.

Nel suo comizio finale ha puntato l’indice contro il sostegno di Trump a Cuomo definendolo «un burattino» e un «pappagallo» della Casa Bianca. È un attacco frontale, che concentra l’elezione locale in un conflitto tra élite conservatrici e nuova spinta progressista urbana.

Programma e dinamiche della sfida

La forza di Mamdani risiede nella concretezza delle sue proposte: congelamento degli affitti nei quartieri sotto stress, trasporti pubblici scontati, controllo dei prezzi alimentari nelle catene urbane. Un’agenda che ha mobilitato gli strati più vulnerabili e i giovani precari della città.

Cuomo si presenta invece come il candidato dell’esperienza, dell’ordine e della stabilità. Nonostante le accuse recenti che lo hanno costretto alle dimissioni da governatore nel 2021, insiste che la corsa sia «molto serrata» e punta a convincere i moderati e il voto degli indipendenti.

Un test nazionale per i partiti

Questa elezione va ben oltre il Comune di New York. È considerata un banco di prova in vista delle elezioni di medio termine del prossimo anno. I sondaggi mostrano infatti un entusiasmo democratico più forte e un consenso in calo per Trump, attestato al 37 % secondo l’ultima rilevazione della CNN.

Se Mamdani vincesse, segnerebbe tre primati per la città: primo sindaco musulmano, primo sindaco di origine sud-asiatica, primo rappresentante della generazione millennial alla guida della metropoli. Per Trump sarebbe invece un tappo sulla sua capacità di influenzare il risultato politico locale e federale.

Cosa succederà ora

Restano tre variabili decisive: l’affluenza degli elettori più anziani, la capacità di Cuomo di portare a casa il voto moderato e la traduzione dell’entusiasmo giovanile in voti validi. Ma con la pressione e la minaccia di Trump, la posta in gioco è enormemente aumentata.

Come ha affermato Mamdani nel suo comizio: “Questa città può ancora dettare il futuro. Ma solo se non accetta di essere ricattata”. E in fondo è proprio questo che il voto di New York rischia di sancire: se una metropoli simbolo riesce a opporsi alla «minaccia» della Casa Bianca o se invece soccombe sotto il peso della potenza federale e finanziaria.

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