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Centrodestra, partita doppia: Veneto blindato, Campania all’assalto

- di: Jole Rosati
 
Centrodestra, partita doppia: Veneto blindato, Campania all’assalto
Tra la “misteriosa” mossa di Zaia e il debutto di Stefani, il centrodestra cerca il sorpasso al Sud con Cirielli (e l’ipotesi Sangiuliano capolista). In Puglia Lobuono accende i motori, mentre la Lega adotta simboli locali con il nome del candidato.

(Foto: i tre leader del centrodestra, da sinistra Tajani, Salvini e Meloni). Regionali 2025: Veneto blindato, Campania all'assalto

Il mini-election day del 23-24 novembre non si annuncia come un thriller sui rapporti di forza fra coalizioni: Veneto dato in cassaforte, Puglia in salita ripida, Campania sfida vera. Il punto, semmai, è un altro: la gara interna tra alleati che sostengono il governo Meloni. Qui si decide come il centrodestra uscirà dall’autunno, con un Nord da amministrare senza scosse e un Mezzogiorno dove Fratelli d’Italia vuole imprimere il timbro di partito guida, Lega difendere spazi e identità, Forza Italia piantare bandierine decisive.

Veneto, la staffetta che vale un’egemonia

Il dado è tratto: Alberto Stefani guiderà la coalizione in Veneto. Il messaggio è netto: niente “nome Zaia” nel simbolo, ma Luca Zaia resta protagonista. Nel Carroccio veneto si dà per probabile la sua candidatura da capolista in tutte le circoscrizioni, mossa che trasformerebbe l’ex governatore nel “traino” più ambito. Non c’è spazio per mezze misure: Stefani corre da leader, Zaia capitalizza consenso e blinda l’eredità amministrativa. Tradotto: Fratelli d’Italia rivendica spazio, ma accetta un equilibrio rispettoso del fortino leghista, mentre Forza Italia punta a non restare comprimaria nella futura giunta.

Sul palco di Padova è attesa la fotografia che vale più di un comunicato: Stefani, Zaia, Salvini insieme. Chi spera in ambiguità resterà deluso: “Non farò il governatore occulto”, è il messaggio che il Doge fa filtrare da giorni, con una chiosa inequivocabile: “Il futuro lo comunicherò quando sarà l’ora”.

Campania, il banco di prova del Sud

In Campania il centrodestra gioca una partita di sistema. Edmondo Cirielli si propone come frontman e uomo-apparato: viceministro, radici territoriali, narrazione di sicurezza e riscatto dei servizi pubblici (sanità in primissima linea). La macchina organizzativa spinge su più liste di sostegno e, dettaglio non secondario, si valuta l’ingresso di Gennaro Sangiuliano come capolista a Napoli: un nome che parla al ceto medio urbano, al mondo della cultura e a quell’elettorato “temperato” che può decidere la contesa.

La Lega adotta una soluzione muscolare: simbolo locale con la dicitura del candidato (“Lega – Cirielli presidente”). L’obiettivo è duplice: spersonalizzare il brand nazionale quando serve e iper-territorializzare la proposta. È un messaggio anche verso gli alleati: in Campania la bilancia del consenso non sarà solo un affare di FdI.

“Possiamo vincere”, ripete Cirielli, puntando su sanità, legalità e infrastrutture. L’eventuale candidatura di Sangiuliano da capolista, per i meloniani, sarebbe un moltiplicatore mediatico nelle aree metropolitane.

Puglia, l’incognita che può cambiare i titoli di coda

La coalizione cala la carta Luigi Lobuono: profilo civico, imprenditoriale, ex presidente della Fiera del Levante. La sua campagna parte con tre parole d’ordine sanità, tempi delle liste d’attesa, xylella. Anche qui la Lega marca il territorio con un simbolo locale (“Lega – Lobuono presidente”) e non esclude innesti ad alto tasso mediatico: l’ipotesi Roberto Vannacci in lista resta sul tavolo.

“Basta slogan, sì alla Puglia del fare”, è il refrain del debutto. La strada è in salita: il centrosinistra schiera Antonio Decaro, macchina elettorale oliata e rete amministrativa fitta. Per ribaltare il pronostico serviranno liste coese, candidati riconoscibili nelle aree interne e un’agenda concreta su sanità, Pnrr locale e giovani.

La strategia dei simboli: meno leader, più territorio

Nelle tre regioni emerge una linea categorica: ridurre la “nazionalizzazione” dei simboli e scrivere il nome del candidato presidente accanto alla sigla. È una scelta politica e comunicativa. La Lega la interpreta come ritorno alle radici territoriali: messaggi più aderenti ai contesti locali, brand flessibile e alleanze plastiche. Fratelli d’Italia punta a capitalizzare il vento nazionale senza saturare lo spazio civico, Forza Italia a difendere il suo ruolo di cerniera moderata.

Cosa guardare la notte del voto

  • Effetto traino del candidato: in Veneto misurerà la capacità di Stefani di non vivere all’ombra di Zaia.
  • Capolista pesanti: in Campania l’eventuale Sangiuliano può spostare attenzione e preferenze nelle aree metropolitane.
  • Coalizione larga o dispersione: in Puglia la differenza la faranno liste coese e candidati radicati nei territori.
  • Gerarchie interne: i dati di FdI, Lega e FI nel Sud diranno chi guida davvero la coalizione nei prossimi appuntamenti.

La posta politica

Il centrodestra vuole uscire da novembre con un messaggio semplice: governare dove è forte, competere davvero dove finora ha rincorso. Se in Veneto la domanda è con quale margine, in Campania la domanda è se basta. In Puglia, infine, la questione è se il profilo civico di Lobuono può diventare la sorpresa che riapre il Mezzogiorno al centrodestra. Una cosa è certa: non sarà un test cosmetico. Tra capilista celebri, simboli “locali” e dossier caldissimi come sanità e agricoltura, novembre misurerà leadership, organizzazione e capacità di parlare al territorio. Senza alibi.

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