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La Rai affonda Facci, no al contratto

- di: Redazione
 
La Rai affonda Facci, no al contratto
L'aveva sparata troppo grossa - se n'era reso conto lui stesso, facendo ammenda sulla forma, non sulla sostanza delle cose scritte - perché tutto si riaggiustasse con scuse postume, che sono sempre in bilico tra il pentimento reale e la convenienza.
Quindi Filippo Facci paga soprattutto un passaggio del sulfureo articolo dedicato alla vicenda della presunta violenza carnale di cui si sarebbe macchiato Leonardo La Russa, il figlio minore del presidente del Senato. I vertici della Rai hanno deciso, ufficializzandolo oggi, di non perfezionare il contratto di collaborazione per una striscia quotidiana di cinque minuti, che avrebbe dovuto precedere l'edizione delle 13.00 del Tg2.
Una scelta che la Rai ha preso sotto la spinta delle reazioni, quasi unanimi, a quanto Facci ha scritto (''Una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo'') , tanto che contro di lui si era levata una marea di reazioni mirate a non dare seguito ai contatti - avanzatissimi - con il giornalista per affidargli un programma.

La Rai affonda Facci, no al contratto

Ma forse non basterà la decisione - presa dall'amministratore delegato Roberto Sergio, certamente, vista la materia, di concerto con il direttore generale Giampaolo Rossi - a calmare definitivamente le acque. Forse ad acquetarle, ma non a calmarle completamente perché l'improvvida uscita di Facci ha dato forza all'opposizione, che contesta il ''nuovo corso'' della Rai, dopo il cambio della filiera di comando dell'azienda.
Ma su questo punto forse occorre più d'una considerazione, partendo da quella sull'opportunità di cancellare un programma ben sapendo che esso era stato affidato ad un giornalista che ha alle spalle tutta una carriera che dimostra il suo gusto per il paradosso e la sua costante voglia di tuffarsi nei fiumi delle polemiche, solo per potere andare controcorrente.

Filippo Facci è questo, era questo ben prima che quella maldestra e volgare affermazione, giocata sul participio passato del verbo fare, ''fatta'', nelle sue accezioni nella lingua parlata, lo mettesse in croce meritatamente.
Non sorprende, quindi, che lo abbia scritto, ma solo che ci si sorprenda, avendo lui da sempre il gusto del paradosso, dell'estremizzazione dei concetti se li ritiene funzionali a quel che ha in mente di esprimere. Ma è andato troppo, anche per chi lo aveva scelto, presumiamo, per una assonanza di area, pur non potendogli assegnare alcuna targhetta. E qui il discorso va, necessariamente, sul ''nuovo corso'' della Rai che, nella soluzione di questo caso, ha mostrato senso pratico (impossibile difendere Facci), capacità di porre orecchio alle contestazioni (dal Pd, ai Cinque Stelle, al resto dell'opposizione), realismo (se il programma fosse comunque partito, anche le virgole e le parentesi sarebbero state vivisezionate, aprendo un clima di continua bagarre, che non serve certo ai vertici ''politici'' dell'azienda). Ma, aggiungiamo, ha anche forse voluto lasciare aperto uno spiraglio di dialogo senza arroccarsi, come pure sarebbe stato facile.

Però, anche se non se ne condividono le tesi, mai preconcette, Facci resta un giornalista la cui narrazione sempre antitetica è utile da ascoltare, magari per poi buttarla via, ma non è questo quel che conta.
Non salviamo il ''soldato Facci'', che si è voluto mettere davanti ad un plotone d'esecuzione mediatico non capendo l'abnormità della formula usata, ma, ripetiamo, la scelta originaria di proporlo non era sbagliata. Di sbagliato c'è solo la sua costante ricerca di sorprendere.

Come ha fatto nelle interviste rilasciate dopo l'esplodere del caso e che, semmai possibile, lo hanno reso ancora più antipatico, come sicuramente fuori registro è stato il rifermento alle sue vicissitudine economiche per dire che il no al contratto con la Rai lo avrebbe messo in enormi difficoltà.
Una caduta di stile, umanamente comprensibile, ma che forse lui per primo non perdonerebbe ad altri.
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