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Nel sangue ci sono “molecole-spia” dell’invecchiamento

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Nel sangue ci sono “molecole-spia” dell’invecchiamento

Nel sangue circolano molecole che raccontano molto più dell’età anagrafica: indicano l’età biologica e persino il rischio futuro di sviluppare problemi di salute. A individuarle è stato un gruppo di ricercatori guidato dalla Tufts University di Boston, analizzando campioni di sangue di circa 800 cani di diverse razze e dimensioni. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Ageing Cell e aprono la strada a trattamenti mirati per rallentare o monitorare l’invecchiamento.

Nel sangue ci sono “molecole-spia” dell’invecchiamento

I ricercatori hanno scelto i cani come modello perché condividono ambiente e stile di vita con l’uomo e invecchiano in modo simile. «Poiché i cani invecchiano come gli esseri umani – afferma Daniel Promislow, coordinatore dello studio – rappresentano un modello ideale per studiare l’invecchiamento». Analizzando il sangue, gli studiosi hanno osservato che il 40% delle molecole presenti in circolo cambia con l’avanzare dell’età.

Il ruolo degli amminoacidi

Il dato più significativo riguarda un particolare gruppo di amminoacidi, composti che derivano sia dalla digestione operata dai batteri dell’intestino sia dalla degradazione delle proteine presenti nel corpo. Questi amminoacidi sono risultati “spie” affidabili dell’invecchiamento in cani di tutte le razze, taglie e sesso. La correlazione è forte perché il loro accumulo dipende anche dal funzionamento dei reni, organi che con il passare del tempo filtrano il sangue con minore efficienza. Quando il filtro rallenta, le molecole restano in circolo e diventano un segnale d’allarme anticipato.

Biomarcatore dell’età biologica
Lo studio suggerisce che questi metaboliti potrebbero essere utilizzati come biomarcatori precoci dell’età biologica e della salute complessiva dell’organismo. L’obiettivo, spiegano gli autori, è arrivare a monitorare non solo quanto “vecchio” è un individuo, ma anche quanto bene sta invecchiando. È una frontiera centrale per la ricerca: intercettare il declino prima che compaiano i sintomi.

Una pista che porta anche all’uomo
Secondo Promislow, questo tipo di analisi potrebbe diventare uno strumento anche per gli esseri umani: «La nostra speranza è che i metaboliti del sangue come quelli studiati qui possano fungere da potenti biomarcatori per monitorare i processi che guidano un invecchiamento sano, non solo nei cani ma anche nell’uomo».
L’interesse è duplice: sul piano medico, permetterebbe diagnosi preventive più accurate; su quello farmacologico, aprirebbe la strada allo sviluppo di terapie anti-età mirate, cioè calibrate non sul calendario, ma sulle reali condizioni biologiche dei tessuti.

Una nuova mappa del tempo biologico
La ricerca mostra che la “vecchiaia” non è un dato uniforme, ma un processo metabolico visibile a livello molecolare. Se confermata anche sull’uomo, questa scoperta potrebbe cambiare l’approccio alla longevità: non più semplici cure per le malattie dell’età, ma interventi sul modo stesso in cui il corpo invecchia.

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