• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Sanità, un quarto è privata: il segnale che l’Italia non può ignorare

- di: Vittorio Massi
 
Sanità, un quarto è privata: il segnale che l’Italia non può ignorare
Sanità, un quarto è privata: il segnale che l’Italia non può ignorare

Il rapporto CNEL 2025 fotografa un sistema in bilico: crescono i costi a carico dei cittadini, mancano medici e restano diseguaglianze. Ma digitalizzazione e speranza di vita danno segnali positivi.

La fotografia di un sistema sotto pressione

La sanità italiana sta cambiando volto, ma non sempre nella direzione giusta. Secondo la Relazione sui servizi pubblici 2025, la spesa privata per cure e visite ha raggiunto 42,6 miliardi di euro l’anno, pari a un quarto della spesa sanitaria totale. In pratica, un italiano su quattro oggi paga di tasca propria ciò che un tempo rientrava nell’offerta pubblica.

L’aumento, stimato al +2% in un solo anno, segnala un fenomeno strutturale più che congiunturale: liste d’attesa interminabili, carenze di personale, difficoltà di accesso nelle aree interne e nel Sud spingono i cittadini verso il privato, anche per esami e visite di routine. Il dato fa riflettere: la quota pubblica di finanziamento, nel 2023, si è fermata al 74%, contro il 77,3% medio europeo.

Carenze e divari: le nuove faglie della salute pubblica

Dietro i numeri ci sono i volti. Medici di base in calo, pronto soccorso sotto organico, reparti in affanno. La carenza di professionisti – soprattutto nell’emergenza-urgenza – sta diventando una delle principali emergenze del sistema sanitario nazionale.

Renato Brunetta, presidente del CNEL, avverte che la situazione resta “a macchia di leopardo”: “La digitalizzazione ha portato risultati concreti, ma persistono ampi divari territoriali, soprattutto nei servizi sociali e nella sanità di prossimità”, ha affermato Brunetta il 14 ottobre 2025.

L’emergenza riguarda anche il capitale umano. Il personale sanitario invecchia rapidamente, mentre le assunzioni restano insufficienti a compensare i pensionamenti. Il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha ricordato che “nei prossimi sette anni andranno in pensione un milione di dipendenti pubblici: serve un piano straordinario di ricambio generazionale”.

Il paradosso: italiani più longevi, ma meno tutelati

Nonostante le criticità, alcuni segnali positivi emergono. La speranza di vita è tornata ai livelli pre-pandemia, la mortalità per tumori è in calo e le condizioni di salute degli anziani con malattie croniche migliorano grazie alla prevenzione e all’assistenza domiciliare.

Ma la forbice tra Nord e Sud resta profonda. Nel Mezzogiorno si spende meno in prevenzione e si muore di più per patologie trattabili. Gli ospedali sono spesso sottodimensionati, e la mobilità sanitaria – cittadini costretti a curarsi fuori regione – continua a crescere. Gli esperti avvertono: una sanità pubblica non equa si traduce in diseguaglianza sociale. Chi può paga e si cura, chi non può rinuncia o aspetta mesi.

Digitalizzazione: l’unico vero motore del cambiamento

In mezzo a luci e ombre, la transizione digitale è il fronte che mostra i progressi più tangibili. Cartelle cliniche elettroniche, piattaforme per prenotazioni online, referti digitali e interoperabilità dei dati stanno semplificando la vita dei cittadini.

Brunetta ha definito “bene il digitale” l’avanzamento tecnologico nella Pubblica amministrazione, pur ricordando che serve continuità e formazione. “Non basta installare piattaforme: servono competenze diffuse e personale formato”, ha affermato.

Oggi oltre il 70% delle aziende sanitarie utilizza infrastrutture digitali avanzate, ma solo la metà dei comuni è in grado di integrare i propri servizi con quelli sanitari. Un problema di coordinamento più che di tecnologia.

La sanità che verrà: sfida tra pubblico e privato

Dietro l’espansione della sanità privata non si nasconde soltanto un fallimento, ma anche una trasformazione del mercato. Crescono cliniche e poliambulatori convenzionati, startup sanitarie e servizi digitali che offrono teleconsulto, diagnostica a domicilio e check-up personalizzati.

Il rischio è che la sanità diventi un lusso a geometria variabile, dove la qualità dell’assistenza dipende dal reddito o dal CAP di residenza. Secondo l’analisi, solo un intervento strutturale sul finanziamento pubblico, l’assunzione di giovani professionisti e la riduzione delle liste d’attesa può invertire la rotta.

“Il diritto alla salute non può essere misurato in euro, ma in tempi di risposta e in accessibilità”, si legge nella Relazione.

Tra orgoglio e allarme

L’Italia resta tra i Paesi con la maggior copertura sanitaria pubblica in Europa, ma il trend degli ultimi anni suona come un campanello d’allarme. La pandemia aveva ricordato il valore del sistema universale, ma oggi il ritorno al “fai da te” sanitario rischia di svuotarne il significato.

Le sfide principali restano tre: finanziare, innovare, colmare i divari. E la vera battaglia non sarà solo economica, ma culturale: quella per una sanità pubblica moderna, accessibile e sostenibile, che torni a essere la spina dorsale del Paese, non la sua ultima opzione.

Notizie dello stesso argomento
Trovati 1 record
Trovati 1 record
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720