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Mercati e bilancio italiano: come lo scudo BCE influenza lo spread

- di: Bruno Coletta
 
Mercati e bilancio italiano: come lo scudo BCE influenza lo spread
I mercati hanno accolto con favore il Piano Strutturale di Bilancio a Medio Termine dell’Italia, approvato dalla Commissione europea. Nonostante preveda solo una lenta e contenuta riduzione del rapporto debito pubblico/Pil, il piano ha ottenuto il plauso degli investitori, con un calo dello spread e un miglioramento dell’outlook da parte di alcune agenzie di rating. Il report dell’Osservatorio Conti pubblici italiani (Osservatorio Cpi) dell’Università Cattolica, diretto da Giampaolo Galli, ex direttore generale di Confindustria, e in precedenza da Carlo Cottarelli, e a firma di Gianmaria Olmastroni, approfondisce questa dinamica, suggerendo che la benevolenza dei mercati potrebbe essere legata anche all’introduzione del “Transmission Protection Instrument” (TPI), meglio noto come scudo anti-spread, da parte della BCE nel 2022.

il Transmission Protection Instrument: cos’è e come funziona
Quando la Banca Centrale Europea ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse a metà 2022, si temeva che i Paesi ad alto debito, come l’Italia, potessero subire un impatto sproporzionato rispetto ad altri, con il rischio di una crisi finanziaria. Per contrastare queste dinamiche, il 21 luglio 2022 la BCE ha introdotto il TPI. Questo strumento consente alla BCE di acquistare titoli di Stato di Paesi che rispettano le regole fiscali europee ma affrontano un aumento dello spread non giustificato dai fondamentali economici.
il TPI. Afferma il report, è stato ideato per proteggere i Paesi dalle speculazioni di mercato, con l’obiettivo di garantire la trasmissione uniforme della politica monetaria nell’Eurozona. Tuttavia, il TPI non è stato ancora attivato e la sua reale efficacia rimane da verificare.

Requisiti per accedere al TPI
L’accesso al TPI è subordinato al rispetto di quattro criteri principali:
1. Conformità alle regole fiscali europee: il Paese non deve essere sotto procedura per deficit eccessivo o aver mancato di implementare le raccomandazioni del Consiglio dell’UE.
2. Assenza di squilibri macroeconomici gravi: ad esempio, non devono esserci bolle immobiliari o grandi deficit delle partite correnti.
3. Sostenibilità fiscale: la traiettoria del debito pubblico deve essere considerata sostenibile sulla base delle analisi di istituzioni come la Commissione europea e il Fondo Monetario Internazionale.
4. Politiche macroeconomiche sane e sostenibili: il Paese deve rispettare gli impegni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e le raccomandazioni specifiche della Commissione europea.
Come evidenziato dal report dell’Osservatorio Cpi, la BCE si riserva una notevole discrezionalità nel valutare l’idoneità di un Paese al TPI e nel decidere se attivarlo. Gli acquisti, infatti, non sono automatici ma subordinati a una valutazione approfondita delle condizioni di mercato e della proporzionalità rispetto agli obiettivi della BCE, primo fra tutti il controllo dell’inflazione.

Italia e TPI: un possibile beneficio?
Secondo l’Osservatorio Cpi, l’Italia potrebbe essere considerata idonea per l’accesso al TPI, pur con alcune riserve. Il nostro Paese è attualmente sotto procedura per deficit eccessivo e presenta squilibri macroeconomici giudicati eccessivi dalla Commissione europea. Tuttavia, il Piano Strutturale di Bilancio a Medio Termine e il quadro di bilancio per il 2025 sono stati promossi dalla Commissione, un segnale positivo che potrebbe influenzare il giudizio dei mercati.
La possibilità che l’Italia acceda al TPI potrebbe essere vista come un elemento di stabilità dagli investitori, riducendo la percezione del rischio associato al debito pubblico”, sottolinea Olmastroni nel suo approfondimento. Inoltre, l’adesione agli impegni del PNRR e alle raccomandazioni europee rappresenta un altro punto a favore del nostro Paese.

Uno strumento ancora non testato
Nonostante le sue potenzialità, il TPI rimane uno strumento teorico. Ad oggi, infatti, non è mai stato attivato. Come ricordato da Christine Lagarde, presidente della BCE, in una recente conferenza stampa, “Il TPI non è stato discusso nell’ultima riunione”. Questo lascia aperte domande su come funzionerebbe in pratica e su quali condizioni specifiche ne giustificherebbero l’utilizzo.

Conclusione
Il report dell’Osservatorio Conti pubblici italiani, curato da Gianmaria Olmastroni, mette in luce un aspetto cruciale del rapporto tra politiche economiche e mercati finanziari. L’introduzione del TPI da parte della BCE ha contribuito a rafforzare la fiducia nei confronti di Paesi come l’Italia, nonostante un percorso di riduzione del debito ancora lento. Tuttavia, l’efficacia di questo strumento dovrà essere dimostrata sul campo, qualora le condizioni di mercato lo richiedano.
(Nella foto, da sinistra, Ugo Loeser di Arca Fondi; Carlo Cottarelli, economista; Emilio Rossi di Oxford Economics; Giampaolo Galli, Direttore Osservatorio conti pubblici italiani)

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