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Telemarketing, l’Authority cambia le regole: così il mercato vale miliardi ma rischia di perdere fiducia

- di: Alberto Vicini
 
Telemarketing, l’Authority cambia le regole: così il mercato vale miliardi ma rischia di perdere fiducia

Dal 19 novembre entra in vigore la stretta dell’Authority sulle chiamate commerciali provenienti da falsi numeri mobili italiani. Un provvedimento che chiude una falla strutturale del sistema, utilizzata per anni da operatori irregolari per aggirare controlli, norme sul consenso e il Registro delle Opposizioni.

Telemarketing, l’Authority cambia le regole

La decisione, tecnicamente complessa e maturata dopo mesi di monitoraggio, rappresenta il primo vero tentativo di ripulire un settore che continua a muovere numeri significativi: tra outsourcing, servizi di customer management e campagne di vendita dirette, il telemarketing in Italia è ancora un comparto che vale diversi miliardi, sostenuto da migliaia di micro-imprese e contact center distribuiti sul territorio.

Il costo della fiducia erosa

La crescita del fenomeno dei “numeri finti” ha però alterato la percezione pubblica, trasformando uno strumento commerciale tradizionale in un territorio grigio dove frodi, spam e sistemi di vendita aggressivi hanno progressivamente eroso la fiducia dei consumatori. Per le imprese che operano in modo regolare, il danno è stato duplice: da un lato l’aumento dei costi di compliance per distinguersi dagli operatori abusivi, dall’altro un tasso di risposta in crollo che ha reso meno efficace ogni investimento in campagne telefoniche. Le chiamate mascherate da numerazioni mobili italiane hanno alimentato un clima di sospetto che, secondo le associazioni di categoria, ha ridotto il ritorno commerciale delle aziende e in alcuni casi ha spinto i committenti a tagliare i budget per le attività outbound.

Un impatto sulla produttività delle imprese
La mossa dell’Authority, pur non risolvendo tutti i problemi, interviene su una distorsione che aveva conseguenze economiche dirette. La mancanza di trasparenza nelle chiamate generava infatti inefficienze: operatori pagati a contatto utile, liste di numeri ormai “bruciate”, processi di verifica duplicati, contenziosi con i clienti e un danno reputazionale crescente. Il nuovo sistema di controllo delle numerazioni punta a ripristinare un equilibrio, rendendo identificabile l’origine della chiamata e responsabilizzando gli operatori. Per molte aziende, dall’energia alle telecomunicazioni, fino ai servizi assicurativi, si tratta di una riforma che può aiutare a ricalibrare i costi e ristabilire un rapporto commerciale più stabile.

Più tutele, ma anche una nuova economia dei dati
La stretta apre anche un capitolo più ampio sulla gestione del consenso e sul valore dei dati personali. Il telemarketing si è retto per anni su banche dati eterogenee, spesso acquisite da intermediari poco trasparenti. Le nuove norme obbligano a ricostruire una filiera più chiara, in cui la provenienza dei contatti diventa tracciabile e l’utilizzo deve rispettare regole stringenti. In un mercato in cui la qualità dei dati pesa ormai quanto la qualità del prodotto venduto, la credibilità dei processi diventa un fattore competitivo. Le imprese che sapranno investire in infrastrutture certificate potranno beneficiare di maggiori tassi di conversione, mentre chi si è affidato in passato a scorciatoie rischia di uscire dal mercato.

Chi paga la transizione
Il cambiamento non è indolore. Una parte delle micro-aziende che operavano nei segmenti più opachi del settore dovrà rivedere i modelli di business, con un impatto potenzialmente rilevante sull’occupazione meno qualificata. La domanda non scomparirà, ma si sposterà verso operatori più grandi e strutturati, capaci di garantire standard elevati e controlli in tempo reale. È uno scenario che potrebbe ridisegnare la geografia del lavoro nei call center, spingendo verso una maggiore professionalizzazione e riducendo la frammentazione che ha caratterizzato il comparto per due decenni.

Un mercato che cambia forma
La vera domanda è se questa riforma riuscirà a trasformare una crisi di fiducia in un’occasione di rilancio. I primi segnali indicano che gli investimenti potrebbero tornare a crescere, soprattutto nelle attività legate alla consulenza e alla vendita di servizi complessi. Il contact center resta infatti uno dei canali più efficaci per il customer care e per la gestione dei rinnovi contrattuali, due ambiti che generano margini importanti per le aziende. Se la stretta riuscirà a selezionare gli operatori più seri, il settore potrebbe beneficiare di una nuova stagione di competitività.

L’equilibrio tra crescita e tutela

La sfida, come spesso accade nelle regolazioni economiche, è trovare la linea di equilibrio tra protezione dei consumatori e sostegno alle imprese. L’Authority ha scelto di intervenire sulle distorsioni più evidenti senza soffocare un comparto che, pur attraversato da criticità, continua a rappresentare un presidio essenziale di relazione tra aziende e cittadini. La successiva fase dipenderà dalla capacità dei player di investire in qualità: perché in un mercato dove il sospetto è diventato sistema, la trasparenza non è più solo una norma da rispettare, ma una strategia industriale.

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