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Tokio cambia passo e chiude in rialzo: spinta dai futures Usa

- di: Matteo Borrelli
 
Tokio cambia passo e chiude in rialzo: spinta dai futures Usa
Il Nikkei recupera il segno negativo iniziale grazie all’effetto Wall Street. Rimbalzi in Asia, oro stabile, petrolio in calo. Attesi acquisti in Europa.

Dopo un avvio incerto, la Borsa di Tokyo ha chiuso in territorio positivo, sorprendendo gli operatori che alla partenza si aspettavano una seduta debole. L’indice Nikkei 225 ha terminato la giornata con un guadagno dello 0,63%, invertendo la rotta rispetto al calo iniziale. A determinare il cambio di passo è stato il recupero dei futures americani, in particolare quelli sul Nasdaq e sull’S&P 500, che hanno alimentato il sentiment anche nei mercati asiatici.

“Gli investitori hanno iniziato a comprare azioni considerate sottovalutate, sfruttando l’effetto traino dei futures Usa”, ha dichiarato Takamasa Ikeda, gestore di portafoglio presso GCI Asset Management.

A contribuire all’ottimismo è stata anche la lettura più debole del previsto dei dati statunitensi sui servizi, che ha rafforzato le aspettative di un taglio dei tassi da parte della Fed già a settembre.

Asia in ordine sparso, ma prevale il segno più

Il recupero di Tokyo ha fatto da contrappunto a un’Asia divisa tra rimbalzi cauti e prese di beneficio. In Cina, lo Shanghai Composite ha guadagnato lo 0,34%, lo Shenzhen Component lo 0,55%, mentre il China A50 ha perso lo 0,10%. Bene anche l’indice DJ Shanghai, in salita dello 0,35%. A Hong Kong, l’Hang Seng ha chiuso in lieve rialzo (+0,15%), sostenuto dai titoli tech dopo una serie di dati economici migliori delle attese.

In Australia, l’S&P/ASX 200 ha messo a segno un +0,81%, il miglior risultato della regione, mentre in Vietnam l’indice VN 30 ha segnato un +1,96%, favorito dall’afflusso di capitali esteri. Segno meno invece per Taiwan (-0,24%), la Corea del Sud (-0,01%), l’Indonesia (-0,01%) e soprattutto l’India, dove il Nifty 50 ha perso lo 0,37% e il BSE Sensex lo 0,23%.

Valute e materie prime: il dollaro rallenta, petrolio in discesa

Sul fronte valutario, il dollaro ha perso terreno contro lo yen, scendendo intorno a quota 147, mentre l’euro è risalito sopra 1,157 contro il biglietto verde. Il calo del dollaro riflette la crescente probabilità di un taglio dei tassi da parte della Fed, stimata al 94% dai contratti futures.

Le materie prime mostrano una dinamica mista. Il petrolio è in calo, con il Brent che scambia a circa 67,8 dollari al barile e il WTI poco sopra i 65 dollari, penalizzato da timori legati a un possibile eccesso di offerta. Il gas naturale europeo è stabile ma resta su livelli elevati, mentre l’oro si conferma sopra i 3.380 dollari l’oncia, sostenuto dalla debolezza del dollaro e dalla ricerca di beni rifugio in una fase di incertezza geopolitica.

Verso l’Europa: attese aperture in rialzo

I futures sulle Borse europee anticipano un avvio in moderato rialzo. Lo Stoxx 50 è atteso in crescita dello 0,2%, il DAX tedesco dello 0,3% e il FTSE britannico dello 0,4%. Anche Wall Street dovrebbe aprire in verde, con i futures su Nasdaq e S&P 500 che segnalano un ulteriore slancio positivo dopo la buona tenuta di ieri.

“I segnali di rallentamento dell’economia Usa rafforzano la prospettiva che la Fed allenti la stretta monetaria già questo autunno”, ha osservato Rodrigo Catril, strategist della National Australia Bank. Più cauto Kyle Rodda di Capital.com, che avverte: “Potremmo essere di fronte a uno scenario stagflattivo, in cui la crescita si ferma mentre i prezzi restano alti”.

Dietro il rimbalzo giapponese

Il ritorno del segno più a Tokyo è stato accompagnato anche da un buon dato interno: l’indice PMI dei servizi in Giappone è salito a 53,6 punti, segnando il livello più alto da febbraio. Una spinta che ha ridato fiducia agli investitori dopo settimane dominate da preoccupazioni per la frenata cinese e per le tensioni commerciali innescate dalla Casa Bianca.

Nonostante le nuove minacce tariffarie lanciate dall’amministrazione Trump su componenti farmaceutiche e chip, il mercato scommette su una fase di tregua diplomatica con Pechino e su una ripresa graduale della domanda asiatica. L’attenzione resta però altissima: ogni dichiarazione, ogni cifra, ogni tweet può rovesciare il quadro in poche ore.

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