Donald Trump ha annunciato una delle misure più attese dalla sua base elettorale: un drastico abbattimento dei costi dei farmaci da prescrizione. Il presidente, ormai da mesi tornato alla guida del Paese, ha firmato un ordine esecutivo che prevede una riduzione fino all’80% del prezzo dei medicinali, sia da banco sia salvavita. Lo ha fatto con una dichiarazione pubblica diffusa direttamente dalla Casa Bianca e rilanciata dalla sua piattaforma digitale.
Trump rilancia sul fronte sanitario: taglio dell’80% ai prezzi dei farmaci
“È una svolta che i cittadini americani aspettavano da anni. La salute non sarà più un privilegio dei ricchi”, ha detto. La misura, secondo le stime dell’amministrazione, coinvolgerà circa 140 milioni di cittadini e dovrebbe entrare in vigore già entro l’estate. La portata del provvedimento è imponente. Coinvolge le grandi compagnie farmaceutiche e rinegozia una serie di accordi sui brevetti e sulle licenze con effetto retroattivo. L’industria ha reagito con cautela: alcune sigle parlano di “necessità di valutazioni tecniche” mentre altre, come la PhRMA, temono effetti sulla ricerca e sviluppo.
Il presidente, però, non sembra disposto a cedere: “Abbiamo ascoltato per anni le scuse dei colossi del farmaco. Ora i cittadini vogliono i risultati, e li avranno”. Nei prossimi giorni il Congresso esaminerà la cornice legislativa del provvedimento, che Trump vuole blindare attraverso un decreto supplementare che impedisca il ritorno a un sistema di prezzi liberi.
Il peso della misura sull’economia sanitaria
Secondo i primi calcoli diffusi dal Dipartimento per la Salute, il taglio dei prezzi potrebbe tradursi in un risparmio medio di 3.400 dollari l’anno per ogni famiglia americana. Ma dietro l’ottimismo del presidente, si celano anche interrogativi tecnici e finanziari. Il governo federale dovrà coprire parte del mancato introito per le assicurazioni pubbliche, mentre le compagnie private saranno obbligate a rivedere i loro contratti entro 90 giorni. I centri di analisi come il Brookings Institution stimano un impatto significativo sull’inflazione sanitaria, che potrebbe diminuire del 2,4% nel prossimo biennio. Tuttavia, il rischio di una minore disponibilità di farmaci innovativi resta sul tavolo.
Un messaggio politico oltre la misura tecnica
La battaglia sui farmaci è anche, e forse soprattutto, un messaggio politico. Trump ha scelto di lanciare la misura in un momento in cui il suo consenso personale è tornato sopra il 50% nelle rilevazioni nazionali. La sanità, insieme alla sicurezza economica e alla politica estera, costituisce uno dei pilastri su cui il presidente vuole fondare la seconda fase del suo mandato. La promessa, già fatta nella campagna elettorale del 2020 e rimasta incompiuta per la pandemia, diventa ora realtà con un impatto diretto e simbolico. “Non ci saranno più americani costretti a scegliere tra il cibo e le cure”, ha detto in una nota.
La risposta democratica e il clima nel Congresso
Dall’opposizione democratica arrivano commenti più prudenti che ostili. Il leader del Senato, Chuck Schumer, ha dichiarato che “si tratta di un passo positivo, ma bisognerà verificare gli effetti concreti e l’applicazione”. Alcuni senatori hanno chiesto che la misura sia integrata con un pacchetto di norme sulla trasparenza delle forniture e sulla qualità dei farmaci generici. Trump ha invece chiarito che “non accetterà correzioni che diluiscano l’impatto del decreto”. Nei prossimi giorni sono previsti incontri tra Casa Bianca e rappresentanti del settore per valutare modifiche tecniche prima dell’attuazione piena.