Il Consiglio Affari generali dell’Unione Europea ha dato il via libera al diciottesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, inasprendo ulteriormente il regime restrittivo già in vigore dal febbraio 2022. Si tratta di un passaggio significativo e fortemente politico, che mira a colpire in modo mirato settori strategici del sistema economico e industriale russo, tra cui l’energia, la finanza e il commercio internazionale. Le misure approvate introducono per la prima volta un meccanismo dinamico di “Oil Price Cap”, ovvero un tetto flessibile al prezzo del petrolio russo esportato, fissato al 15% in meno rispetto alla media di mercato. Un sistema che, almeno nelle intenzioni di Bruxelles, dovrebbe erodere in modo più efficace i ricavi energetici di Mosca.
Ue, via libera al 18esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen non ha nascosto la portata strategica del pacchetto. “Con queste misure — ha affermato — colpiamo direttamente la macchina da guerra del Cremlino. L’obiettivo è ridurre la capacità della Russia di finanziare l’aggressione in Ucraina e mantenere alta la pressione su Vladimir Putin affinché cambi strategia”. Il pacchetto include anche un nuovo divieto di transazioni relative ai gasdotti Nord Stream 1 e 2, a lungo al centro del dibattito geopolitico tra Berlino e Mosca. Inoltre, vengono rafforzati i controlli sui beni a duplice uso e sulle tecnologie critiche, per prevenire triangolazioni e forniture indirette attraverso Paesi terzi.
Zelensky ringrazia: “Risposta tempestiva, Mosca ha alzato la brutalità”
Dall’Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky ha accolto con favore il nuovo pacchetto di sanzioni, definendolo “una decisione essenziale e tempestiva, soprattutto ora che la Russia ha intensificato la brutalità degli attacchi contro le nostre città e i nostri villaggi”. Il riferimento è alle ultime offensive su Kharkiv, Odessa e Mykolaiv, che hanno colpito infrastrutture civili e provocato decine di vittime. Kiev insiste da mesi affinché l’Occidente non abbassi la guardia e continui a sostenere la resistenza ucraina con armi, aiuti finanziari e una pressione diplomatica e commerciale costante. Il nuovo pacchetto Ue, che si aggiunge a quelli adottati da Washington sotto la presidenza Trump, è considerato un passo concreto in questa direzione.
Un equilibrio fragile tra consenso interno e compattezza esterna
La decisione di Bruxelles arriva in un momento complesso per l’Unione. Da un lato, i governi più esposti sul piano energetico — in particolare quelli dell’Est e del Nord Europa — premono per un inasprimento costante delle misure, temendo una normalizzazione diplomatica che favorisca Mosca. Dall’altro, alcuni Paesi membri continuano a manifestare preoccupazioni per le ripercussioni economiche interne, in particolare sul fronte dell’inflazione energetica e della competitività delle imprese. Il compromesso sul nuovo pacchetto è stato faticosamente costruito in seno al Consiglio, ma ha ottenuto alla fine un via libera all’unanimità, segno di una tenuta politica che l’Europa vuole preservare a tutti i costi in questa fase delicata del conflitto.
Il peso delle sanzioni sul conflitto in corso
A due anni e mezzo dall’inizio dell’invasione russa, resta aperto il dibattito sull’effettiva efficacia delle sanzioni internazionali nel modificare il comportamento del Cremlino. Secondo alcuni osservatori, le restrizioni stanno erodendo nel tempo la capacità russa di approvvigionarsi di tecnologia militare e di sostenere la produzione bellica. Altri sottolineano però come l’economia di guerra messa in atto da Mosca, unita agli accordi con Paesi come Iran, Cina e Corea del Nord, abbia finora attutito gli effetti più gravi. La partita resta dunque aperta. Ma con questo nuovo pacchetto, l’Ue ribadisce una linea di fermezza destinata a durare.