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Unicef: l’obesità è ormai la forma più diffusa di malnutrizione nel mondo

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Unicef: l’obesità è ormai la forma più diffusa di malnutrizione nel mondo

Nel mondo l’obesità non è più un fenomeno legato soltanto al benessere o all’eccesso: è diventata la forma più diffusa di malnutrizione. Lo ricorda l’Unicef in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, segnalando un cambio epocale nelle dinamiche della salute infantile.

Unicef: l’obesità è ormai la forma più diffusa di malnutrizione nel mondo

Secondo gli ultimi dati, un bambino in età scolare o adolescenziale su dieci, pari a circa 188 milioni di minori, vive oggi in condizione di obesità. È un sorpasso storico: per la prima volta, l’obesità supera il sottopeso come forma di malnutrizione più comune.

In Italia, la situazione non è meno allarmante: più di un bambino su quattro è in sovrappeso e uno su dieci è obeso. Dati che preoccupano per le conseguenze a lungo termine: diabete, malattie cardiovascolari, disturbi metabolici, ma anche fragilità psicologiche e sociali.

Il nuovo volto della malnutrizione
Per decenni il termine “malnutrizione” evocava l’immagine del bambino denutrito, del corpo fragile e della fame cronica. Oggi quella stessa parola descrive anche l’altra faccia della crisi alimentare globale: l’eccesso, lo squilibrio, la cattiva qualità del cibo.
Secondo il rapporto Unicef, dal 2000 a oggi la quota di bambini sottopeso tra i 5 e i 19 anni è scesa dal 13% al 9,2%, mentre i tassi di obesità sono triplicati, passando dal 3% al 9,4%.

Solo l’Africa subsahariana e l’Asia meridionale restano regioni in cui il sottopeso prevale ancora sull’obesità. Ma anche lì, le curve stanno cambiando rapidamente: l’arrivo di diete globalizzate e prodotti ultra-processati sta alterando in modo radicale i modelli alimentari locali.

Nicola Graziano (Unicef): “Un ambiente che non protegge i bambini”
“La denutrizione resta un problema drammatico tra i bambini sotto i cinque anni nei Paesi a basso reddito — ha spiegato Nicola Graziano, presidente dell’Unicef Italia —, ma il sovrappeso e l’obesità stanno crescendo in modo preoccupante tra gli scolari e gli adolescenti”.
Secondo i dati globali, un bambino o adolescente su cinque tra i 5 e i 19 anni — circa 391 milioni — è in condizione di sovrappeso. Una parte sempre più ampia di questi rientra ormai nella categoria di obesità.

“L’obesità e la malnutrizione — continua Graziano — non sono semplicemente il risultato di scelte individuali, ma di ambienti che troppo spesso non proteggono i bambini, esponendoli a rischi evitabili. Supermercati, pubblicità, mercati digitali e stili di vita sedentari creano un contesto in cui mangiare male è più facile, più economico e più frequente che mangiare bene.”

Il paradosso del benessere
Il paradosso dell’obesità infantile è che nasce spesso laddove il benessere sembra garantito. L’abbondanza di cibo non coincide con la qualità, e la disponibilità di calorie non significa nutrizione adeguata.
Nei Paesi industrializzati, la diffusione di prodotti ricchi di zuccheri e grassi saturi, unita alla diminuzione dell’attività fisica, ha reso i bambini vulnerabili a una forma moderna di povertà: quella nutrizionale.

La stessa logica si replica anche nei Paesi emergenti, dove la transizione economica porta con sé un modello alimentare occidentale: bevande zuccherate, snack confezionati, fast food. Così, la malnutrizione si globalizza: non più per mancanza di cibo, ma per eccesso di cibo sbagliato.

Le responsabilità degli adulti
L’Unicef invita governi e istituzioni a intervenire sugli ambienti alimentari, non soltanto sui comportamenti individuali. “È necessario — si legge nella nota — promuovere politiche pubbliche efficaci, regolamentare la pubblicità rivolta ai bambini, rendere accessibili alimenti freschi e sani, investire in programmi di educazione alimentare nelle scuole.”

Il presidente Graziano ha sottolineato che la sfida è culturale e collettiva: “I bambini non scelgono da soli. È la società che sceglie per loro. E oggi troppo spesso li espone a un sistema che li spinge verso l’obesità e il rischio di malattie croniche.”

Una nuova emergenza globale
I numeri fotografano una realtà che non riguarda più soltanto la salute, ma anche l’economia e la sostenibilità. L’obesità infantile comporta costi sociali enormi, in termini di spesa sanitaria e perdita di qualità della vita. E mette in crisi l’idea stessa di progresso: in un mondo dove la fame non è scomparsa, l’eccesso alimentare diventa una nuova forma di povertà.

L’Unicef, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, invita dunque i governi a considerare l’obesità non come colpa individuale, ma come fallimento collettivo. Un problema che non si risolve con la dieta, ma con politiche che restituiscano ai bambini il diritto di crescere in un ambiente sano, equo e consapevole.

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