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Usa: i grandi dell'economia e della finanza prendono le distanza da Trump

- di: Brian Green
 
Usa: i grandi dell'economia e della finanza prendono le distanza da Trump
La notizia che circa duecento dirigenti di molte delle più grandi società americane abbiano fatto appello ai membri del Congresso per certificare - ulteriormente, ci sarebbe da dire - la vittoria di Joe Biden (e che questo appello giunga a due giorni dal conteggio ufficiale dei voti del Collegio elettorale) non è solo un ennesima pagina di questo sconcertante capitolo della storia del Paese, che Trump sta cercando di dividere. È anche un preciso segnale che la parte più influente dell'economia americana sta lanciando affinché si chiuda questa sconcertante fase politica in cui un presidente uscente non si sente tale, a dispetto delle ripetute prese di posizioni di vari magistrati che ne hanno respinto le istanze per invalidare l'esito del voto di novembre.
"L'esito di queste elezioni presidenziali è stato deciso ed è tempo che il Paese vada avanti" hanno scritto, in un breve testo congiunto, i firmatari dell'appello mentre Trump ed molti dei repubblicani che gli sono rimasti fedeli continuano a negare la regolarità del voto.

Sono nomi "pesanti" quelli che, attraverso i rispettivi dirigenti, hanno voluto dire la loro davanti ad un Paese che si sta dilaniando e che potrebbe ancora fare vedere il peggio di sé in occasione della manifestazione che Trump ha, con arroganza, indetto a Washington in contemporanea alla cerimonia di proclamazione di Biden.

L'iniziativa, infatti, ha messo assieme presidenti e amministratori delegati di aziende che non hanno bisogno di presentazione: Goldman Sachs, Microsoft, Pfizer, Mastercard, KPMG. In calce alla lettera ci sono le firme anche dei rappresentanti della NBA, la National Basketball Association, la potentissima e ricchissima organizzazione della pallacanestro professionistica americana.
Nella lettera si sottolinea che la futura amministrazione Biden deve affrontare l'urgente compito di sconfiggere il Covid-19 e ripristinare i mezzi di sussistenza per milioni di americani che hanno perso il lavoro, a causa della chiusura di migliaia di imprese a causa della pandemia. "I nostri leader regolarmente eletti" - è scritto ancora nell'appello - "meritano il rispetto e il sostegno bipartisan di tutti gli americani mentre affrontiamo le peggiori crisi sanitarie ed economiche della storia moderna".

"I tentativi di contrastare o ritardare questo processo" - sostengono i firmatari dell'appello - "vanno contro i principi essenziali della nostra democrazia. I tribunali hanno respinto le sfide elettorali". Ma queste parole non scalfiranno la determinazione di Trump che ha detto ancora sino a poche ore fa di essere lui il vincitore delle elezioni. Affermazioni che non tengono conto che le circa sessanta istanze che Trump e il suo team di legali hanno proposto contro il voto sono state tutte rigettate. E neanche lo scandalo, svelato dal Washington Post, delle indebite pressioni fatte da Trump sul segretario di Stato della Georgia (pure lui repubblicano) per "trovargli", con ogni mezzo, i voti necessari per ribaltare il responso delle urne, sembra averlo convinto ad abbassare i toni.

Anche se la formalizzazione della vittoria di Biden dovrebbe essere una formalità, alcuni repubblicani, tra cui una dozzina di senatori (come Ted Cruz e Josh Hawley e il leader della minoranza repubblicana alla Camera dei Rappresentanti, Kevin McCarthy) hanno annunciato che vi si opporranno. Una forma di protesta che non dovrebbe sortire alcun risultato perché se la maggioranza alla Camera dei democratici è ben salda, al Senato ci sono dei repubblicani (come Mitt Romney) che non intendono prestarsi alla manovra dei loro compagni di partito.
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