Usa: la Fed aumenta il tasso di interesse e niente tagli nel 2023

- di: Redazione
 
''Rispettando'' le previsioni degli economisti, la Federal Reserve ha annunciato che aumenterà il suo tasso di prestito a breve termine di un altro 0,5%, segnando in questo modo un significativo cambio di rotta rispetto alla serie aggressiva di aumenti che ha caratterizzato le sue scelte degli ultimi mesi, come tentativo di raffreddare l'economia e quindi ridurre l'inflazione. I tre precedenti aumenti erano stati dello 0,75%. Il presidente della Fed, Jerome Powell, nell'annunciare l'aumento e, soprattutto, la sua ampiezza, ha detto che ''l'economia degli Stati Uniti ha rallentato in modo significativo rispetto al rapido ritmo dello scorso anno. Ci vorrà del tempo, tuttavia, perché si realizzino tutti gli effetti della restrizione monetaria, soprattutto sull'inflazione".

Usa: la Fed aumenta il tasso di interesse e niente tagli nel 2023

La mossa aumenta il tasso debitore a breve termine a un intervallo mirato compreso tra il 4,25% e il 4,5%, il livello più alto in 15 anni. La cosa che ora è all'attenzione degli economisti è la chiara sensazione che, sebbene la politica dell'aumento dei tassi non seguirà la dinamica ''veloce'' degli ultimi mesi, per l'anno prossimo e più, sebbene non ci dovrebbero essere nuovi incrementi nei tassi, di sicuro non ci saranno tagli.
La decisione della Federal Reserve è stata ufficializzata il giorno dopo che un rapporto del governo ha rivelato che in novembre l'inflazione si è attestata al 7,1% rispetto a quella dello scorso anno, proseguendo nella parabola discendente, dopo il picco raggiunto in estate, il più alto degli ultimi 40 anni. In ogni caso l'inflazione rimane a un livello superiore al triplo del tasso obiettivo della Fed del 2%.

"L'inflazione rimane elevata, riflettendo gli squilibri tra domanda e offerta legati alla pandemia, prezzi più elevati di cibo ed energia e pressioni sui prezzi più ampie", ha affermato la banca centrale, aggiungendo che rimane "molto attenta ai rischi di inflazione". La politica della Fed è stata mirata, con gli aumenti degli oneri finanziari, a rallentare l'economia e ridurre la domanda. Approccio, tuttavia, che a detta di molti economisti rischia di far precipitare gli Stati Uniti in una recessione, mettendo a rischio il posto di lavoro di milioni di persone. Ma, a dispetto di tutto, il mercato del lavoro negli Stati Uniti si è dimostrato resiliente, rafforzando le speranze dei responsabili politici che cercano di evitare una recessione, ma alimentando anche i timori di un'ondata prolungata di inflazione guidata dagli aumenti salariali.

Le assunzioni del mese scorso hanno superato le aspettative e i salari sono cresciuti del 5,1% rispetto all'anno precedente, offrendo un gradito sollievo ai lavoratori messi a dura prova dagli aumenti dei prezzi.
Ma l'aumento dei salari spesso spinge le aziende ad aumentare i prezzi per compensare i costi aggiuntivi, il che può peggiorare l'inflazione.
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