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Asia in contropiede: le valute volano mentre il dollaro annaspa

- di: Marta Giannoni
 
Asia in contropiede: le valute volano mentre il dollaro annaspa
Lo yuan guida la rimonta contro il biglietto verde ai minimi da tre anni. Trump parla di distensione con la Cina, ma Pechino smentisce. I mercati restano sulle spine.
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Lo yuan sorride, il dollaro perde colpi
Le valute asiatiche si rimettono in marcia. Dopo settimane difficili segnate da tensioni geopolitiche e incertezza globale, oggi diverse monete della regione hanno mostrato segni di ripresa, approfittando del momento di debolezza del dollaro statunitense. Lo yuan cinese e il dollaro taiwanese sono stati i protagonisti della giornata, mentre il biglietto verde ha continuato a scivolare verso livelli che non si vedevano da marzo 2022.
L’indice del dollaro – che misura la valuta americana rispetto a un paniere di sei monete principali – è sceso ai minimi di tre anni, segnando 97,923. A pesare sul dollaro è soprattutto l’incertezza sulla strategia commerciale dell’amministrazione Trump: dazi che vanno, dazi che forse restano, ma soprattutto una direzione politica che appare sempre più instabile.
Secondo il Wall Street Journal, il presidente starebbe valutando modifiche ai super-dazi sulle auto d’importazione, temendo un contraccolpo economico interno troppo pesante. Una mossa che ha parzialmente rassicurato i mercati, senza però dissipare le nebbie su una linea politica contraddittoria.
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Pechino gela Trump: “Nessun negoziato in corso”
Se da un lato Donald Trump continua a dichiarare che “i colloqui con la Cina stanno andando bene”, dall’altro Pechino non ha perso tempo a smentire pubblicamente. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha dichiarato in conferenza stampa: “Non ci sono trattative ufficiali o incontri in programma. Ogni affermazione contraria non corrisponde alla realtà”. Uno scarto comunicativo che mette in allerta gli operatori finanziari, sempre più inclini a vendere asset denominati in dollari.
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Focus su dati asiatici e banche centrali
Oltre alle tensioni geopolitiche, l’attenzione degli investitori si concentra anche su una serie di appuntamenti economici chiave. In Cina è attesa domani la pubblicazione dell’indice PMI manifatturiero di aprile, un indicatore cruciale per misurare la salute dell’economia in un contesto di rallentamento globale. Un dato sotto le attese potrebbe rafforzare la pressione su Pechino per adottare ulteriori misure di stimolo.
In Giappone, invece, i riflettori sono puntati sulla riunione della Bank of Japan prevista per il 30 aprile. L’inflazione core a Tokyo ha sorpreso al rialzo, attestandosi al 3,4% su base annua, il valore più alto dal 2023. Secondo fonti citate da Nikkei Asia (Tokyo, 25 aprile), la BoJ potrebbe iniziare a preparare il terreno per una stretta monetaria graduale, anche se per ora i tassi resteranno fermi.
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L’effetto domino sul resto dell’Asia
Il rafforzamento dello yuan ha avuto un effetto domino anche su altre valute regionali. Il dollaro di Singapore è salito dello 0,2%, il dollaro taiwanese dello 0,5%, mentre la rupia indiana ha guadagnato lo 0,2% contro il dollaro, scendendo sotto quota 85. Segnali di vivacità sono arrivati anche dal won sudcoreano (+0,1%) e dal baht thailandese.
A restare più indietro è stato lo yen giapponese, penalizzato da un rinnovato appetito per il rischio che spinge gli investitori a uscire dai beni rifugio. La coppia USD/JPY è salita dello 0,3%, segnalando una parziale perdita dei recenti guadagni dello yen.
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Il biglietto verde non convince più
Il quadro generale, insomma, è quello di una crescente sfiducia nei confronti dell’economia americana e della leadership politica di Washington. La combinazione tra fuga dagli asset statunitensi, incertezza tariffaria, indebolimento dei Treasury e dichiarazioni scomposte di Trump sta minando la posizione di forza del dollaro sui mercati globali.
Come sintetizza Vishnu Varathan, capo economista di Mizuho Bank: “Il dollaro non è più il porto sicuro di un tempo. La leadership americana è diventata imprevedibile e questo spinge i mercati a cercare rifugi altrove”.
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Asia all’attacco, America sulla difensiva
Il rafforzamento delle valute asiatiche non è solo un fenomeno valutario, ma un segnale di cambiamento nel baricentro economico globale. Se gli Stati Uniti continuano a giocare con il fuoco del protezionismo, le economie asiatiche – pur tra difficoltà – sembrano pronte a sfruttarne ogni spiraglio. Con un dollaro debole, un’America isolata e un’Asia che fiuta l’opportunità, il messaggio ai mercati è chiaro: il vento, forse, sta cambiando.

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