C’è un’Italia che non fa rumore, ma che ogni giorno tiene in piedi una parte decisiva dell’economia nazionale. È l’Italia degli alberghi. Un’Italia fatta di reception aperte all’alba, di camere preparate in silenzio, di colazioni servite a turisti che arrivano da ogni angolo del mondo. Ed è un’Italia che, numeri alla mano, è prima in Europa.
L’Italia degli alberghi: una potenza europea spesso sottovalutata
Con 32.943 strutture alberghiere e circa 2,3 milioni di posti letto, il nostro Paese è oggi il leader assoluto nell’Unione Europea per numero di hotel, camere e disponibilità di letti. Un primato che vale il 20,3% di tutti gli alberghi europei e il 17,7% dei posti letto complessivi dei 27 Paesi Ue. A certificarlo sono i dati Eurostat 2024, elaborati dal Centro Studi Turistici per Assohotel Confesercenti.
Il confronto con gli altri grandi Paesi
Il confronto con i principali competitor è netto. La Germania segue con poco più di 29mila alberghi e 1,9 milioni di posti letto. La Spagna conta quasi 20mila strutture e oltre 2 milioni di letti. La Francia, patria storica dell’hôtellerie, si ferma a circa 17mila hotel e 1,4 milioni di posti letto.
L’Italia, invece, resta davanti a tutti. E lo fa con un modello peculiare: un sistema diffuso, capillare, fatto in gran parte di piccole e medie imprese, che però, messe insieme, danno vita a una vera potenza ricettiva europea.
Piccoli alberghi, grandi numeri
C’è un luogo comune duro a morire: quello di un’Italia fatta solo di piccoli alberghi marginali. I dati lo smentiscono. La struttura alberghiera italiana media conta oltre 33 camere e quasi 70 posti letto, dimensioni pienamente comparabili con quelle delle principali destinazioni europee.
È un modello che tiene insieme impresa e territorio, accoglienza e identità locale. Un modello che non si concentra solo nelle grandi città, ma che attraversa borghi, coste, montagne, aree interne.
I flussi: l’Italia resta tra le prime mete
Anche sul fronte della domanda l’Italia conferma il suo peso. Nel 2024 gli alberghi italiani hanno registrato 283,9 milioni di pernottamenti, il terzo dato assoluto in Europa, dopo Spagna (363,1 milioni) e Germania (300 milioni). Un risultato che consolida il ruolo del nostro Paese tra le mete più scelte per il soggiorno alberghiero.
Il dato dice una cosa semplice: l’Italia piace. Continua ad attrarre. Continua a essere desiderata.
Camere occupate, sistema efficiente
Positivo anche il tasso di utilizzo delle strutture. Con un’occupazione netta dei posti letto del 52,4%, gli alberghi italiani superano la media Ue del 49,4%. È il segno di una buona capacità di intercettare la domanda e di fidelizzarla, grazie alla qualità dell’ospitalità e all’integrazione con l’offerta territoriale.
Un patrimonio da riconoscere
«Questi numeri smentiscono l’idea di un’Italia fatta solo di piccoli alberghi marginali», sottolinea Nicola Scolamacchia, presidente nazionale di Assohotel Confesercenti. «Il nostro è un grande sistema alberghiero europeo, capillare, radicato nei territori e capace di competere con i principali Paesi».
Un patrimonio che, secondo Scolamacchia, va riconosciuto come asset strategico del turismo e dell’economia nazionale: “piccole imprese, grandi alberghi”.
La sfida che resta aperta
La leadership nei posti letto, però, non basta. La sfida è trasformarla in una leadership anche nei pernottamenti. Per farlo, servono politiche coerenti: visti turistici più rapidi, maggiore accessibilità aeroportuale, viabilità interna efficiente, e investimenti privati sostenuti.
Perché ogni euro investito negli alberghi, ricordano gli operatori, genera un indotto che resta sul territorio. E racconta, ogni giorno, un’Italia che accoglie il mondo.