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Era in un mercatino a 50 euro: ora vale 15 milioni, ecco perché

- di: Marta Giannoni
 
Era in un mercatino a 50 euro: ora vale 15 milioni, ecco perché

Comprato per 50 dollari in Minnesota, potrebbe essere un Van Gogh del 1889. Il mondo dell’arte in fibrillazione.

(Foto: fotomontaggio).

La storia inizia come un racconto da romanzo, ma è tutto vero. Nel 2016, un anonimo appassionato di antiquariato si imbatte in un quadro apparentemente trascurabile durante una vendita da garage in Minnesota, Stati Uniti. Lo compra per appena 50 dollari – poco più di 45 euro – attirato dalla potenza espressiva del volto dipinto: un vecchio pescatore dal volto scavato, la pipa tra le labbra e lo sguardo perduto nell’orizzonte. Il quadro, firmato “Elimar”, sembrava un esercizio di stile d’altri tempi. Nessuno, all’epoca, avrebbe immaginato che potesse cambiare la storia dell’arte.

Indizi tecnici e un capello rosso

Tre anni dopo, nel 2019, l’opera viene acquistata da una società newyorkese specializzata in investigazioni artistiche: la LMI Group International. Da qui inizia una straordinaria avventura di attribuzione che coinvolge più di venti esperti tra restauratori, storici dell’arte, chimici e curatori museali. I test effettuati rivelano dettagli sconcertanti: nei pigmenti usati, nella composizione del fondo e persino nella vernice si ritrovano tracce coerenti con i materiali utilizzati da Vincent van Gogh durante il suo soggiorno a Saint-Rémy-de-Provence, tra il 1889 e il 1890.

Ma c’è di più: durante l’analisi al microscopio, viene rinvenuto un capello rosso intrappolato nella vernice. Il colore e la struttura del capello coincidono perfettamente con quelli di Van Gogh, conservati in archivi biometrici per ricerche scientifiche. Un indizio affascinante, ma non ancora una prova definitiva. Il quadro, nel frattempo ribattezzato Fisherman Elimar, comincia a circolare tra addetti ai lavori e collezionisti come possibile opera perduta del genio olandese.

“La potenza spirituale dell’immagine”

Il clamore esplode nel gennaio 2025. A parlare è Maxwell Anderson, già curatore del Metropolitan Museum of Art di New York, che afferma: “La qualità pittorica è indubbia, ma ciò che colpisce è la potenza spirituale dell’immagine. Van Gogh ha sempre cercato di trasmettere l’anima dei suoi soggetti. Qui, il pescatore sembra essere un doppio ideale dell’artista stesso”.

Anche Richard Polsky, uno dei più noti autentificatori indipendenti americani, invita alla cautela: “Sì, l’opera è compatibile con Van Gogh, ma senza l’autenticazione ufficiale del Van Gogh Museum di Amsterdam il mercato non può riconoscerla come tale. Serve un consenso unanime”.

Il Van Gogh Museum si era già espresso negativamente in passato su una prima analisi preliminare, ma la LMI Group ha fatto sapere che nuove prove scientifiche sono state inviate per una seconda valutazione.

Valutazione monstre e interesse delle aste

Oggi l’opera è assicurata per 15 milioni di dollari e resta custodita in un caveau a New York. Non è ancora stata messa all’asta, ma importanti case come Sotheby’s e Christie’s si sono già mostrate interessate. Una fonte interna rivela: “Se il Van Gogh Museum conferma, ci sarà una guerra tra collezionisti privati e musei”.

Da Compiègne a Le Mans: altri casi clamorosi

Non è la prima volta che capolavori vengono scoperti per caso. È celebre il caso del Cimabue ritrovato nel 2019 nella cucina di una pensionata a Compiègne, in Francia: venduto poi per 24 milioni di euro.

Più recente, il ritrovamento a Le Mans nel 2025 di un presunto Modigliani, acquistato a un mercatino da un antiquario italiano e successivamente riconosciuto come autentico ritratto dell’artista Mario Cavaglieri. In quel caso, il valore stimato ha superato i 160 milioni di euro.

Un mondo in trasformazione tra arte e scienza

Il fascino di queste scoperte risiede nel capovolgimento del valore: oggetti ignorati per decenni o secoli che, per un caso fortuito o l’intuizione di un occhio esperto, tornano alla luce come testimonianze immortali della grande arte.

Ma è anche il segnale di un mondo, quello dell’arte, in cui la tecnologia, la scienza forense e l’intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il concetto di attribuzione.

Nel caso di Elimar, il cammino verso la verità resta ancora da completare. Ma il solo fatto che se ne discuta ha già cambiato la vita di chi lo acquistò per una manciata di dollari. E ci ricorda, una volta di più, che nei mercatini e nei garage può nascondersi la storia dell’umanità — e che a volte l’arte non sceglie i suoi musei, ma si lascia trovare da chi sa ancora guardare con stupore.

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