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Dopo decenni di promesse mancate, sgomberi difficili e tentativi di riqualificazione, le Vele di Scampia non ospitano più nessuno. Il quartiere simbolo dell’edilizia popolare napoletana sta vivendo la sua trasformazione definitiva: gli ultimi residenti hanno lasciato le loro case e le ultime strutture rimaste in piedi sono pronte per la demolizione. Un’epoca finisce, lasciando spazio a nuove prospettive, non senza il peso della storia che ha reso queste costruzioni un'icona ambivalente di degrado e resilienza.
La fine delle Vele di Scampia: l’ultimo capitolo di una storia di degrado e speranza
Le Vele di Scampia, progettate dall’architetto Francesco Di Salvo tra il 1962 e il 1975, dovevano essere un modello innovativo di edilizia popolare, ispirato ai principi dell'architettura moderna. L’idea era ambiziosa: grandi palazzi a forma di vela, connessi da passaggi sopraelevati e spazi comuni che avrebbero favorito la socializzazione tra gli abitanti. Tuttavia, il sogno si è infranto presto. La mancanza di infrastrutture adeguate, il sovraffollamento e l’occupazione abusiva – in particolare dopo il terremoto del 1980 – hanno trasformato l’area in un’enorme periferia dimenticata dallo Stato, dominata da povertà e illegalità.
Per anni, Scampia è stata sinonimo di criminalità organizzata. Le Vele sono diventate il simbolo dello strapotere della camorra, con interi edifici utilizzati come depositi di droga e basi operative. Serie televisive e film – da Gomorra a Le Vele di Scampia – hanno raccontato questa realtà, trasformandola in un’icona negativa conosciuta ben oltre i confini italiani.
Le demolizioni e il nuovo piano per Scampia
Il percorso di abbattimento delle Vele è iniziato già alla fine degli anni '90. La prima a essere demolita fu la Vela F nel 1998, seguita dalla G nel 2000 e dalla H nel 2003. Ma la svolta più significativa è arrivata con il piano Restart Scampia, lanciato nel 2016 dal Comune di Napoli. Il progetto prevedeva l'abbattimento delle ultime strutture rimaste e la realizzazione di nuovi alloggi e servizi per il quartiere.
Nel 2020, la Vela A è stata demolita con una cerimonia che ha segnato l’inizio della trasformazione. Le ultime due strutture – la Vela Rossa e la Vela Gialla – sono state evacuate tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025, chiudendo definitivamente l’epoca delle Vele di Scampia. L’unica a dover essere riqualificata, la Vela Celeste, è crollata tragicamente nel luglio 2024, causando la morte di due persone e il ferimento di altre tredici, accelerando così il processo di sgombero.
Una nuova vita per Scampia?
Oggi, l’area delle Vele è al centro di un progetto di riqualificazione urbana. Al posto degli edifici demoliti, sorgeranno nuovi spazi pubblici, scuole e abitazioni moderne. Uno dei primi segnali del cambiamento è stato l’inaugurazione, nel 2022, della nuova sede della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II di Napoli, costruita proprio nell’area dove sorgeva la Vela H.
Nonostante i progressi, la sfida per Scampia non è ancora vinta. La criminalità e la povertà rimangono problemi radicati, e molti ex residenti delle Vele faticano a trovare una nuova sistemazione dignitosa. Tuttavia, la fine di queste strutture rappresenta un segnale importante: un quartiere da troppo tempo dimenticato dallo Stato ha finalmente l’opportunità di riscrivere il proprio destino.
Le Vele non ci sono più. Resta da vedere se Scampia riuscirà a cambiare davvero volto o se l’ombra del passato continuerà ad allungarsi sulle strade di questo quartiere.