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Il vino italiano punta sull’Asia: Confagricoltura scommette su mercati in crescita e strategie condivise

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Il vino italiano punta sull’Asia: Confagricoltura scommette su mercati in crescita e strategie condivise

L’Asia si conferma un orizzonte strategico per il vino italiano, sempre più orientato a diversificare le sue destinazioni e a rafforzare la propria presenza nei mercati globali. “L’Asia rappresenta un mosaico di mercati estremamente diversi per cultura, economia e regolamentazione: una sfida complessa ma anche un’enorme opportunità per il vino italiano”, ha dichiarato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, durante il forum “Tendenze di mercato e opportunità per il vino italiano in Asia”, ospitato al Padiglione Italia dell’Expo 2025 di Osaka.

Il vino italiano punta sull’Asia: Confagricoltura scommette su mercati in crescita e strategie condivise

L’incontro ha ribadito l’urgenza di approcci nuovi e coordinati per affrontare un’area in crescita, ma non ancora pienamente esplorata dall’export enologico nazionale.

Tre Paesi trainano l’export verso Est


A oggi, il 65% del vino italiano esportato verso l’Asia è assorbito da tre Paesi: Giappone, Cina e Corea del Sud. È da qui che, secondo Giansanti, si deve partire per allargare lo spazio commerciale dell’Italia nel continente. Il Giappone, definito “maturo” dal presidente di Confagricoltura, resta un punto di riferimento, ma l’attenzione si sposta anche su mercati ad alto potenziale come India, Vietnam, Singapore e Hong Kong. “C’è margine per crescere all’interno di questo triangolo – ha spiegato – ma anche per allargare gli orizzonti, a patto di affrontare il contesto asiatico con strumenti adeguati e visione collettiva”.

La crescita dell’agroalimentare italiano negli ultimi dieci anni

Il comparto agroalimentare italiano è in costante espansione. Dal 2015, anno dell’Expo di Milano, l’export è passato da 28 a oltre 70 miliardi di euro, a dimostrazione del ruolo crescente dei prodotti italiani nel mercato globale. “Dietro ogni prodotto c’è una ricchezza che unisce il saper fare italiano al valore economico che siamo in grado di esprimere”, ha evidenziato Giansanti, collegando la reputazione del vino italiano alla forza culturale ed economica di tutto il settore agroalimentare nazionale.

L’America resta un alleato insostituibile

Nonostante il crescente interesse per l’Asia, Giansanti ha ribadito l’importanza di non perdere di vista i mercati consolidati. “Gli Stati Uniti non sono sostituibili”, ha affermato. “Sono un mercato su cui dobbiamo continuare a investire, perché rappresentano ancora il principale punto di riferimento per il vino italiano all’estero”. Negli USA si sono costruiti negli anni rapporti commerciali solidi, un’immagine forte del made in Italy e una rete distributiva avanzata. L’Asia, ha sottolineato, può affiancarsi, ma non rimpiazzare questa relazione strategica.

I punti di forza del vino italiano nel mondo

Il presidente di Confagricoltura ha poi richiamato i pilastri su cui si fonda la competitività del vino italiano a livello globale: qualità eccellente, varietà ampia e identità territoriale forte. Tre caratteristiche riconosciute e apprezzate dai mercati internazionali, ma che devono essere sostenute da politiche commerciali adeguate e strategie comunicative coerenti. “Per affrontare con successo questi sbocchi commerciali è fondamentale fare sistema”, ha detto Giansanti, sottolineando l’importanza della collaborazione tra aziende, consorzi e istituzioni.

Un sistema integrato per vincere la sfida asiatica

La penetrazione dei mercati asiatici non può essere lasciata al singolo produttore. Secondo Giansanti, è necessario un approccio strutturato, capace di ridurre i costi di ingresso, semplificare l’accesso a reti distributive complesse e costruire un’immagine coordinata del vino italiano. “Servono strategie collettive, azioni comuni, e un modello integrato di promozione che unisca identità, innovazione e diplomazia commerciale”, ha concluso. L’Asia non è più un mercato lontano: è il teatro su cui si gioca una parte fondamentale del futuro dell’agricoltura italiana di qualità.

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