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“Con onore e senza clamore”: l’Esercito italiano celebra 164 anni tra memoria, futuro e riconoscenza

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
“Con onore e senza clamore”: l’Esercito italiano celebra 164 anni tra memoria, futuro e riconoscenza

Si è tenuta ieri, 4 maggio, a Roma la cerimonia ufficiale per il 164° anniversario della fondazione dell’Esercito italiano. La data, simbolica e identitaria, segna la nascita del primo esercito nazionale dopo l’unificazione del Paese nel 1861. Alla celebrazione, svoltasi presso l’Altare della Patria, hanno partecipato le più alte cariche dello Stato. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni hanno reso omaggio ai caduti con una corona di alloro al Milite Ignoto. È stato un momento denso di significato, carico di memoria ma rivolto anche al presente di una forza armata che continua a rinnovarsi pur custodendo intatto il suo legame con il popolo italiano.

“Con onore e senza clamore”: l’Esercito italiano celebra 164 anni

Nel suo messaggio istituzionale, il Capo dello Stato ha tracciato un filo diretto tra la storia dell’Esercito e la tenuta democratica del Paese. “La dedizione e l’impegno dei militari italiani costituiscono un presidio della Repubblica, una garanzia di libertà per tutti i cittadini”, ha affermato Mattarella, circondato da giovani allievi ufficiali e rappresentanti dei corpi storici. Il Presidente ha voluto sottolineare il ruolo crescente dell’Esercito anche fuori dal perimetro militare: nelle missioni di pace, nelle emergenze civili, nella tutela del territorio. “L’Esercito – ha detto – è oggi più che mai forza di pace, di servizio, di comunità”. A fine discorso, ha ricordato con commozione i militari caduti in servizio, “testimoni di un dovere che si compie senza clamore, ma con onore”.

Meloni: “Grati a chi protegge l’Italia con disciplina e orgoglio”
Accanto al Capo dello Stato, Giorgia Meloni ha preso la parola per rendere omaggio a una delle istituzioni più longeve e amate del Paese. “Siamo grati – ha dichiarato la premier – a chi ogni giorno, in Italia e all’estero, serve la Patria con disciplina e orgoglio”. La presidente del Consiglio ha posto l’accento sulla dimensione umana del servizio militare: “Dietro ogni uniforme ci sono storie, famiglie, sacrifici, scelte difficili. È nostro compito onorare quel cammino con rispetto e riconoscenza”. Meloni ha elogiato l’impegno dei militari nelle zone colpite da calamità, nelle periferie difficili, nei territori martoriati da guerre che sembrano lontane e invece ci riguardano da vicino. “L’Esercito – ha concluso – è l’Italia che non si tira mai indietro”.

Un esercito che cambia, restando fedele a sé stesso
Nel corso della giornata, sono stati esposti in Piazza Venezia alcuni dei mezzi di ultima generazione in dotazione all’Esercito, accanto a veicoli storici della Prima e della Seconda guerra mondiale. Il contrasto tra passato e presente ha raccontato visivamente l’evoluzione di una forza armata che ha saputo reinventarsi di fronte ai mutamenti del mondo. Oggi l’Esercito è al centro delle strategie NATO, opera in contesti cyber, si confronta con minacce ibride e assicura addestramento a forze alleate. Ma continua anche a essere presente laddove c’è bisogno di una mano tesa, dalla logistica nelle emergenze sanitarie alla difesa dei confini. Il suo motto – “Noi ci siamo sempre” – non è solo uno slogan, ma una scelta di campo.

Il legame con il popolo: una fiducia che resiste al tempo
La festa del 4 maggio ha ribadito anche l’affetto profondo tra la cittadinanza e l’Esercito. In un’Italia attraversata da sfiducia istituzionale e fratture sociali, i militari restano tra le figure più apprezzate e rispettate. Lo dimostrano i numeri, ma anche gli applausi spontanei dei turisti e dei passanti durante il passaggio del picchetto d’onore. Nei messaggi letti ieri, è emerso un concetto condiviso: l’Esercito è vicino alla gente perché ne condivide le fragilità, senza superiorità. È una “forza mite”, capace di agire con fermezza ma anche con discrezione, presente ma mai invadente. Una colonna silenziosa della Repubblica, fatta di donne e uomini che scelgono ogni giorno di esserci. Perché l’Italia li chiama, e loro rispondono.

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