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Manager e intelligenza artificiale, la ricerca Luiss indica la nuova rotta

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Manager e intelligenza artificiale, la ricerca Luiss indica la nuova rotta

Formazione avanzata, governance etica e un nuovo profilo manageriale capace di orientarsi nella complessità: sono gli assi portanti dello studio “Intelligenza artificiale: le competenze dei manager che generano valore”, presentato dal Centro di Ricerca Strategic Change “Franco Fontana” della Luiss in collaborazione con Sistemi Formativi Confindustria e promosso da Fondirigenti.

Manager e intelligenza artificiale, la ricerca Luiss indica la nuova rotta

La ricerca identifica una transizione profonda nei modelli di management, chiamati a integrare la dimensione tecnico-analitica con quella relazionale e sistemica, superando l’idea del dirigente come mero controllore e assumendo quella del “navigatore della complessità” in grado di governare le nuove dinamiche digitali.

La formazione come leva strategica

Il rapporto sottolinea la necessità di investire in percorsi formativi che favoriscano lo sviluppo di competenze analitiche e di pensiero critico, considerate indispensabili per formulare domande strategiche agli algoritmi e utilizzare l’intelligenza artificiale come reale supporto decisionale. La capacità di interpretare i dati, più che di produrli, diventa così il tratto distintivo del manager che crea valore nell’ecosistema digitale.

Una governance etica per sistemi affidabili

Accanto alla formazione, il documento richiama l’urgenza di strutturare protocolli e meccanismi di supervisione che garantiscano trasparenza e responsabilità nell’uso dell’IA, temi centrali per preservare la fiducia interna ed esterna alle organizzazioni. L’etica, secondo i ricercatori, non è un vincolo, ma un prerequisito funzionale alla qualità dei processi decisionali, soprattutto in contesti ad alta automazione.

Gestire la complessità organizzativa
La ricerca invita inoltre a promuovere modelli organizzativi collaborativi, fondati su visioni sistemiche e strumenti di mappatura delle interdipendenze, condizione essenziale per evitare che l’adozione dell’IA si traduca in nuove rigidità invece che in un volano di efficienza. Una parte rilevante è dedicata alla cultura aziendale: per superare resistenze e timori, le imprese devono attivare strategie di riqualificazione continua e favorire il coinvolgimento diretto dei lavoratori.

Il ruolo chiave del manager
“Le competenze richieste non riguardano tanto la tecnologia in sé, quanto la sua proiezione nel pensiero manageriale”, osserva Enzo Peruffo, prorettore alla didattica e direttore del Centro di Ricerca Luiss Strategic Change (nella foto). Il manager del futuro, sostiene, deve saper immaginare processi aziendali che possano beneficiare realmente dell’IA e guidarne l’implementazione con visione e responsabilità.
Sulla stessa linea Marco Bodini, presidente di Fondirigenti, che richiama la necessità di formare figure capaci di governare la transizione digitale: “La tecnologia da sola non basta. Possiamo disporre del motore più performante, ma senza un pilota in grado di adattare la strategia, non arriveremo al traguardo”.

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