Cosa c’entra Elly con Candy?

- di: Barbara Leone
 
Elly è la magia, Elly Elly è simpatia, Elly è poesia, Elly Elly è l’armonia… Cavolo no. Quella era Candy Candy! Ve la ricordate tutti la sigla del celebre cartone animato che spopolava tra noi figli dei mitici anni Ottanta, sì? Proprio lei, l’insopportabile signorina sbadatella con le codine bionde che, non si capisce per quale ignoto miracolo, fece innamorare quel figone di Terence che rappresentò, ammettiamolo, il primo, seppur innocentissimo sogno erotico di milioni di ragazzine italiane. Roba che Justin Biener scanzate proprio. Direte voi: ma cosa c’entra Candy Candy con Elly Elly? Zero. Esattamente come non c’entra niente col fashion style. Anzi, fino a poco tempo fa scommetto che tutti, o quasi, pensavamo che al mattino per vestirsi prendesse le prime cose che le capitavano a tiro nell’armadio. Perché, diciamo la verità: non è esattamente un tipo wow. E non sto parlando assolutamente di bellezza. Ma di stile, appunto. Di buon gusto nel sapersi vestire, nello scegliere i capi giusti, nell’abbinare i colori, gli accessori e quant’altro. Mica è una dote comune, tutt’altro. Ci vuole occhio, innata classe e raffinatezza, senso del bello e… dell’armonia. Eccola qua la parolina magica. Armonia, sentite come suona bene già solo la parola? Che poi, infondo, l’armonia è una disposizione d’animo. Ma anche un modo di essere, che non c’entra un bel nulla con l’apparire. Ed è proprio in quest’ottica che trovo alquanto disarmonico, e pure banalmente di cattivo gusto, l’ultima uscita della Schlein. Non perché non abbia il sacrosanto diritto d’avvalersi di una consulente d’immagine pagata a peso d’oro (fino a 300 euro l’ora) per fare, peraltro, un pessimo lavoro. Ma vabbè, diciamo che questo è un trascurabile dettaglio perché ognuno coi soldi suoi ci fa quello che vuole. E’ disarmonico perché stride completamente con ciò che Elly rappresenta nell’immaginario collettivo dei suoi elettori. Soprattutto quelli della cosiddetta Z Generation. Quelli che ci hanno creduto, e forse ci credono ancora, ad una vera rinascita della sinistra. E’ disarmonico perché lei, il nuovo che avanza in mezzo ai vecchi sepolcri imbiancati dell’ei fu Pd, la sua prima intervista da segretario a chi la dà? Al Corriere della sera? Al Sole 24 Ore? Al Times? No. A Vogue. Come dite? Ah, già: l’ha fatto per noi. Poveri scribacchini zucconi che fino a ieri ignoravamo l’esistenza della nobilissima scienza che va sotto il nome di armocromia. La verità è che è tutta invidia: perché lei è Elly. Ed è benestante, ha nome straniero, pluri passaporto, è nata in Svizzera, è gay, dichiaratamente gay. E snob: maledettamente snob. E guai a chi osa radical-chic! Alexa, dammi il numero di un armocromista. Possibilmente intorno ai 10 euro l’ora, grazie. Nel frattempo il dubbio permane: cosa c’entra una consulente d’immagine da 300 euro l’ora con una giovane donna che, con coraggio e determinazione, ha deciso di scendere nell’infuocato, e maschilista, agone politico per difendere i diritti dei poveri, dei deboli e degli ultimi? Zero. Così come Candy Candy. 
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