Il fallimento della Silicon Valley Bank getta nel panico il settore bancario

- di: Diego Minuti
 
Un vero e proprio uragano si è abbattuto, nel giro di poche ore, sul panorama bancario globale dopo che la Silicon Valley Bank ha reso note le sue difficoltà, con molti clienti corsi a ritirare i propri depositi. Ieri le autorità di regolamentazione del settore bancario americano hanno sequestrato i beni della banca (una delle più importanti che operavano nella Silicon Valley, affiacando soprattutto le start-up tecnologiche) segnando il più grande fallimento di un istituto finanziario statunitense da quindici anni a questa parte, dopo la grande crisi finanziaria del 2008. Quello della SVB,  la sedicesima banca della nazione, è il secondo più grande fallimento nella storia degli Stati Uniti dopo il crollo della Washington Mutual nel 2008.

Il tracollo della banca sembra destinato ad avere effetti nel settore della tecnologia e delle società sostenute da capitale di rischio, inclusi alcuni dei marchi più noti del settore, che potrebbero essere costrette a ridurre la propria forza lavoro. Come oggi sottolinea la stampa specializzata degli Stati Uniti, riprendendo quanto riferito dalla stessa banca sul suo sito, quasi la metà delle società tecnologiche e sanitarie statunitensi che sono diventate pubbliche lo scorso anno dopo aver ottenuto finanziamenti anticipati da società di capitale di rischio erano clienti della Silicon Valley Bank. Ora la decisione delle autorità di regolamentazione di sequestrare i beni della banca sembra preludere ad enormi difficoltà per molte start-up legate alla SVB che, se non potranno accedere ai loro fondi, rischiano il mese prossimo di non potere fare fronte agli stipendi. 

Tra le vittime del crollo della banca c'è il provider di Internet TV Roku che, in un deposito normativo, ha reso noto che circa il 26% del suo denaro - 487 milioni di dollari - era stato depositato presso la Silicon Valley Bank. Roku, peraltro, ha affermato che i suoi depositi presso SVB erano in gran parte non assicurati e che quindi non sapeva "fino a che punto" sarebbe stata in grado di recuperarli.

Nella procedura adottata nei confronti dell'istituto, le autorità di regolamentazione bancaria della California e la Federal Deposit Insurance Corporation (una agenzia di sorveglianza del settore, indipendente da Governo e Federal Reserve, istituita nel 1933) hanno trasferito i beni della banca a un'istituzione di nuova creazione: la Deposit Insurance Bank di Santa Clara, che inizierà a pagare i depositi assicurati da lunedì. Quindi la FDIC e le autorità di regolamentazione della California, per garantire chi ha depositato presso la SVB,  venderanno  il resto delle sue attività. 
Le enormi difficoltà della banca della Silicon Valley hanno trascinato a ribasso molti altri istituti, che hanno chiuso la giornata di ieri, ben oltre la fine delle contrattazioni, in forte arretramento. In molti, negli ambienti bancari statunitensi, si sono sorpresi per i tempi strettissimi nei quali si è arrivati al fallimento della SVB che, appena poche ore fa, nonostante le evidenti difficoltà, lasciava intravedere la possibilità di evitare il peggio, magari con un aiuto esterno, trovando cioè capitali freschi e nuovi investitori. Ma, a mezzogiorno di ieri, mentre il mercato azionario mostrava una grande volatilità, la Federal Deposit Insurance Corporation ha ''sigillato'' la banca quando ancora le attività non erano chiuse. 

Secondo la Casa Bianca, il segretario di Stato al Tesoro, Janet Yellen, stava seguendo con attenzione quanto accadeva. Comunque, lanciando un messaggio rassicurante, la Casa Bianca ha voluto ribadire che il sistema bancario è molto sano, perché, ha detto Cecilia Rouse, presidente del Consiglio dei consulenti economici dell'amministrazione Biden, ''si trova in una posizione fondamentalmente diversa rispetto a dieci anni fa", grazie alle ''riforme che sono state messe in atto allora'' e che ''forniscono davvero il tipo di resilienza che vorremmo vedere".

Resta comunque il timore che si possano rivivere i problemi che si sono manifestati nel 2007, quando deflagrò la grande crisi finanziaria (la più grande dopo quella della Grande Depressione) causata dal crollo dei prestiti immobiliari erogati in modo sconsiderato. Il culmine della crisi fu il fallimento della Lehman Brothers. 

Giovedì la Silicon Valley Bank, con sede a Santa Clara, in California (che, secondo la FDCI, aveva un patrimonio totale di 209 miliardi di dollari) aveva annunciato l'intenzione di raccogliere fino a 1,75 miliardi di dollari per rafforzare la propria posizione patrimoniale. Un annuncio che ha gettato nel panico gli investitori, con una cosa a ritirare i fondi e con le azioni crollate del 60% del loro valore. Un processo che è proseguito nella giornata di ieri, già prima che il Nasdaq avviasse le sue operazioni. 
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