Torino sceglie il suo teatro più iconico per raccontare una storia che va oltre il calcio. Hanno aperto ieri sera le prevendite per “My name is Luca. Ballata con Vialli”, l’evento promosso dalla Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport Onlus, in programma il 19 gennaio alle ore 20, per la prima volta al Teatro Regio di Torino. Una serata pensata per ricordare Gianluca Vialli, a tre anni dalla scomparsa, ma soprattutto per dare continuità al suo lascito umano e civile.
“My name is Luca”, la ballata per Vialli: sport, musica e ricerca sul palco del Regio
Non un omaggio celebrativo in senso classico, ma un racconto condiviso, costruito attraverso linguaggi diversi. Sul palco si alterneranno calciatori, artisti, musicisti e giornalisti, chiamati a intrecciare parole, musica e testimonianze. Il risultato sarà una ballata corale, capace di restituire la complessità di una figura che ha segnato il calcio italiano ed europeo e che, negli ultimi anni della sua vita, ha saputo trasformare la malattia in un messaggio di responsabilità e speranza.
Lo sport come cultura civile
La scelta del Teatro Regio ha un valore simbolico preciso. Portare un evento legato allo sport in uno dei luoghi più rappresentativi della cultura torinese significa riconoscere allo sport una dimensione culturale piena, capace di dialogare con la musica, il teatro e il racconto civile. È un passaggio che riflette anche il modo in cui Vialli ha sempre vissuto il calcio: non solo competizione, ma linguaggio universale, veicolo di valori e relazioni.
Il patrocinio del Comune di Torino e della Regione Piemonte rafforza questa lettura e colloca l’iniziativa dentro un perimetro istituzionale che ne riconosce il valore pubblico. Torino, città che ha incrociato più volte il percorso umano e sportivo di Vialli, diventa così il luogo naturale per un appuntamento che unisce memoria e impegno.
La ricerca come orizzonte
Il cuore dell’evento resta la finalità benefica. L’intero ricavato della vendita dei biglietti sarà devoluto alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, con un focus specifico sulla cura e la ricerca del tumore del pancreas. I fondi raccolti contribuiranno in particolare allo sviluppo del Reparto di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Istituto di Candiolo – IRCCS, centro di eccellenza riconosciuto a livello nazionale e internazionale.
Si tratta di una scelta coerente con la storia personale di Vialli e con il lavoro portato avanti negli anni dalla Fondazione Vialli e Mauro. La ricerca scientifica diventa così il terreno su cui il ricordo si traduce in azione concreta, misurabile, capace di produrre effetti nel tempo.
Dal ricordo all’impegno continuativo
La Fondazione, nata per sostenere la ricerca e promuovere lo sport come strumento di crescita e inclusione, ha costruito negli anni un modello di intervento che evita l’eccezionalità dell’evento isolato. Anche “My name is Luca” si inserisce in questo percorso: non una serata fine a se stessa, ma un tassello di una strategia più ampia, che punta a tenere alta l’attenzione su una patologia ancora complessa e su un ambito di ricerca che necessita di investimenti costanti.
In questo senso, la figura di Vialli continua a essere un riferimento. Non solo per ciò che ha rappresentato in campo, ma per il modo in cui ha affrontato la malattia e scelto di esporsi, trasformando un’esperienza personale in un messaggio collettivo.
Partner e sostegno al progetto
Partner ufficiali dell’evento sono Banca Patrimoni Sella & C. e Poste Italiane, che affiancano la Fondazione in un’iniziativa capace di coniugare visibilità, responsabilità sociale e sostegno concreto alla ricerca. Un contributo che rafforza la dimensione di rete del progetto, fondamentale per garantire continuità e impatto.
Una ballata che guarda avanti
“My name is Luca. Ballata con Vialli” è, in definitiva, un racconto che parte dalla memoria ma guarda avanti. Una serata che usa la forza evocativa della musica e dello sport per parlare di ricerca, cura e futuro. Il Teatro Regio diventa così il luogo in cui il ricordo si fa progetto e la celebrazione lascia spazio all’impegno. Una ballata, appunto, che non si chiude con l’ultimo applauso, ma continua nel lavoro quotidiano della ricerca.