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L’Intervento / Jannik Sinner e l’Italia alle vongole

- di: Bruno Chiavazzo, giornalista e scrittore
 
L’Intervento / Jannik Sinner e l’Italia alle vongole
(Foto: Jannik Sinner).

 Si sono scatenati i “leoni da tastiera” sulla mancata partecipazione di Sinner alla Coppa Davis che, per inciso, abbiamo vinto due volte di seguito grazie a lui. Tutti a parlare di “orgoglio italiano”, la “patria che chiama”, mancava solo la Canzone del Piave e l’ammainamento della bandiera sul Vittoriano.

Ha cominciato l’inossidabile Bruno Vespa. Se ne è uscito ieri con un post su X in cui si chiedeva perché un italiano dovrebbe tifare Sinner, dato che “parla tedesco e risiede a Montecarlo?”. Mancava solo che dicesse che ha i capelli rossi e non mangia l’amatriciana e il quadro sarebbe stato completo. E, tanto per rimanere sul patriottismo d’accatto, ha chiuso la sua invettiva rendendo onore a un tale “Alvarez”, corretto poi in Alcaraz.

Gli ha fatto eco un altro campione del giornalismo di cui sopra, Aldo Cazzullo, che da quando è approdato a La7 è ospite fisso della Gruber e degli altri “compagnucci della parrocchietta” per promuovere i suoi libri e le sue “giornate particolari”. Per non parlare di Corrado Augias, grande patriota con residenza a Parigi, che ha definito Sinner un “mezzo italiano”. Dulcis in fundo (poteva mancare?) il Codacons, che ha presentato un esposto alla Procura per chiedere il “ritiro di tutti i riconoscimenti ufficiali e delle onorificenze assegnate al tennista”.

E pensare che solo pochi giorni fa, quando Sinner collassò a Shanghai, tutti a dirgli di limitare i tornei e di prendersi cura del suo fisico. Tutti orgogliosi e incollati alle TV a vedere la bandiera italiana accanto al nome del tennista più famoso al mondo, a sventolare il tricolore, a travestirsi da carote, a intonare l’inno di Mameli, tranne poi ergersi a fustigatori con il ditino alzato e impartire moralità un tanto al chilo a un ragazzo di 23 anni che, come si dice a Roma, si è fatto il mazzo da quando era un bambino in allenamenti tostissimi e tornei in giro per l’Italia, tutto a spese dei sacrifici dei suoi genitori che hanno sempre creduto in lui.

La frase “In Italia ti perdonano tutto tranne il successo” è una celebre citazione attribuita a Enzo Ferrari. Essa esprime il concetto che nel nostro disgraziato Paese è più facile perdonare gravi illeciti, come i crimini, piuttosto che ammirare e accettare pienamente il successo altrui, forse a causa di un misto di invidia, orgoglio e aspirazione personale verso il successo.
La citazione completa, secondo alcune fonti, è: “Gli italiani perdonano tutto, ai ladri, agli assassini, ai sequestratori, a tutti, ma non perdonano il successo”.

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