Jova Beach Party: il trionfo dell’ego e dell’incoerenza

- di: Barbara Leone
 
Io penso positivo. Certo! Ma non quando l’ego supera il buonsenso. E il Jova Beach Party è esattamente questo: il tronfio trionfo dell’ego smisurato di uno dei cantanti più sopravvalutati degli ultimi vent’anni. Ma se de gustibus non dispundandum est, della sconsideratezza di questo evento, che è privato e a scopo di lucro, ne discutiamo eccome. Anche se, scusate il gioco di parole, non ci sarebbe nemmeno da discuterne troppo. Perché i danni creati all’ambiente dal Jova Beach Party sono lapalissiani e sotto gli occhi di tutti. Lo stesso dicasi per l’alterigia e l’incoerenza che lo nutrono.  Del personaggio sì, ma anche delle amministrazioni locali e delle associazioni blasonate che si dichiarano paladine dell’ambiente ma col portafoglio aperto e le fette di prosciutto (vegan, ça va sans dire) sugli occhi. Ma andiamo con ordine.

Il Jova Beach Party sbarca sulle spiagge italiane nel 2019, sventolando ai quattro venti la bandiera di evento green a tutela dell’ambiente. Peccato che praticamente da subito si capisce che un mega tour in giro per le spiagge tutto è fuorché green. Tant’è che in molte località, una su tutte Fermo, ci sono voluti due anni per ripristinare lo status quo ante di un habitat fondamentale per molte specie di animali. Che, ricordiamolo, non sono solo uccelli e mammiferi ma anche insetti, piante ed ecosistema in generale. E non occorre una laurea in scienze naturali per comprendere che concerti con 40mila persone e decibel sparati a palla creano danni irreversibili all’ambiente. E no, non è questione di immondizia. Perché non mettiamo in dubbio che le spiagge al mattino dopo vengano ripulite. E ci mancherebbe pure, anche se per dirla tutta non è stato sempre e ovunque così. Il problema sono le dune spianate, gli alberi tagliati, i fenicotteri disorientati, i fratini che non sanno dove nidificare. Giusto per fare qualche esempio: a Marina di Ravenna hanno tagliato 65 metri di alberi tamerici per far spazio all’evento, mentre a Montesilvano hanno raso al suolo le siepi sul lungomare.

Oltretutto lasciando chili di plastica in spiaggia. Pulita dopo dagli addetti ai lavori, si spera in regola ma anche qui ci sarebbe da discuterne. E potremmo farne molti ma molti altri di esempi. Basta girare un po’ per le spiagge che hanno ospitato i vari concerti per capire di cosa stiamo parlando. Ma la cosa più insopportabile è che tutta sta roba venga spacciata per evento green. Nato per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi dell’ambiente. Di fatto diventandone parte integrante, senza contare che nella stragrande maggioranza quelli che ci vanno lo fanno semplicemente per divertirsi. E dell’ambiente non gliene importa un fico secco. Legittimo, ci mancherebbe. Ma almeno non prendeteci in giro. Non prenderci, Jovanotti caro all’anagrafe Cherubini Lorenzo, in giro. Perché questo è sì davvero insopportabile. Spiattellare ai quattro venti che il tuo evento sostiene la causa ambientale è una bestemmia. Come lo è lo spreco di soldi pubblici usati per sovvenzionarlo. Cui dovranno aggiungersi altri danari per ripristinare il tutto che, per la cronaca, non sarà mai più com’era prima. Vogliamo poi parlare degli sponsor? Lui, novello profeta salva pianeta, da anni si dichiara vegano. Scelta nobilissima. Salvo venire sponsorizzato da una nota azienda che produce carne negli allevamenti intensivi. Ma va tutto bene, non facciamo i moralizzatori. Semplicemente chiamiamo le cose con il loro nome, no?

Non siamo più negli anni Novanta, per fortuna o purtroppo chissà. A giocarsi la reputazione, e la credibilità, oggi è un attimo Lore’. Ti ci sei pure incacchiato, puntando il dito contro quelli che hai definito econazisti. Mentre tu, anima candida e pura, sei tutto peace and love. And money, molto molto money. Ed è umano, e sarebbe apprezzabile ammetterlo. O semplicemente tacere. Perché eventi del genere non saranno mai e poi mai ecosostenibili. In Trentino esiste da anni un Festival che si chiama “I suoni delle Dolomiti”: quello sì che è un evento ecosostenibile, perché lassù le note dialogano con l’eco delle montagne, la musica rincorre il vento e amoreggia col paesaggio. Nel pieno e totale rispetto della natura, e senza modificare un filo d’erba o spostare un sasso. Guarda, anzi ascolta, e impara, caro Lorenzo Cherubini in arte (arte?) Jovanotti. Forse però per farlo ci vuole un’umiltà che non t’appartiene da quel dì. Da quando, almeno, eri come la tua moto. E forse ti preferivamo così. 
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