L’insostenibile percezione del sè

- di: Barbara Bizzarri
 
Ormai si staglia all’orizzonte il capolinea dell’Occidente, manca soltanto l’avvistamento dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, per il resto c’è già tutto: guerre, pestilenze, fame e devastazioni. E, se non bastasse, l’idiozia che consente di fare man bassa di quel poco che resta, dalle zuppe con etichetta bene in vista lanciate sui quadri per salvare il pianeta alla schwa per scrivere come babbei. Dato che ormai ciò che conta è la propria percezione di sé nonostante l’evidenza e in barba alla scienza, che diventa totem quando è lucrosa, altrimenti chissenefrega, al liceo Cavour di Roma un professore è stato sospeso per aver rifiutato il compito di una studentessa che però, quel giorno, si sentiva maschio e ha firmato di conseguenza: per quest’onta, scrive sui social il tenero virgulto, “ho rischiato l’attacco di panico” e tutti gli altri studenti hanno avviato, come prefiche ben oliate, il solito coro contro le discriminazioni. Interessante, se non fosse che sono gli stessi rimasti a becco chiuso e rigorosamente mascherinato mentre un loro coetaneo era sottoposto a TSO per non aver voluto mettere la pezza in faccia e ad altri milioni di cittadini era impedito di vivere per non essersi piegati a un giogo che, ad ogni minuto che passa, rivela le sue fallacie, le menzogne e il giro di soldi che ha smosso, al grido di “lo facciamo per voi (ma i soldi e le case li pigliamo noi)”. 

Liceo Cavour, lo studente trans e il compito rifiutato

Anche le discriminazioni sono a comando nella repubblica, si fa per dire, arcobalenata: per una firma si rischia il cappio e la gogna su pubblica piazza, per aver esercitato un diritto costituzionale, invece, si diventa sorci da stanare, e via via sempre più in basso finché in alto loco forse ci si stancherà del divertimento di rincoglionire gente che ha arricchito le wannemarchi, che gode a essere derisa e manipolata e si accapiglia su questioni di lana caprina, del resto l’importanza relativa di un nome la cantava anche Shakespeare, ma è stato messo all’indice pure lui, poveraccio, ridotto al bollino d’avvertimento perché nelle sue opere c’è sangue e violenza, troppo traumatico per chi deve crescere a pane, peppapig e lavaggio del cervello. Tuttavia, le percezioni al di sopra della cintola o per altri motivi che non siano quelli fritti, rifritti, masticati e ingoiati da un pezzo, sembra non siano tollerate: ecco, vorrei sapere perché percepirmi vaccinata non toglie la multa, e magari anche un po’ di divieti, questi sì di stampo dittatoriale e totalitario, come per esempio andare a trovare un parente in una rsa esibendo in cambio un lasciapassare penalizzante che resiste pervicacemente, chissà perché, giusto in Italia: altro che le magliette nere studiatamente scandalose e indigeste che mammarai e le giurate pseudomoralizzatrici con i codini a cinquant’anni fingono di non poter tollerare, come se non fosse stato subito evidente lo scopo del teatrino, ovvero l’assimilazione dei novax al fascismo. 

Se un docente può essere sospeso per non aver riconosciuto la mascolinità della sua studentessa, manco fosse un ufficiale dell’anagrafe, mi chiedo cosa dovrei auspicare, allora, per il cerbero posto all’ingresso dell’ospedale nella città dove vivo, ignaro del moltiplicarsi interno della spike che, giuro su Pfizer, percepisco nettamente, anche se ho avuto la peste del secolo e ohibò, sono perfino rimasta viva. Intanto, i mondiali in Qatar si avvicinano a grandi passi e aspetto al varco lo sdegno, finora non pervenuto, di tutti i frignoni contro chi ha detto chiaro e tondo cosa ne pensa del mondo costituito da consonanti: vorrei perfino vedere i calciatori sul campo come hanno fatto per la farsa del Black Lives Matter, un’altra epocale presa per i fondelli con tanto di leader milionaria che compra ville nei quartieri wasp, stavolta in ginocchio per contestare discriminazioni sessuali e morti sul lavoro, eppure so che non avverrà perché è facile e comodo piagnucolare qui, si rischia appena un buffetto sulla guancia e un povero cristo sospeso, a ulteriore riprova che “è tutta una questione di soldi, il resto è solo conversazione”. Appunto. 
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