La tragica scelta di Cloe riguarda tutti noi

- di: Barbara Bizzarri
 
Cloe si è data fuoco nella roulotte in cui, lentamente, si era ritirata a vivere. Peggio della sua fine è soltanto la strumentalizzazione politica della sua parabola: da Luca Bianco, professore di un istituto tecnico a San Donà di Piave che prende il coraggio a quattro mani e nel 2015 si presenta ai suoi alunni come Cloe, caschetto biondo e tacchi, fino al demansionamento senza possibilità di replica dopo le lamentele dei genitori. La disgrazia peggiore che possa capitare non è certo un professore transgender: trovare compromessi civili non dovrebbe essere considerata una follia, neanche in una landa di duri e puri rigorosamente con gli altri. Dopo sette anni di isolamento, Cloe mangia i suoi cibi preferiti e beve “nettare di Bacco” prima di farla finita. Sola nel suo camper, ritrovato devastato dalle fiamme nei pressi di Belluno, scrive per l’ultima volta sul suo blog, in cui narrava il dolore causato dal rifiuto della società che aveva apprezzato Luca ma non considerava Cloe degna di insegnare, “la semplice festa della fine della mia vita è stata accompagnata dall'ascolto di buona musica nella mia piccola casa con le ruote, dove ora rimarrò.

Questo è il modo più aulico per vivere al meglio la mia vita e concluderla con lo stesso stile. Qui finisce tutto”. Molti sembrano dimenticare, spesso per i loro scopi, che si è persone innanzitutto, e che si può morire di indifferenza, solitudine, mancanza di sostegno a qualsiasi genere si appartenga: la sofferenza è un linguaggio universale. Dopo essere stata costretta a lasciare la scuola, nulla impediva a chiunque di farsi avanti con l’ex insegnante per esprimere solidarietà, soprattutto chi fa ora di questa storia tristissima un mezzo per fini che travalicano l’umano dolore: in certi casi, abbandonare le persone a loro stesse e sperare che vada tutto bene è da irresponsabili. Chi si batte il petto adesso, forte del solito tempismo straordinario da autopromozione, fa parte del vasto gruppo che si indigna, si impegna e getta la spugna con gran dignità: la sterminata platea dei cialtroni made in Italy. Dopo la risonanza mediatica della faccenda del professore transgender allontanato dalla scuola e finito a vivere in una roulotte senza contatti col mondo a parte il suo blog, nessuno ha alzato un dito.  Adesso sono tutti lì a impilare lamentazioni funzionali, dal respingimento del ddl Zan (quanti dei sostenitori a manina alzata lo hanno letto davvero? Ah, saperlo) in poi. Dove eravate, prima? Non era una sconosciuta, Cloe, della sua storia ne avevano parlato i giornali, dispiace che la sua scelta dolorosa e tragica abbia offerto a tanti l’ennesima occasione per esibirsi nello sport nazionale: frignare, intrisi di ipocrisia fino al midollo, sul latte versato come se non ci fosse stata mai alcuna avvisaglia in questo Paese dalle infinite morti annunciate.
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