Miss Italia: l’Olimpo della tristezza

- di: Barbara Leone
 
Abiti fatti con le tende di casa, entusiasmo e ingenuità. Erano questi gli elementi che accompagnavano le ragazze di Miss Italia. In palio centomila lire, un radiogrammofono, l’arredamento completo per la casa, sei paia di calze di seta e una bambola di pezza. Siamo nel Dopoguerra, e più precisamente nel 1946, quando il pubblicitario milanese Dino Villani dà vita a quella che successivamente venne definita l’Olimpiade della bellezza italiana. Con le macerie della guerra ancora fumanti, la miss nazionale rappresentava qualcosa di più di una semplice reginetta di bellezza: era un simbolo, la personificazione di un’intera nazione che voleva riconquistare il prestigio perduto e celebrare la sua ritrovata libertà.



Per le fanciulle (molte delle quali provenienti da famiglie indigenti) il concorso rappresentava una possibilità: quella di avere la tanto sospirata dote necessaria per prender marito. Era questo il desiderio che le spingeva a partecipare, unito alla voglia di sentirsi per una settimana le protagoniste di una favola. Principesse che dovevano avere le misure della Venere di Milo, e l’aspetto gentile e onesto della brava ragazza da sposare. La vincitrice, infatti, doveva essere una donna bella fuori e bella dentro, non provocante e non esuberante. Anche se poi le Miss che hanno avuto più successo (pur non vincendo il concorso) non rispettavano perfettamente gli standard delineati per la “buona moglie”. E’ il caso di Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Silvana Pampanini, Silvana Mangano e molte altre ancora. 

Una caduta libera iniziata nel 2013, quando la kermesse si trasferì da Raiuno a La7, e culminata nei giorni scorsi con la messa in onda della finale 2021

Si evince, dunque, che Miss Italia ha rappresentato un fenomeno di costume che ha contribuito a sbaragliare tradizioni, mode, gusti e moralità. Ha contribuito a mutare la percezione di quelli che erano considerati comportamenti di genere sconvenienti, ha aperto un varco in un mondo dove era ancora forte la separazione tra uomini e donne ed ha reso centrale il discorso sul corpo, sulla bellezza e la cura di sé. Ben presto il concorso si è trasformato in un evento-spettacolo con la partecipazione di orchestre, la conduzione dei presentatori più popolari (da Corrado a Mike Bongiorno giusto per citarne un paio) e giurie composte dai volti più noti del mondo artistico, letterario, teatrale e cinematografico. Un evento nazionalpopolare che, al pari del Festival di Sanremo, coinvolgeva il pubblico che se ne stava incollato davanti alla tv nell’attesa della proclamazione della più bella d’Italia. 

Con una storia così granitica alle spalle fa una certa impressione, oggi, constatarne il totale, inesorabile declino. Una caduta libera iniziata nel 2013, quando la kermesse si trasferì da Raiuno a La7, e culminata nei giorni scorsi con la messa in onda della finale 2021. E sottolineo 2021. Ufficialmente causa Covid, ufficiosamente causa caos organizzazione. L’evento-non evento (trasmesso su di una piattaforma non meglio identificata) è passato completamente inosservato, così come la notizia-non notizia della proclamazione della reginetta. Che, poverina, lo sa solo lei e famiglia che è diventata Miss Italia. Un finale che umilia e mortifica gli ottant’anni di storia di un concorso che, al di là di ogni giudizio morale, ha rappresentato un simbolo del nostro Paese.

A dare il colpo di grazia, l’imbarazzante conduzione di tal Elettra Lamborghini (professione ereditiera) che ha sbagliato pure la proclamazione della Miss. Altro che Corrado, Mike Bongiorno e compagnia bella… Loro, e pure Enzo Mirigliani che era abituato agli sfarzi d’oro sulla Rai, si staranno rivoltando nella tomba per questa pecionata da tv bulgara anni Ottanta. Forse, ma neanche tanto forse, sarebbe il caso di chiudere baracca e burattini e ciao ciao Miss Italia a non rivederci mai più. Perché dall’Olimpio della bellezza all’Olimpo della tristezza è un attimo. Anche se poi, in realtà, c’è pure di peggio. C’è Mister Italia, la scena dell’osceno. Pietà di noi!
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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