Non sono classista ma…

- di: Barbara Leone
 
Ah, gli italiani! Questo popolo di santi, di poeti, di navigatori, di nipoti e di cognati, per dirla con Ennio Flaiano. Oggi la medaglia d’oro al cognatissimo per eccellenza va sicuramente a lui: Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, nonché illustre gaffeur che una ne pensa e cento ne fa. Abbisognerebbe, il buon Lollo, di una full immersion nell’eloquenza e nell’arte della retorica di ciceroniana memoria. Ma forse chiediamo troppo. Basterebbe, dunque, un buon tacere per evitare di sparar castronerie. E vista la sua incontinenza oratoria, basterebbe allora un buon responsabile per la comunicazione capace, all’occorrenza, di tappargli la bocca. Come nel caso del Meeting di Rimini, ove il ministro s’è inerpicato in una a dir poco curiosa disquisizione a difesa della cultura enogastronomica made in Italy. “In Italia - ha detto il Lollo - abbiamo un'educazione alimentare interclassista: spesso i poveri mangiano meglio, perché comprano dal produttore e a basso costo prodotti di qualità”. Detta così farebbe pruder la penna a chiunque. Ma frenando il primo comprensibilissimo moto d’ira e scavando scavando, (ma tanto, eh) nei meandri delle sue celluline grigie è possibile forse, con un pizzico di fantasia e perché crediamo ancora a Babbo Natale, decodificare il suo arruffato tentativo di asserire una cosa che non è poi così distante dalla verità. Secondo noi, infatti, in uno slancio d’italico orgoglio il cognatone della sora Giorgia voleva molto semplicemente dire che in Italia si mangia talmente bene che anche se c’hai pochi centesimi in tasca te la puoi sfangare alla grande.

Che, pensateci un attimo, è assolutamente vero. Soprattutto se, come ha goffamente tentato di specificare il ministro, paragoniamo il nostro cibo a quello americano. Che, permetteteci di dire, è una vera schifezza. Lì se non hai soldi puoi solo tuffarti in uno dei millemila grassissimi Burger king o McDonald che siano. Tant’è vero che, lo dicono le statistiche, ad essere più obese sono le classi meno abbienti. Perché il cibo di qualità oltreoceano ha dei costi tali che solo in pochi si possono permettere di mangiare come Dio, e nutrizionista, comanda. Qui no. E’ vero: quest’anno per comprare frutta e verdura di stagione poco ci manca che tocca aprire un mutuo. I rincari sono stati pazzeschi, e basta entrare in un supermercato o da un fruttarolo qualunque per rendersene conto. Ma in generale in Italia dove vai vai mangi bene. E, volendo, anche con poco. Perché non è che tutti i locali italiani fanno scontrini pazzi. La maggior parte dei ristoratori è gente onesta e perbene ma, si sa, fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. A crescere, è vero, sono i prezzi. Ma con un po’ di buona volontà e fantasia a mangiare bene nel nostro Paese ci vuole veramente poco. Semplicemente perché abbiamo materie prime di qualità.

Anche nell’ultimo dei discount. Senza contare che la nostra cucina povera, quella dei nostri nonni, sarebbe gioia per ogni palato. Anche i più esigenti, prova ne sia che quei piatti vengono proposti anche nei ristoranti stellati. Gli stessi che quando ti alzi dal tavolo ti vien voglia di fermarti dal primo pizzettaro che trovi per strada. Qualche esempio? Per fare un tonnarello cacio e pepe per quattro persone ci vogliono circa dieci euro. La pappa col pomodoro? Idem. Per non parlare della pizza, che se uno ci si mette a farla in casa (e nei vari lockdown abbiamo imparato un po’ tutti) con dieci euro di materie prime sforni una teglia che Sorbillo levete proprio. Ogni regione italiana pullula di golosità, quasi sempre a buon mercato. Dai canederli trentini, pane vecchio uova e formaggio, alla pasta ammuddicata siciliana, mollica pane fritta e acciughe sciolte nell’olio di oliva. E gli esempi potrebbero essere tantissimi. Negli Stati Uniti non sanno proprio dove sia di casa la cucina, basta curiosare qua e là sui social per vedere coi propri occhi quali improbabili e stomachevoli zozzerie sono capaci di mettere nel piatto. Molto banalmente è una questione di cultura. E di buon gusto, nel senso letterale del termine. Dunque tutto perdonato a Lollo? Manco per niente. Perché se fai il politico, ancor più il ministro, saper esporre correttamente il tuo pensiero è proprio l’abc. Del resto quando se ne uscì con la “sostituzione etnica” fu lui stesso ad ammetterlo: “Sono ignorante, non razzista”, disse. E i poveri? Non sono classista ma…

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