Per Paola Egonu l'Italia è razzista. La stessa Italia che l'ha fatta ricca e famosa

- di: Diego Minuti
 
Ammettiamolo, almeno quelli che hanno i capelli bianchi - se ancora ne hanno, di capelli : per noi il termine spoiler era solo quell'ala che alcune auto sportive degli anni '70 portavano dietro per schiacciare la vettura al suolo ed evitare, magari entrando in una curva a tutta velocità, di finire chissà dove. Negli ultimi tempi spoilerare significa soprattutto mettere in pratica una delle leggi fondanti della comunicazione, ovvero creare attesa intorno ad evento, centellinando notizie, meglio ancora porzioni di notizie, per accrescere la curiosità. Non è sempre una cosa facile perché, affinché abbia effetto, lo spoilerare un evento deve essere accompagnato da una capacità di capire quel che il ''mezzo annuncio'' creerà nel destinatario del messaggio.  Per questo, le parole con cui oggi Paola Egonu ha partecipato alla conferenza stampa di presentazione del suo intervento a San Remo hanno forse dato fastidio, soprattutto quando ha bollato l'Italia come ''Paese razzista'', anche se, ha concesso, qualcosa in meglio sta cambiando. Ciascuno è padrone di pensare quel che vuole e, se lo ritiene, anche di dire quel che pensa. Ci sono però delle piccole regole da osservare, se si vuole essere credibili sino in fondo. La prima delle quali è essere credibili, termine che si può anche tradurre con il non volere strumentalizzare ciò di cui si parla. Quindi Paola Egonu deve dire quel che pensa del suo Paese - perché questo è l'Italia - , ma dirlo in continuazione, anche quando forse non ci sono ulteriori ragioni personali che la spingano a farlo, ha il sapore di una ricerca del sensazionale, come se fosse quasi costretta a dire cose che probabilmente non le appartengono più. Diciamo questo distinguendo gli aspetti della 'Egonu persona': atleta di successo (quindi, per sua fortuna, contesa e di conseguenza capace di spuntare contratti che altre possono solo sognare), nera e anche orgogliosa delle sue scelte in campo sentimentale. 

Paola Egonu: "L'Italia è un Paese razzista"

Sui primi due punti, quelli dell'atleta (anche se qualcuno pensa che si stia imborghesendo, rispetto alla ferocia di appena qualche anno fa, quando, come si dice, implacabile, metteva la palla a terra con percentuali sbalorditive) e della donna non entriamo perché nel primo non abbiamo nulla da dire, sul secondo non sono fatti in cima ai nostri pensieri, ritenendo che ciascuno è liberissimo di fare quel che vuole e con chi vuole. Ma su Paola Egonu, nera di successo (d'altra parte, in caso contrario, non l'avrebbero certo fatta parlare a Sanremo), che si lamenta a ogni occasione del razzismo degli italiani avremmo parecchio da ridire. Perché il suo sembra ormai un leitmotiv, non nel senso wagneriano del termine, ma perché torna fuori ogni qual vota Egonu si ritrova davanti un microfono, quasi un riflesso pavloviano che le impone di dire che gli italiani sono, nei confronti dei neri, la feccia della società globale. Non neghiamo che Paola Egonu nella sua esistenza abbia incontrato degli italiani razzisti (c'era chi spruzzava disinfettante sui sedili di treno prima occupati da immigrati), ma la generalizzazione è a dir poco ingenerosa.  Il ''diverso'' esiste in tutte le culture, le latitudini e epoche. Quindi etichettare solo gli italiani quando anche in altri Paesi dalla civiltà evoluta accade lo stesso o peggio non è il miglior modo di esprimere quel che si sente verso la terra dove si è nati, dove si è cresciuti e dove, cosa affatto marginale, si è avuta la possibilità di eccellere (nel suo caso, nello sport professionistico). Basta guardare alla Francia - sì, quella di liberté, egalité, fraternité - e come sono emarginati gli immigrati maghrebini, anche se francesi a tutti gi effetti; basta guardare al Regno Unito e alle discriminazioni che subiscono i britannici originari del subcontinente indiano -; basta guardare, al di là dell'oceano, agli Stati Uniti dove la guerra fratricida sembra non essere servita a nulla, come dimostrano i neri uccisi di recente da poliziotti (almeno in un caso, anch'essi di colore). E, ci si consenta, basta guardare alla Turchia, dove Paola Egonu è andata scappando da ll'italia e dove gioca non certamente gratis, dove chi è d'origine curda è guardato sempre con sospetto, per non dire altro. 

Ma se le parole di Paolo Egonu sono un esercizio di equilibrismo (''Non significa che tutti gli italiani sono razzisti o cattivi. L’Italia sta migliorando da questo punto di vista e non voglio fare la vittima, ma dico come stanno le cose'') , allo stesso tempo meritano attenzione perché portano a chiedersi se la sua condizione privilegiata la può autorizzare ad affermare apoditticamente che le cose stanno come dice lei e basta. Non possiamo certo negare che, come accade negli stadi di calcio, ci siano degli imbecilli che gridano ''buuu'' quando la palla arriva tra i piedi di un giocatore avversario. Un comportamento becero che però non è totale perché quegli stessi ululati di scherno non li fanno quando il giocatore nero indossa la maglia della loro squadra del cuore.  Questi comportamenti ributtanti e che appartengono ad una minoranza fanno di tutti coloro che vanno allo stadio dei razzisti? No, sicuramente, quindi non si può marchiare a fuoco un intero Paese con lo stigma del razzismo perché qualche cretino l'ha insultata. Ma in questa storia si scontrano non due tesi, ma due modi di interpretare il proprio ruolo in una società. Se si tiene al proprio Paese se ne devono denunciare i difetti, ma con l'obiettivo di contribuire ad eliminarlo. Sparare a zero, per un caso personale, è il peggior servizio che si possa fare. Sempre che si abbia l'orgoglio di essere italiana e non solo quando si alza una coppa o una medaglia. Perché la vita reale è un'altra cosa.  
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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