Protesta agli Uffizi: l’ecologismo è una scusa

- di: Barbara Bizzarri
 
In Afghanistan avevano i talebani che facevano saltare in aria le statue di Buddha, qui ci sono gli ottusi green ed ecosostenibili che si sentono in dovere di vandalizzare le opere d’arte, oltre a dare - meschino - spettacolo in un museo, quando non si vorrebbe essere disturbati da alcuno, in particolare dagli imbecilli che venderebbero la madre pur di far parlare di sé e magari tirare su due soldi. Proprio come i tre minus habentes che, in quel degli Uffizi, si sono incollati al vetro protettivo posto fortunatamente dinanzi alla Primavera di Botticelli per protestare contro l’uso di gas e carbone: rappresentazione perfetta delle braccia strappate all’agricoltura ma attaccate alla teca di un quadro, e che quadro, senza che nessuno si assuma la briga di prendere questi vandali a scapaccioni sperando con l’urto di riformattargli l’hard disk, per dirla alla Bill Burr.

Le vette di stupidità a cui questa epoca sembra destinata senza scampo sono ineguagliabili, del resto data la distruzione della scuola e gli stimoli del mondo esterno non c’è da sorprendersi se una pletora di cretini, decerebrata ma inarrestabile, sta marciando sul mondo per farne polpette. Ai danni incalcolabili già prodotti da una semianalfabeta svedese che frigna per i sogni infranti a causa delle emissioni da CO2 ma non disdegna aerei privati e cene con gli stessi individui contro cui si scaglia pubblicamente, ora si devono aggiungere pure i danni arrecati all’arte e al tempo di chi vorrebbe godersela in santa pace ad opera di manipolati mentali in deficit di attenzione fermamente decisi a espiare colpe altrui ma che se ne guardano bene dall’andarsi a incollare in qualche museo cinese o brasiliano, nonostante siano riconosciuti fra i Paesi più inquinanti del mondo perfino da loro stessi, che hanno pure dichiarato allegramente di fregarsene, di non voler applicare alcun tipo di protocollo da Kyoto in poi e dove questi cialtroni avrebbero vita breve, altro che i plausi di una platea di telerincoglioniti e telerincoglionenti.

E se un “ci state rubando il futuro” detto da una ragazzina che però è ben felice di andare in vacanza con i presunti ladri potrebbe essere forse minimamente tollerabile, gridato da tre tizi teoricamente adulti in un museo, oltre a essere patetico è una evidente dimostrazione del vero grande problema del millennio, che non è l’inquinamento di cui non importa niente a nessuno a partire da chi dice di preoccuparsene e poi va in giro rigorosamente in SUV, quanto la disperata richiesta di riconoscimento, di fama, anche per meno del quarto d’ora di warholiana memoria: appaio dunque sono e a qualsiasi costo, soddisfatti per i fessi politically correct che applaudono perché si meritano questa gente, non Botticelli né John Constable, il pittore ottocentesco inglese autore del quadro The Hay Wain, danneggiato durante una protesta analoga alla National Gallery di Londra (danni sono stati causati anche alle cornici di opere di Van Gogh, Turner e McCulloch durante altre manifestazioni). È vero: ci hanno rubato il futuro ma non nel senso che intendono questi ignoranti scappati di casa che sperano nel miracolo, in un GF qualsiasi, in una qualunque scemenza li tiri fuori da vite mediocri. Ci hanno rubato il futuro perché in questo vortice di idiozia l’inquinamento ci condanna a morte, il morbo infuria, il pan ci manca. Sul ponte sventola bandiera bianca.
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