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Sarà una manovra difficile quella che attende il governo

- di: Diego Minuti
 
Sarà una manovra difficile quella che attende il governo
Il ministro Giancarlo Giorgetti, che non passa certo per un chiacchierone, parla sempre poco, appena il necessario, e quindi, quando dice qualcosa, la logica porta a pensare che sia molto ponderata. Per questo c'è da essere certi che, quando in questi giorni ripete che dovranno essere fatte delle rinunce, alludendo ai contenuti della prossima legge di bilancio, non dice solo una cosa di buonsenso, ma lancia un invito preciso ed inequivocabile a chi, dentro il governo e la maggioranza, sembra non avvedersi della delicatezza della fase che sta attraversando il Paese. 

Il quadro è preoccupante, insomma, e, quando si tratterà di mettere  nero su bianco, occorrerà rivedere il complesso delle cose che sono state promesse agli italiani e sfrondarle dalle amenità, dette solo per guadagnare qualche titolo sui giornali, senza prima avere guardato alla spietata evidenza dei numeri. 

Bisognerà fare delle rinunce, va ripetendo Giorgetti, che sembra predicare nel deserto della politica, in cui anche stamattina si leggono proposte che sono fuori da ogni logica di bilancio o prese di posizioni che cancellano anni di cavalli di battaglia usati dall'attuale maggioranza contro la precedente. 

Per cui argomenti molto delicati, così come si fa con oggetti che i bambini maneggiano come fossero giocattoli, non avvedendosi della loro pericolosità, dovrebbero essere interdetti a chi straparla, non rendendosi conto che nuoce al governo e, quindi, al Paese.

Non si può negare che il governo deve barcamenarsi, oltre che con le forse troppe promesse sparse a destra e a manca, anche con le pesanti eredità di coloro che l'hanno preceduto. A cominciare dal fardello del cosiddetto Superbonus, che, elargito come se fosse la panacea di tutti i problemi abitativi degli italiani,  ora si manifesta in tutta la sua ampiezza, in termini di impegni per le casse dello Stato. 

Ma oggi quella ''scelta'', che va intestata ai Cinque Stelle, non si può spazzare via, perché non è così che si comporta uno Stato degno di tale nome, così come pure è stato fatto con il Reddito di cittadinanza, la cui cancellazione sta avendo un fortissimo impatto emotivo in chi, sbagliando, l'aveva considerato alla stregua di una pensione a vita, senza alcun obbligo. E oggi ancora aspettiamo le prime condanne di coloro che, lucrando, hanno percepito illegalmente il RdC, approfittando della sciatteria, figlia di un populistico entusiasmo, con cui sono state approntate le misure di controllo. 

Giorgetti il suo ha cominciato a farlo (lanciando l'allarme) e ora aspetta di completarlo quando i capi politici della coalizione - Meloni, Salvini e Tajani - troveranno il punto di equilibrio tra l'evidenza di cassa e la valanga di aspettative che circonda la prossima finanziaria. Perché, se deve essere lui e i suoi uffici a redigere materialmente la legge, è dalla ''trimurti'' che si aspettano le indicazioni su come riempirla, magari evitando di cadere nel solito errore di continuare a promettere.  

La nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza dovrà essere presentata al massimo tra un mese, mentre per una prima bozza della manovra di Bilancio a suo giudizio occorreranno 45 giorni. Che apparentemente sono tanti, ma che in politica è un periodo brevissimo perché tra oggi e la scadenza bisognerà dare risposte a tutti. 

A cominciare dagli italiani che, nell' attesa di tempi migliori, vorrebbero qualcosina in più che semplici promesse.
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