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Sean Penn: vado a combattere contro la Russia. Ma poi resta ad Hollywood

- di: Barbara Leone
 
Sean Penn: vado a combattere contro la Russia. Ma poi resta ad Hollywood
Parole, parole, parole… cantava l’immensa Mina. E fanno quasi tenerezza quelle pronunciate da Sean Penn, che si dice pronto ad imbracciare il fucile per andare a combattere in Ucraina. Si dice, anzi no. Forse, sì, ma, boh. In realtà l’attore e regista americano ha testualmente detto: ho pensato di andare a combattere contro la Russia. Ho pensato. Effettivamente pure io anni fa ho pensato di scalare l’Everest, ma poi alla fine ho preso l’ascensore. Se hai pensato, perché non lo fai? Com’è che sei rimasto ad Hollywood? Forse perché a pensare siamo bravi tutti. E tutti a parole sappiamo essere coraggiosi, temerari e magari un po’ eroi. Poi il raziocinio però ci mette lo zampino e ci fa capire che è meglio recitare in un fantastico film, dove le armi sono finte, non si rischia niente e si guadagnano pure un sacco di soldi. Perché se poco poco ci dovesse andare davvero, durerebbe meno di un gatto in tangenziale. Sempre per rimanere in tema film. Visto che lì non si spara a salve, non ci sono le controfigure che ti parano il sederino e nemmeno il regista che a una certa dice stooop! 

Tutti a parole sappiamo essere coraggiosi, temerari e magari un po’ eroi

Diciamo che, poverino, è rimasto traumatizzato perché quando è iniziato il conflitto lui si trovava proprio lì per girare un documentario. E pare che sia stato costretto a fuggir di grande lena, addirittura a piedi, per raggiungere il confine con la Polonia. In perfetto sincrono, perfidi che siamo, con l’uscita del suo ultimo film che si intitola “Una vita in fuga”. Del resto, come disse Massimo Troisi, gli americani fanno le guerre per poterci fare i film. Che poi promuovono, e incassano dollari. E di film strepitosi Sean Penn ne ha fatti, eccome. Mistyc river, Milk, Accordi e disaccordi, giusto per citare qualche titolo. Ma tra un Golden globe, un Oscar e un’intervista segreta al re dei narcos, il buon Sean spara pure qualche corbelleria. Come quella volta in cui ringraziò Bush per aver creato l’Isis. O, molto più recente, quando ha detto che basterebbero 500 milioni di dollari per metter fine alla guerra in Ucraina. Che fenomeno! Com’è che nessuno tra Onu, diplomatici e Capi di Stato vari ci abbia pensato? Cacciate sto miliardario e facciamola finita, no? 

Come quella volta in cui ringraziò Bush per aver creato l’Isis

Con tutto il rispetto per la sua arte, questo sta fuori come un balcone. O, più semplicemente, anche lui si è laureato in geopolitica e relazioni internazionali coi punti del McDonald’s come tanti scienziati che sproloquiano sul web. E non solo lì. Che poi, ce ne fosse uno che smania per andare a combattere nello Yemen, Sudan o Myanmar. Strano che solo certe specifiche sopraffazioni scatenino il Robin Hood che dorme in lui. Altrimenti il povero Sean avrebbe dovuto passare la vita col mitra in mano. E quasi sempre per sparare su altri americani. E comunque, stiamo ancora aspettando che dia pubblicamente fuoco alle sue statuette di bronzo placcate d’oro. Visto che l’aveva giurato se Zelensky non fosse intervenuto alla notte degli Oscar. Zelensky agli Oscar non s’è né visto né sentito. Ergo… lui deve bruciare le sue statuette. Lo aveva giurato. O forse solo pensato?
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