Selvaggia di nome, tassisti di fatto

- di: Barbara Leone
 
Diciamo la verità: in Italia le categorie professionali soffrono di una malattia che pare incurabile. Tutte, o quasi, si trasformano in intoccabili lobby. Vale per i giornalisti, per i magistrati, per i medici per i tassisti e compagnia cantando. Questi ultimo, poi, danno proprio l’idea di essere fortemente allergici a qualsivoglia cambiamento. E’ indubbio, poi, che non brillino esattamente per simpatia. Con le dovute eccezioni, ci mancherebbe. Il più delle volte, però, sono poco inclini alla cortesia e non di rado quello che offrono non è certamente un servizio impeccabile. Che poi viste le tariffe sarebbe pure il minimo. Insomma, sono un bersaglio assai facile per la gente comune. E per una come Selvaggia Lucarelli, che a ridosso dello sciopero di ieri contro Uber&Co. gliele ha cantate in tutte le tonalità possibili e immaginabili. A sto giro la Selvaggiona nazionale voleva vincere facile. Perché lei è così. Ogni mattina si alza dal suo lettuccio santo e mumble mumble, ridacchiando sotto i baffi che non ha, pensa: a chi posso rompere l’anima oggi? E’ più forte di lei, se non attacca qualcuno si sente male. Prende la mira e boom, scudiscia senza pietà e indistintamente chiunque le capiti sotto tiro. Che per carità, a volte vi è anche un buon motivo di fondo. Ma est modus in rebus, come in tutte le cose.

Lei invece no, ci mette sempre il carico da undici e lo fa con la simpatia di un granello di sabbia nella mutande ad agosto. C’ha un veleno in corpo da far invidia a una phoneutria pigriventer, uno di quei ragni che se poco poco lo incroci per strada meglio che cominci a dire l’Ave Maria. Con la differenza che almeno la phoneutria morde e sprizza il suo veleno soltanto se viene disturbata. Lei no, scapoccia proprio e apparentemente senza motivo alcuno. Anche se poi, a ben vedere, il motivo c’è eccome. E da una parte è riconducibile a quel pizzico di sano narcisismo intrinseco a tutti i giornalisti. Dall’altra al suo spasmodico bisogno di esser perennemente al centro dell’attenzione facendo sempre il bastian contrario. Lo fa da opinionista in tv, da giurata di “Ballando con le stelle”, dalle sue pagine social o da quelle di un giornale. E’ proprio il suo modus operandi, e il giochino è sempre lo stesso: lei insulta il bersaglio accuratamente prescelto solo per farsi a sua volta insultare. E così si crea il caso mediatico. Semplificando all’osso, si potrebbe dire che lavora grazie alle cattiverie che volutamente si attira. Diversamente sarebbe una tra i tanti. Così facendo, invece, s’è inventata un ruolo ed uno stile creato ad hoc per far parlare di sé dando vita così ad un personaggio magari neanche perfettamente allineato con la persona. Chissà, non la conosciamo e quindi partiamo dal presupposto che ella sia una bravissima persona. Che semplicemente con astuzia e maestria si è ritagliata uno spazio mediatico, e nell’immaginario collettivo, che va ben oltre la sua (incontrovertibile, per carità) professionalità. Prova ne sia che attacca quasi sempre personaggi che dividono l’opinione pubblica.

Quelli che o sono amatissimi oppure sono odiatissimi. Del resto la via di mezzo non è contemplata nelle opposte fazioni. Basti pensare a Fedez, alla Ferragni, all’argomento vaccini o anche ai tassisti. Che poi nel caso dei tassisti aveva pure ragione. E nell’articolo “incriminato” non diceva di certo corbellerie, tutt’altro. Ma ha argomentato le sue tesi con tale aggressività (premeditata, of course) da scatenare quella dei tassinari di aggressività: volgarissima ed ingiustificabile. Ha fatto un po’ quelli che ti vengono sotto per farsi menare. Metaforicamente ha un che della Nato, che rompe le balls qua e là e poi si incacchia se uno reagisce. Il risultato è stato uno spettacolo nauseabondo e riprovevole: quello dato in piazza dai tassisti, che invece di concentrarsi sulla loro protesta si sono messi a fare cori contro la Lucarelli. E come la insulti una giornalista se non col caro vecchio intramontabile “putt…”? Delle tante offese che le potevano fare, hanno scelto quella più becera e villana. E anche la più scontata e banale. Urlata a squarciagola solo perché trattasi di una donna. Fosse stato, che ne so, Andrea Scanzi non l’avrebbero di certo messa sul piano sessuale. E questo è ingiustificabile. Perché la Lucarelli può risultare antipatica, attaccabrighe, prepotente e quant’altro. Ma chi la insulta in questo modo zotico e ignorante scende ad un livello mille e mille volte più basso. Perché nel 2022 non è ammissibile dar della poco di buono ad una donna solo perché la pensa diversamente da te. Il fatto poi che ad alimentare questi cori osceni e schifosi ci fossero pure tante donne fa ancor più rabbrividire. Lei sarà Selvaggia di nome. Loro lo sono di fatto.
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