Singapore inventa l’elisir ecologista: birra dalle acque di scarico

- di: Barbara Bizzarri
 
Non basta esserci dentro fino al collo: adesso dovremmo anche berla con buona pace di Bourla, che magari inventerà qualcosa pure per le epatiti fulminanti. Sì, perché tra le mirabolanti proposte che dovrebbero risolvere il problema della siccità e della conseguente insufficienza di acqua finché privatizzazione non le separi, qualcuno in quel di Singapore ha pensato bene di riciclare le acque reflue per creare una birra “che non si direbbe mai venga da acqua delle fogne”. La pozione si chiama New Brew ed è prodotta dal birrificio autoctono Brew collaborazione con l’Agenzia Nazionale per l’Acqua di Singapore. Il sito Bloomberg la loda e la sbroda, sostenendo che Israele ha incorporato la tecnologia nelle forniture a causa delle limitate risorse di acqua dolce e persino Londra e Los Angeles vorrebbero seguire l’esempio (ho grossi dubbi al riguardo).

Addirittura anche la Nya Carnegie Brewery, con sede a Stoccolma, in collaborazione con la birra Carlsberg e l’IVL Swedish Environmental Research Institute e la Village Brewery in Canada, insieme ai ricercatori dell’Università di Calgary e la Xylem, società statunitense di tecnologia idrica, sarebbero in procinto di lanciare una birra prodotta con liquami purificati da mescolare poi al malto. Intanto la vendita del prodotto nei supermercati di Singapore, iniziata ad aprile 2022, è stata accompagnata da recensioni prevedibilmente entusiaste e, si spera, lautamente pagate altrimenti c’è da perdere quel poco di fiducia rimasta nella specie umana, prima fra tutte quella pubblicata sul solito sito Bloomberg: “Non mi dispiacerebbe berla se fosse in frigo. Voglio dire, ha il sapore della birra e mi piace la birra”, un capolavoro di logica firmato Chew Wei Lian, 58 anni, emerito sconosciuto che afferma di averla acquistata per curiosità. Altri ancora sostengono che abbia il sapore del miele, ma ovviamente non finirà qui, tra poco, ça va sans dire, si scoprirà che ha anche proprietà taumaturgiche, oltre a salvare il pianeta dalla nuova, opportuna emergenza.

Personalmente, la prima cosa che mi verrebbe da rispondere a questa pletora di buontemponi è che la bevessero loro, la seconda è che non riesco a smettere di figurarmi delle risatine in sottofondo: quelle di chi ci prende per i fondelli per testare la nostra capacità di sopportazione dinanzi alla follia imperante da quasi tre anni a questa parte, ma peggio della pazzia che ormai ci viene propinata ogni giorno in dosi sempre più massicce con un gioco al rialzo sconfortante, è la bovina rassegnazione di chi non riesce più neanche a reagire ai sadismi continui cui siamo sottoposti mandando gli emissari dove dovrebbero andare (e non per fare birra). Non potevano mancare i plausi, i vellutati massaggi all’ego di questi inventori gretini - neologismo abusato ma che rende l’idea - propinati con entusiasmo da gente che a casa come minimo c’ha la Tutankhamun Ale e che in privato si guarda bene dal consumare quello che incensa in pubblico. Mica sono fessi come chi li sta a sentire. Possibile che Bonvi avesse già capito tutto quando, in una striscia delle immortali Sturmtruppen, faceva dire dalla tv, è bello stare nella merden fino al collo e la truppa ripeteva felice in coro, del resto le bugie a furia di essere ripetute diventano verità. Per i coraggiosi o i masochisti che vorranno provare ci si augura non soffrano di reflusso gastroesofageo, intanto una riflessione sorge spontanea. Escrementi da bere e insetti da mangiare, oltre alla “decrescita felice” e a un autunno di austerity che trasformerà le città in luoghi fantasma alla mercè di chiunque: una prospettiva favolosa, non vedo l’ora che arrivi il futuro distopico in preparazione, in cui vivere sarà un lusso definitivamente al di fuori della nostra portata.
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